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La difficile situazione degli albini in Africa

Nei giorni scorsi abbiamo avuto il piacere di intervistare, presso la sede centrale, l'amico Stephane Enbongue, giornalista albino camerunese da due anni in Italia. Egli ci ha ricordato le difficoltà che vivono quotidianamente questi ipovedenti, fra pregiudizi superstiziosi e problemi fisici dovuti alla forte insolazione del loro territorio. Ringraziamo Stephane per le belle parole spese nei confronti della nostra associazione e per aver accettato di darci una mano come volontario. Ecco dunque il link diretto per la visione dell'interessante filmato.

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Asti: continua il progetto "Non vedo l'ora"

Secondo appuntamento del progetto "Non vedo l'ora" in una scuola materna astigiana. Giovedì 21 febbraio, alle ore 10,30, si svolgerà la presentazione ufficiale della seconda mostra tattile presso la Scuola per L'Infanzia XXV Aprile. L'iniziativa prevede giochi sensoriali e materiali vari esplorabili dai bambini ad occhi chiusi. La mostra sarà visitabile, negli orari di apertura della scuola, fino al giovedì successivo 28 febbraio. "Non vedo l'ora" è un progetto portato avanti dalla nostra sezione di Asti, in collaborazione con l'associazione "Universi Sensibili", finanziata dal locale Centro Servizi Volontariato e con il patrocinio della Città di Asti. All'innaugurazione, che si svolgerà significativamente nella Giornata Nazionale del Braille, interverranno la coordinatrice provinciale APRI Renata Sorba, gli artisti Antonio Catalano e Paola Bortoluzzi, oltre agli insegnanti ed educatori della Scuola XXV Aprile.


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Torino: il "Maria Vittoria" ritira Avastin

Nell'ambito del giro di orizzonte che stiamo effettuando, fra gli ospedali piemontesi, circa l'utilizzo del farmaco Avastin nel trattamento delle degenerazioni maculari senili, abbiamo ricevuto questa settimana notizie fresche dal Maria Vittoria. Ebbene, ci è stato comunicato che la Direzione Sanitaria di tale nosocomio ha ordinato alla farmacia interna di ritirare il prodotto dal reparto di oftalmologia vietandone la somministrazione ai pazienti maculopatici. Come si può dunque notare la situazione resta alquanto confusa ed ogni ospedale si comporta in modo assai diverso. Speriamo dunque di poter presto incontrare l'assessore regionale alla sanità a cui abbiamo chiesto ufficialmente un appuntamento urgente.


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Cristallini in provetta?

La rivista scientifica "Stem Cell Translational Medicine" ha recentemente pubblicato uno studio, realizzato, presso l'Università australiana di Melbourne, dal ricercatore italiano prof. Tiziano Barberi, che lascerebbe intravvedere la possibilità di produrre, comunque in un futuro assai remoto, cristallini umani da trapiantare partendo da cellule staminali embrionali.
Dopo esserci consultati con alcuni membri del nostro comitato scientifico ci sentiamo, in coscenza, di ridimensionare notevolmente la notizia. Può essere infatti culturalmente interessante conoscere con precisione i meccanismi biologici che stanno all'origine della formazione del cristallino, come di altri organi fra cui la retina.
Ben diversa appare però la questione concernente l'eventuale utilizzo pratico di una tale scoperta. A parte i gravissimi problemi etici che porterebbero all'eliminazione di un essere umano per la semplice produzione di una lentina già disponibile in commercio a poche decine di euro, resta il fatto che l'uso di cellule staminali embrionali, a tutt'oggi, è considerato assai pericoloso per la salute del ricevente a causa dell'alto rischio di sviluppi neoplastici. Anche per il trattamento delle cataratte congenite dunque sembrano assai più promettenti gli studi relativi alla costruzione di cristallini artificiali più evoluti.


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Africa: donato un videoingranditore agli albini del Camerun

Nei prossimi giorni consegneremo ufficialmente un videoingranditore da tavolo al rappresentante in Italia di un'associazione che si occupa di sostenere e proteggere gli albini che vivono in Camerun.


