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Le lipofuscine possono essere eliminate dalla retina delle scimmie

Le lipofuscine rappresentano  un marker citologico dell’invecchiamento.Alti livelli di lipofuscine sono presenti in soggetti con degenerazione maculare legata all’età. In vivo, fino ad oggi, non è mai stata rilevata degradazione o esocitosi delle lipofuscine. Nelle scimmie trattate con un derivato della classe dei tetraidropiridoeteri, in 36 casi su 48, si è però rilevato un rilascio delle lipofuscine. In 4 occhi si è evidenziata la presenza di macrofagi nell’atto di eliminare le lipofuscine. Questo lavoro apre dunque la strada a possibili trattamenti che consentano l’eliminazione delle lipofuscine in eccesso dall’epitelio retinico di pazienti con degenerazione maculare senile.

Fonte: Section of Experimental Vitreoretinal Surgery, Centre for Ophthalmology, Tübingen, Germany.


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Asti: rinviato l'inizio del corso di enologia

La sezione provinciale di Asti comunica che l'inizio del progetto "Occhio al bicchiere", previsto originariamente per mercoledì scorso, è stato rinviato, a causa del maltempo, a mercoledì 8 febbraio, sempre alla stessa ora e presso la sede CEPROS di via Massimo d'Azeglio 42. Si tratta indubbiamente di un'iniziativa originale ed interessante. Per ulteriori informazioni si può telefonare alla sezione al numero: 0141 - 59.32.81.


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Maculopatia: interazione fra C.F.H. e Malondialdeide

Centre for Molecular Medicine (CeMM), Austrian Academy of Sciences.
Alcune varianti degli alleli del fattore H del complemento(CFH)  possono essere correlate alla degenerazione maculare legata all’età. La malondialdeide, frutto della perossidazione lipidica,  pare sia un ligando del CFH e ciò spiegherebbe le basi molecolari del problema. Infatti il CFH sembra prevenire la risposta infiammatoria dovuta alla presenza di malondialdeide nella retina. Individui con una mutazione nella posizione 402 che sostituisce una tiroxina con una istidina incrementa il rischio di degenerazione maculare di 4,6 volte se presente in un solo allele e di 7,4 se presente su due alleli. La mutazione varierebbe la capacità del CFH di legare l’aldeide con conseguente incremento del rischio di sviluppo della patologia.


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Retinoschisi: trattamento locale con Dorzolamide

Clinical Neurosciences Division, University of Southampton, Southampton, UK.
Questo studio inglese si è incentrato sulla retinoschisi, una rara forma di degenerazione maculare di origine genetica. Si è cercato di correlare la risposta all’uso locale della dorzolamide al ripristino della acuità visiva ed al quadro genetico di partenza. Si tratta di uno studio retrospettivo su 4 pazienti (solo però su 7 occhi). E’ stata analizzata l’acuità visiva e lo spessore della macula prima e dopo il trattamento. I pazienti sono stati curati in questo modo per un tempo medio di circa 22 mesi. La misurazione successiva dello spessore della macula ha mostrato un netto miglioramento in tutti i pazienti trattati. Ma purtroppo a ciò non è corrisposto un miglioramento dell’acuità visiva ed in alcuni casi vi è stato purtroppo anche un peggioramento. Non si è riusciti a stabilire inoltre alcuna correlazione tra la risposta al farmaco e il quadro genetico di partenza.


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Cellule staminali nell'occhio umano

La scorsa settimana hanno destato molto scalpore, nel nostro ambiente, alcune notizie, pubblicate da organi di informazione generalisti, a proposito di un esperimento sull'uomo concernente l'impianto di cellule staminali nella retina. In attesa di informazioni più precise, tratte da riviste scientifiche, pubblichiamo l'articolo apparso sul quotidiano LA STAMPA di Torino il 25 gennaio scorso. Ci sembra infatti il più sobrio ed equilibrato.

"Staminali, primi test sull'uomo  per curare le malattie degli occhi   Risultati incoraggianti su due pazienti NEW YORK Due donne hanno riacquistato l'uso della vista dopo essere state sottoposte a  cure sperimentali con cellule staminali. Si tratta della prima e più importante  applicazione di questa scoperta sugli esseri umani. Prima di adesso, le cellule  staminali umane - isolate per la prima volte oltre un decennio fa - erano state  utilizzate esclusivamente per ricerche sugli animali. "Questo studio è incoraggiante ma è prematuro dire che abbiamo trovato una  terapia" ha detto Paul Knoepfler dell'Università della California a Davis. La scorsa estate, le due pazienti - che avevano perso la vista per due  problemi diversi - hanno ricevuto un impianto retinico in un occhio all' Università della California a Los Angeles. Dopo quattro mesi, entrambe  mostravano segni di miglioramento. "Ma - avverte lo specialista dell' Università Vanderbilt e presidente dell' American Academy of Ophthalmology Dr. Paul Sternberg - non bisogna esagerare la  portata della scoperta". Le due donne hanno mostrato segni di miglioramento ma  continuano a essere considerate legalmente cieche. La ricerca, finanziata da Ucla e Advanced Cell Technology, è stata pubblicata  online dall'autorevole rivista medica Lancet ed era mirata a stabilire se l'uso  di cellule staminali sugli essere umani fosse sicuro. Quello che interessava i  ricercatori era verificare se le cellule impiantate si fossero attaccate alla  membrana dell'occhio e che non ci fossero segni di rigetto o di crescita  anomala. La notizia della scoperta viene appena due mesi dopo che Geron Corporation,  azienda pioniere nella ricerca sulle cellule staminali, aveva annunciato di  aver interrotto il primo test clinico con staminali."


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Possibile terapia genica per la RP

Si apre la possibilità di predisporre una terapia genica anche per una determinata tipologia di retinite pigmentosa causata dalla mutazione del gene MFRP. La Retinite pigmentosa autosomica recessiva, gruppo di degenerazioni retiniche eterogenee, potrebbe essere dovuta, in alcuni casi,  alla mutazione del gene MFRP. E’ stato individuato con certezza un paziente affetto da retinite pigmentosa che presenta questa mutazione e che potrebbe essere un candidato per una futura terapia genica. Uno studio preliminare è stato quindi svolto su un topo che presenta tale anomalia genetica. L’animale è stato transfettato con un vettore contenente il gene corretto a 14 giorni dalla nascita. Il trattamento ha preservato, come rilevato da prove istologiche ed elettroretinografiche effettuate dopo due mesi, coni e bastoncelli dalla degenerazione. Si è potuta inoltre misurare una massiccia espressione del gene nei siti corretti come nei soggetti normali. Si apre dunque una possibile strada per trattare con terapia genica tale forma di retinite pigmentosa. University of Florida, Dept of Ophthalmology, Gainesville, Florida, United States Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


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Missione in Costa d'Avorio

Si è conclusa martedì 10 gennaio la missione umanitaria in Costa d'Avorio, resasi possibile grazie alla donazione della benefattrice Anna Brunetti. La nostra delegazione, composta dal presidente Marco Bongi e dalla coordinatrice del Comitato non vedenti africani Jaqueline N'gbè, ha potuto visitare l'Istituto dei ciechi di Abidjan e numerose associazioni di disabili visivi. Abbiamo donato loro tre postazioni informatiche dotate di sintesi vocale, tavolette braille, bastoni bianchi, libri tattili fornitici dal Centro Documentazione non vedenti della Città di Torino e dal carcere di Ivrea, numerosi vestiti e derrate alimentari. Sono stati altresì incontrati il ministro degli affari sociali, numerosi dirigenti pubblici ed organi d'informazione locali. Chi fosse interessato ad avere maggiori informazioni potrà leggere una serie di reportages dettagliati che sono stati caricati sul nostro gruppo facebook "apri onlus" e visionare tre video inseriti sul canale YOUTUBE "apritorino". Al ritorno dalla Costa d'Avorio il presidente è stato inoltre ricevuto ufficialmente dall'ambasciatore invoriano in Italia  madame Janine SARACiRO'   che ha ringraziato la nostra associazione per l'aiuto fornito ed ha auspicato la prosecuzione di questa collaborazione.