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Alessandria: ci scrive la dott. Dolcino sulla questione Avastin

Con piacere pubblichiamo integralmente una lettera, inviataci dalla dott. Daniela Dolcino, primario della Struttura Complessa di Oftalmologia presso l'Ospedale di Alessandria. La posizione espressa è sostanzialmente contraria all'utilizzo "off label" del farmaco Avastin nelle degenerazioni maculari senili. Sollecitiamo ovviamente anche gli altri primari piemontesi a far sentire la propria voce.

Buonasera. La ringrazio per il suo interessamento. Per quel che riguarda la Struttura Complessa di Oculistica dell'ASO di Alessandria, la situazione è piuttosto semplice e poco fantasiosa: abbiamo seguito la legge. Dal momento in cui Lucentis e Macugen sono stati commercializzati in Italia ed ammessi alla rimborsabilità da parte del SSN, li abbiamo utilizzati sottoponendoci al faticosissimo monitoraggio nazionale. Infatti quando esiste un farmaco registrato per una indicazione ( ad es la degenerazione maculare senile essudativa) non si può fare un altro farmaco non registrato ( Finanziaria 2007). Vista la diffusa confusione , abbiamo richiesto ed ottenuto la certificazione di qualità per il percorso di iniezioni intravitreali, al fine di presentarci ai nostri utenti con una patente di affidabilità. Questo ci ha ulteriormente obbligati all'osservanza della normativa vigente. Abbiamo dunque utilizzato Avastin solo nei casi in cui non vi era un farmaco registrato : edema maculare diabetico, edema posttrombotico, neovascolarizzazione nel miope elevato, altre neovascolarizzazioni retiniche, Retinopatia del pretermine. Da Dicembre 2012 la normativa è però ulteriormente cambiata. Oggi Lucentis riporta sul foglio illustrativo ed è rimborsabile con le seguenti indicazioni: degenerazione maculare essudativa legata all'età, edema diabetico, edema posttrombotico. Quindi anche in queste due ultime  patologie non possiamo più iniettare Avastin. Nella degenerazione miopica, nella retinopatia del pretermine, nelle neovascolarizzazioni coroideali di altra natura, in cui non esiste un farmaco registrato, si può fare l' off label ( es Avastin). I requisiti  per eseguire una terapia off label sono i seguenti : mancaanza di un farmaco registrato per quell'utilizzo, letteratura scientifica a supporto del farmaco off label, consenso informato,  commercializzazione del farmaco per altri usi. Avremo quindi anche noi un aumento della spesa sanitaria. Anche se gli studi comparativi tra Avastin e Lucentis ( Catt e Ivavn) parlano di effetti collaterali simili con entrambi i farmaci, la maggior pericolosità sottolineata dall'Aifa, rende estremamente difficile la posizione del medico e di una Direzione Sanitaria che si assumano la responsabilità di un trattamento con Avastin. La soluzione ideale sarebbe l'esecuzione di ulteriori studi clinici comparativi ma credo che, stante la presente normativa, non resti altro che riconoscere all'oculistica un capitolo di spesa riguardante la spesa farmacologica superiore rispetto al passato. In passato la spesa farmacologica era molto bassa per l'oculistica. Oggi non si può trascurare l'importanza sanitaria e sociale di questa terapia che garantisce e talvolta restituisce a moltissimi pazienti una autonomia. Bisogna pensare altresì alla spesa sociale di una persona non vedente o gravemente ipovedente. Solo allora, la spesa sanitaria necessaria per il farmaco apparirà una spesa utile non solo socialmente ma anche economicamente. Esiste, tra l'altro, un health tecnology assesment proprio a proposito del Lucentis.

dott. Daniela Dolcino


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Che dire di "Auxdeco"?