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Asti: occhio al bicchiere

Questo è il titolo significativo attribuito al nuovo corso che sarà organizzato, a partire dal prossimo 1 febbraio, dalla sezione provinciale di Asti. Si tratta di un ciclo di incontri dedicati alla conoscenza del vino e delle tecniche di riconoscimento gustativo. L'iniziativa si svolgerà ogni mercoledì, dalle ore 16,30 alle 19, presso la sede di via Massimo d'Azeglio 42. Sarà docente l'esperto enologo Massimo Cesari. L'iniziativa avrà una durata complessiva di ventiquattro ore.  Per informazioni ed iscrizioni: tel. 0141 - 59.32.81.


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Gli antiossidanti prevengono danni all'epitelio retinico

Department of Biological Sciences, Fordham University, Bronx, NY 10458, USA   Nell’occhio umano degli anziani il danno ossidativo e l’accumulo di lipofuscine causano un declino funzionale dell’epitelio retinico che contribuisce alla comparsa della degenerazione maculare senile. Nei topi con un difetto di fagocitosi legato alla mancanza di recettori per 5 integrina, l’accumulo di lipofuscine è dovuto a stress ossidativi. L’introduzione nella dieta di antiossidanti naturali come luteina e zeaxantina sono sufficienti in questi topi a diminuire l’accumulo di lipofuscine, danni al citoscheletro  e degenerazione dei fotorecettori. In particolare sembra evidente il mantenimento delle caratteristiche funzionali dell’actina, necessaria per la stabilità del citoscheletro.


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Effetti del fumo sulla salute degli occhi

Bascom Palmer Eye Institute, University of Miami, Miami Veterans Administration Medical Center, Miami Florida, USA. Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.   Il fumo è stato associato con una miriade di effetti negativi sulla salute degli occhi inclusa la degenerazione maculare legata all’età e la cataratta. Più  di recente sono state individuate correlazioni tra fumo ed infiammazioni oculari, cali della vista e manifestazioni eclatanti di patologie genetiche. Nonostante l’abbondanza di dati, solo l’Australia ha lanciato una campagna anti-fumo fondata anche sulle conseguenze negative sulla vista. Negli altri paesi sembra mancare una politica che diffonda  tra le persone tale consapevolezza.


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Retinopatia Diabetica

Si tratta di una patologia secondaria determinata prevalentemente dal diabete mellito insulinodipendente. Come avviene per altri organi come i reni e gli arti inferiori, il diabete comporta, a lungo andare, alterazioni ed un indebolimento alle pareti dei vasi sanguigni e, di conseguenza, alcuni danni al microcircolo ematico in varie zone del corpo. I piccoli vasi che irrorano la retina possono essere pertanto soggetti a rotture, aneurismi e versamenti sierosi. Le cellule retiniche non vengono perciò adeguatamente nutrite e tendono a morire nelle zone dove il sangue non giunge più con la necessaria regolarità.

Esistono due tipi di retinoppatia diabetica:

  • Sierosa od emorragica. Risulta meno grave e più facile da controllare.
  • Proliferante. Si sviluppano disordinatamente micro-vasi sopra e sotto la retina nel tentativo di far giungere più sangue alle cellule fotorecettrici. Questa forma è più grave e più difficile da tenere sotto controllo.

La terapia si avvale di vari tipi di laser ma il controllo frequente e la stabilizzazione della glicemia rappresentano  senz'altro la migliore prevenzione.


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Cataratta

La cataratta consiste nell'opacizzazione del cristallino, la lente interna ai nostri occhi. Si tratta di una patologia tipica della terza età che oggi comunque, grazie ai notevoli progressi della scienza medica, può essere trattata con successo e completamente eliminata. I sintomi consistono in una visione annebbiata ed in una conseguente diminuzione del visus. La terapia è essenzialmente di tipo chirurgico e prevede la sostituzione del cristallino con una lentina artificiale. L'intervento può avvenire anche a livello ambulatoriale. Più complessa si presenta invece la situazione della cataratta congenita, ossia già presente alla nascita. Questi bambini spesso manifestano anche altri problemi visivi legati allo sviluppo dell'occhio. L'intervento chirurgico poi non sempre è risolutivo a causa della crescita dei bulbi oculari. 


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Glaucoma

"Il ladro silenzioso della vista", così viene soprannominato il glaucoma, una malattia dell'occhio particolarmente subdola ed insidiosa. Si presenta infatti, tranne che in poche eccezioni, Senza sintomi premonitori e soprattutto, quando si arriva alla diagnosi, spesso ha già prodotto danni purtroppo irreversibili. Consiste essenzialmente in un innalzamento della pressione oculare, da non confondersi assolutamente con quella sanguigna. L'umor acqueo, un liquido che riempie la camera anteriore dell'occhio, viene prodotto in quantità superiore al necessario oppure, ma l'effetto non cambia, non viene smaltito adeguatamente in uscita. Aumenta dunque la pressione e, come quando si gonfia un palloncino, le pareti oculari vengono compresse ed alcuni organi delicati, come la retina ed il nervo ottico, ne risentono negativamente. Esistono essenzialmente due forme principali di glaucoma: quella "ad angolo aperto", meno grave ma asintomatica e quella "ad angolo chiuso" che può dare forti dolori e sulla quale occorre intervenire con sollecitudine.  Come combattere allora questo "ladro silenzioso"? Semplicemente misurando la pressione oculare, detta anche "tono", almeno una volta all'anno dopo i quarantacinque anni di età. Questo è infatti il periodo della vita in cui il rischio di contrarre la patologia aumenta considerevolmente. La tonometria, questo è il nome dell'esame, non è dolorosa e viene realizzata solitamente dagli oculisti nelle normali visite di controllo. Se si arriva ad una diagnosi di glaucoma bisognerà poi tenere costantemente sotto controllo la malattia e contenerla attraverso la somministrazione di particolari colliri. La terapia dunque dovrà essere applicata per tutta la vita. Nei casi più gravi sono possibili anche taluni interventi chirurgici.