Sembra il tormentone di questi ultimi mesi. C'è, come sempre, chi si entusiasma e chi, forse con maggiore senso pratico, preferisce ricordare tanti e tanti altri episodi di "nuovi dispositivi miracolosi" rivelatisi, dopo qualche tempo, vere e proprie bolle di sapone. Di che cosa si tratta? I più scettici hanno già soprannominato questo sistema "la fascia del Samurai" che ridona la vista. In realtà, al di là delle suggestioni, Auxdeco, questo è il nome commerciale del prodotto, non opera tanto sul piano visivo quanto piuttosto a livello tattile. Esso consiste in una fascia, comandata da una micro-telecamera computerizzata, da posizionare sulla fronte del non vedente. La fascia elettronica contiene 512 elettrostimolatori in grado, a detta dei produttori, di riprodurre il profilo delle immagini sul capo di chi la indossa. Tali immagini, sempre a detta dell'azienda giapponese, potrebbero essere successivamente percepite ed interpretate dalla corteccia cerebrale deputata alla elaborazione delle immagini vere.
I risultati pubblicizzati parrebbero eccezionali ma... quando mai si è visto qualcuno che non esalti il frutto di una propria realizzazione, specialmente quando da questa potrebbero derivarne notevoli guadagni?

Da parte nostra tuttavia non ci sembra giusto neppure "tranciare" aprioristicamente il progetto che è approdato in Italia da qualche mese, facendo parlare di sè numerosi organi d'informazione.
Auxdeco è frutto degli studi sviluppati in Giappone da un certo prof. Yonezo Kanno. La società produttrice,, che ha aperto recentemente una filiale italiana nel Molise, è la "Eyesplusplus" di Tokyo. La campagna di sensibilizzazione nel nostro paese si avvale, fra l'altro, del patrocinio dell'Unione Italiana Ciechi. Gli oculisti da noi interpellati ostentano comunque un grande scetticismo. Mancano pubblicazioni scientifiche accreditate e risultati verificati da soggetti terzi e imparziali.

Più che gli oculisti tuttavia dovrebbero forse pronunciarsi i neurologi o i neuro-oftalmologi. Auxdeco pare infatti postulare un processo di interazione fra tatto e vista che non è stato mai profondamente indagato dalla scienza ufficiale. Staremo dunque a vedere. Per ora consigliamo prudenza, specialmente prima di mettere mano al portafoglio.


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Orbassano: terminato il primo corso di Braille

La nostra delegazione zonale di Orbassano ha concluso con successo il suo primo corso di alfabetizzazione Braille, frequentato da alcune educatrici ed insegnanti del territorio. Giovedì prossimo 10 gennaio alle ore 17, presso la sede locale di via De Gasperi 28, il presidente Marco Bongi consegnerà personalmente gli attestati di profitto ai quattro allievi che hanno superato positivamente la prova finale. La delegata zonale Loretta Rossi, che ha condotto la maggior parte delle lezioni, si è detta contenta di questa prima iniziativa ed ha già progettato un nuovo corso per l'autunno 2013.


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Pillole di cultura: son cieco e mi vedete

Grazie alle vacanze natalizie ed al nuovo sistema di ricerca youtube messoci a disposizione dal programma winguido, abbiamo potuto navigare un po' il web alla ricerca di documenti storico-sonori da condividere con i nostri lettori. Incominciamo presentandovi l'antica canzone anarchica intitolata "Son cieco e mi vedete". Noterete il diverso andamento del ritmo costruito sulla medesima melodia. La prima strofa, lamentosa e patetica, si rifà probabilmente ad un motivo nenioso utilizzato, nell'Italia centrale, dai mendicanti ciechi dell'ottocento. La continuazione, messa a punto da anonimi militanti anarchici intorno al 1910, si trasforma in ritmo di marcia inneggiante all'auspicata rivoluzione. Vi offriamo dunque l'ascolto di questo curioso canto, cliccando quì sotto, in una registrazione storica risalente alla metà degli anni settanta. Buon divertimento!

CLICCA QUI PER ASCOLTARE


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Ivrea: inizia il secondo corso di braille in carcere

Mercoledì scorso 12 dicembre il presidente Marco Bongi ha iniziato, presso la Casa Circondariale di Ivrea, il secondo corso di alfabetizzazione Braille rivolto ai detenuti. Lo frequentano otto persone ristrette nella sezione di semiprotezione.
Gli allievi si sono dimostrati, almeno per ora, molto attenti e motivati. Uno di loro, al termine della lezione, ha esclamato: "Quando uscirò, mi piacerebbe insegnare questo alfabeto anche a mia figlia di sei anni!". Il confronto con la realtà dell'handicap dunque, non di rado, può avere anche un significato rieducativo per chi si è macchiato, nella sua vita, di colpe gravi. Dare un piccolo contributo a questa opera di recupero sociale ci da quindi, come cittadini, una grande soddisfazione.