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Sindrome di Usher

Una doppia disabilità sensoriale, visiva ed uditiva, questo è il risultato prodotto dalla Sindrome di Usher, una patologia rara e senza dubbio particolarmente grave. Non vedere e non sentire infatti significa, nella realtà, essere quasi completamente isolati dal mondo esterno. Diventano pertanto  assai difficoltose le relazioni interpersonali ma, nonostante ciò, non sono poche le persone che, pur essendone afflitte, riescono comunque a condurre una esistenza piena ed integrata. Il nome della sindrome deriva dall'oculista scozzese Charles Usher che la identificò e descrisse intorno alla metà del XIX secolo. In genere i problemi uditivi si manifestano prima rispetto a quelli visivi. L'origine di questa affezione, che si calcola colpisca in Italia circa 3.000 persone, va ricercata senz'altro a livello genetico. In realtà i due organi coinvolti dalla degenerazione, la retina e la coclea, sono entrambi costituiti da cellule nervose piuttosto simili fra di loro. Essa si trasmette in modo autosomico recessivo e quindi, se entrambi i genitori risultano portatori sani, avranno il 25% di probabilità di generare figli malati. Il problema è che non sempre è possibile identificare con certezza i portatori sani. Gli esperti hanno classificato la Sindrome di Usher in tre sotto-categorie. Quella di tipo uno, la più grave, si manifesta con una sordità profonda fin dalla nascita mentre il declino della vista avviene progressivamente a partire dall'infanzia. Spesso compaiono anche disturbi dell'equilibrio dovuti ad anomalie dell'orecchio interno. Il secondo tipo risulta, per fortuna, meno grave: la sordità non è assoluta mentre la retinite pigmentosa, che causa la perdita della vista, compare dopo l'adolescenza e progredisce più lentamente. Esiste infine una terza forma della malattia, diffusa quasi soltanto in Scandinavia, dove anche il deficit uditivo è progressivo così come la retinite pigmentosa. Fatta però questa breve carrellata di presentazione scientifica, penso che qualcuno possa legittimamente incuriosirsi su come si riesca a comunicare con coloro che non sentono e non vedono. Naturalmente, per fortuna, non sempre la minorazione raggiunge l'assoluta cecità e sordità. Anche per i più sfortunati esistono però metodi che consentono un contatto, magari più lento e difficoltoso, ma reale.  Chi ha appreso, ad esempio, la Lingua Italiana dei Segni (L.I.S.) perchè prima vedeva, ha la possibilità di adottare un sistema tattile di questo linguaggio. Toccando le mani che si muovono si riescono ad interpretare i concetti espressi in un discorso. Chi invece non ha imparato la L.I.S. ha a disposizione l'alfabeto "Malossi". Si tratta di un metodo nel quale si indicano, con piccoli tocchi o pizzichi, le lettere posizionate su ben determinati  punti del palmo della mano. Non è comunque una vita facile quella del sordo-cieco. Attualmente purtroppo non esistono cure efficaci contro la Sindrome di Usher. Numerosi progetti di ricerca vengono portati avanti in tutto il mondo e si spera, così come per altre malattie genetiche, che nei prossimi anni siano messe a punto terapie specifiche in grado almeno di fermare il processo degenerativo.  I settori più promettenti sono quelli della bioingegneria, degli innesti di cellule staminali e delle possibili terapie genetiche.


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Maculopatie

La degenerazione maculare senile è una patologia altamente invalidante e sempre più diffusa nella nostra società. Si calcola infatti che essa colpisca, in modo più o meno grave, oltre il 10% degli ultrasettantenni. Le percentuali tendono poi ad aumentare ancora con l'avanzare dell'età. La macula è la parte centrale e di gran lunga più sensibile della retina. Essa è costituita da tessuto nervoso e pertanto non è in grado di ricostituirsi in caso di un suo grave danneggiamento. La malattia si presenta solitamente attraverso sintomi molto caratteristici come la visione di linee spezzate od improvvise gravi difficoltà nella lettura. Gli effetti più evidenti consistono nella perdita della capacità di leggere senza l'utilizzo di particolari ausili, nel non riconoscere i colori ed i volti delle persone che s'incontrano. Esistono due categorie molto diverse di degenerazione maculare. La forma secca o atrofica è meno grave. Progredisce più lentamente ma purtroppo è anche quella per cui persistono minori possibilità di trattamento. Attualmente si cerca di contrastarla attraverso l'assunzione di antiossidanti, vitamine ed altri integratori alimentari. Più pericolosa è invece la forma umida o essudativa. In questo caso si può intervenire per bloccare la degenerazione sia attraverso l'utilizzo di un particolare raggio laser (terapia fotodinamica), sia tramite iniezioni intravitreali di sostanze che inibiscono la proliferazione di vasi sanguigni sopra e sotto la  superficie della retina. Si può prevenire la maculopatia? Non sempre ma certamente l'adozione di uno stile di vita sano può ridurre non poco i rischi di contrarre la malattia. I ricercatori hanno infatti identificato alcuni fattori di rischio che possono aumentare le probabilità di ammalarsi. In tal senso possiamo citare il fumo, le diete troppo ricche di grassi insaturi, l'obesità e l'ipertensione arteriosa. Esiste inoltre, almeno per talune forme, una predisposizione genetica che può essere verificata attraverso un particolare test molecolare recentemente messo a punto negli Stati Uniti.   Va infine detto, onde tranquillizzare chi ha contratto la patologia, che quasi mai la degenerazione maculare porta alla cecità assoluta. Essa in genere progredisce compromettendo però soltanto la porzione centrale  del campo visivo. Si tratta certamente di una minorazione grave sul piano funzionale ma talune tecniche riabilitative, come la cosiddetta "microperimetria" possono limitarne in parte la valenza invalidante. 


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Retinite Pigmentosa

La retinite pigmentosa (RP), o "retinosi pigmentaria" secondo una denominazione formalmente più corretta, è una famiglia di patologie degenerative e di origine genetica che colpiscono la retina. Queste malattie determinano, seguendo un decorso molto variabile a seconda della tipologia, una progressiva disattivazione delle cellule fotorecettrici, ossia i coni e i bastoncelli. I principali sintomi che possono indirizzare alla diagnosi di RP sono:

  • Restringimento del campo visivo
  • Difficoltà a vedere di notte o in ambienti poco illuminati (emeralopia)

Con l'avanzare della patologia si possono manifestare anche altri effetti come una elevata fotofobia, difficoltà a distinguere i colori e problemi nella fissazione.

Appare ormai accertata l'origine genetica della RP. Essa si trasmette secondo meccanismi propri ad ogni sottocategoria, ed essenzialmente, sul piano dell'ereditarietà, può essere così classificata:

  • AUTOSOMICA DOMINANTE: Basta un solo genitore che trasmetta il gene mutato per avere il 50% di probabilità di generare un figlio malato.
  • AUTOSOMICA RECESSIVA: E' necessario che entrambi i genitori siano portatori sani del gene mutato. In tal caso vi sono il 25 % di probabilità di generare un figlio malato.
  • LEGATA AL CROMOSOMA X: Si trasmette solo dalle madri portatrici sane ai figli maschi.

Esistono anche molti casi cosiddetti "sporadici" nei quali non è possibile risalire al meccanismo di trasmissione genetica. E' comunque consigliabile sottoporre ogni malato, ed i suoi famigliari, ad una consulenza da parte di un genetista.

Non esistono attualmente terapie risolutive che possano guarire la RP. Si sperimentano tuttavia, in tutto il mondo,  numerosi trattamenti empirici finalizzati almeno al rallentamento del decorso. Non è comunque facile determinarne l'efficacia anche perchè la malattia può spesso fermarsi anche per molti anni, per poi aggravarsi improvvisamente senza apparente motivo.

In una percentuale significativa di malati la RP può essere accompagnata anche da problemi di udito più o meno gravi. Quando però la sordità precede cronologicamente il deficit visivo si parla di "Sindrome di Usher".


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Note al buio

Note al buioSi tratta di una rassegna di conferenze di carattere divulgativo realizzata presso il Circolo dei Lettori di Torino, ente culturale di proprietà della Regione Piemonte. L'attività è iniziata nel 2010 in occasione delle manifestazioni organizzate per ricordare il ventesimo anniversario di fondazione dell'A.P.R.I. onlus. Nel 2010 si sono svolti quattro incontri, tutti seguiti da un vasto pubblico: la presentazione del libro di Wolfgang Fasser, conferenze dedicate a Ray Charles, Steve Wonder e J. S. Bach. Nell'autunno del  2011 sono state organizzate due conferenze dedicate rispettivamente ai musicisti blues americani non vedenti ed alla musicalità del parlato.  La rassegna si avvale della collaborazione del giornalista e musicologo Marco Basso e del musicista Leonzio Gobbi. Coordinatori organizzativi sono Tony Lama e Silvia Mamini.


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Progetto Africa

Progetto AfricaIl Comitato Non Vedenti Africani, di cui trattiamo in altra pagina, ha fino ad oggi sviluppato tre missioni umanitarie a favore dei disabili visivi di quel continente.

Nella primavera del 2010 si è svolto un viaggio conoscitivo nella Repubblica Democratica del Congo. Nel corso dell'iniziativa si è visitato l'Istituto Nazionale dei Ciechi di Kinshasa. Si sono stabiliti inoltre contatti con il locale governo e con associazioni operanti a favore dei disabili visivi.
Al ritorno in Italia abbiamo effettuato una raccolta di attrezzature oculistiche e materiale tiflologico che sono stati poi consegnati all'organizzazione ADESCOPHA composta da non vedenti congolesi.

Nel 2011 invece abbiamo inviato aiuti in Costa d'Avorio. Nel mese di luglio abbiamo affidato oltre cento lentine intraoculari alla coordinatrice del comitato Jaqueline N'gbè che si è recata ad Abidjan. Nel gennaio 2012 invece il presidente Marco Bongi ha visitato l'Istituto dei Ciechi della capitale invoriana e, nell'occasione ha donato a tale struttura alcuni computer con sintesi vocale, tavolette Braille, bastoni bianchi, libri tattili e derrate alimentari.

Nel 2012 si è iniziata anche una campagna di raccolta fondi a favore dei disabili visivi del Senegal.

Nel 2014 siamo inoltre riusciti, grazie al contributo della Fondazione VII Novembre di Ivrea, a creare una biblioteca, rivolta agli studenti ipovedenti, nella città camerunese di Douala. La struttura, denominata "Le Pavillon Blanc", contiene molti video-ingranditori, un'aula informatica e numerosi ausili tiflo-didattici.

Tutti questi progetti sono attualmente coordinati da Jaqueline N'gbè coadiuvata da Stephane Ebongue.


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Gruppo non vedenti africani

Gruppo non vedenti africaniL'immigrazione extracomunitaria ci ha portato negli anni anche numerosi nuovi disabili visivi.

La maggioranza solitamente ha acquisito l'handicap quando si trovava già nel nostro paese. La nostra associazione li ha sempre accolti con affetto ed ha cercato di seguirli, per quanto possibile, nel loro peregrinare fra problemi di burocrazia e gravi difficoltà di sopravvivenza. In ciò non abbiamo mai fatto distinzioni di provenienza. Storicamente si sono rivolti a noi soprattutto rumeni, seguiti da magrebini, albanesi, africani ed anche un profugo afgano.

E' accaduto però che alcuni disabili visivi africani, ormai inseriti nel nostro paese e riconoscenti verso l'operato dell'associazione, ci abbiano chiesto di aiutare i loro fratelli non vedenti, certamente meno fortunati, rimasti nell'Africa nera. Il primo nucleo del comitato si è costituito attorno ad alcuni amici congolesi. Successivamente si sono aggiunti alcuni invoriani, senegalesi, nigeriani, ghanesi, togolesi e capoverdiani. A partire dal 2009 si sono quindi organizzate iniziative di solidarietà e raccolta fondi a favore dei disabili visivi residenti nell'Africa subsahariana ed in aiuto soprattutto degli istituti per ciechi esistenti in tale area geografica. Si sono avviati anche promettenti contatti con varie associazioni di immigrati africani in Piemonte.

Fino ad oggi si sono svolte tre missioni umanitarie con relativi contatti in loco: una nella Repubblica Democratica del Congo e due in Costa d'Avorio. In tali occasioni sono stati consegnati aiuti sanitari ed ausili tiflotecnici.

Attualmente il Comitato Non Vedenti Africani è coordinato da Jaqueline N'gbè della Costa d'Avorio.


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