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Genova: qualche notizia in più sulla retina artificiale IIT

Giovedì 15 novembre si è svolta a Genova un'interessante conferenza nella quale è stato illustrato il progetto italiano per la costruzione di un nuovo tipo di protesi retinica, ancora in sperimentazione su modello animale. Grazie alla gentile concessione degli amici dell'associazione R.P.-Liguria siamo in grado di inviarvi un'interessante relazione sui contenuti emersi.

Nei giorni scorsi una delegazione di RP Liguria ha partecipato ad un incontro tenuto da  ricercatori dell'IIT Istituto Italiano di Tecnologia, su un tema per noi sicuramente di rilevante interesse: la retina artificiale.
 "Occhio per occhio, neurone per neurone…verso la retina artificiale"  con questo titolo è stata presentata la relazione congiunta del dott. Fabio Benfenati  Direttore del Neuroscience and Brain Technologies dell'IIT di Genova Morego e del dott. Guglielmo Lanzani, Direttore  del Center for Nano Science and Tecnology dell' IIT di Milano.
Il dott. Guglielmo Lanzani, fisico della materia, durante l'introduzione ha portato come esempio le nuove tecnologie (es. telefonini, tv ecc..),  per descrivere  come tecnologi e fisici, nei recenti anni passati,  abbiano potuto constatare che determinate molecole che contengono atomi di carbonio, le quali sono conduttori elettrici ma anche di luce potessero essere utilizzate per creare varie applicazioni. Da queste conoscenze tecnologiche, i ricercatori dell'IIT si  sono chiesti se sviluppando  polimeri organici fotovoltaici a base di carbonio, gli stessi fossero in grado di interagire con i neuroni, cellule sensibili ai campi elettrici, stimolandoli a condurre un segnale elettrico, trovando applicazione sulla retina, per contrastare  gli effetti dovuti a gravi malattie, come la retinite pigmentosa e la degenerazione maculare che ne compromettono la funzionalità. Dopo varie sperimentazioni, di cui il dott. Lanzani ha portato ampia documentazione in merito al lavoro di ricerca svolto, facendo vedere l'attività e le applicazioni di segnali luminosi sul singolo neurone con relative registrazioni elettriche,  verificando che ciò era tecnicamente possibile.
Prendendo la parola il dott. Benfenati, medico neurologo ricercatore, ha introdotto l'argomento descrivendo la struttura retinica composta dall'epitelio pigmentato, dai fotorecettori (coni e bastoncelli), dalle cellule bipolari, dalle cellule gangliari e altre cellule che convogliano lo stimolo elettrico al nervo ottico e quindi al cervello.
In particolare riferendosi ai fotorecettori retinici, ha spiegato che l'attività elettrica avviene attraverso un processo biochimico, per cui se vengono investiti da uno stimolo luminoso generano un segnale elettrico che viene condotto al nervo ottico attraverso tutta la serie di cellule citate sopra. La degenerazione dei fotorecettori purtroppo fa si che venga interrotta questa attività elettrica.
In funzione dei risultati ottenuti nelle ricerche (descritte in precedenza dal dott. Lanzani) il gruppo di ricerca ha deciso di sperimentare l'uso dei polimeri su retine espiantate di ratti.
In un primo tempo questi polimeri sono stati posizionati sulle cellule gangliari di ratti albini con degenerazione dei fotorecettori indotta, si è verificato però che in questa posizione perdevano la capacità di trasmissione. In un secondo tempo sono stati messi al posto dei fotorecettori degenerati ed in questo modo avevano la capacità di trasmettere gli stimoli.
Nel dettaglio l'esperimento è stato condotto sottoponendo ratti albini a luce tenue indotta per 3 - 6 settimane ed in seguito a luce forte per 72 ore  e dopo 3 - 6 settimane è stata espiantata la retina. Tramite apparecchi per elettroretinografia  si è potuto constatare un recupero della sensibilità alla luce infatti:
Luce indotta a retina normale su vetro si registra uno stimolo
Luce indotta a retina cieca su vetro non si registra alcuno stimolo
Luce indotta a retina cieca su polimero si registra uno stimolo
Concludendo i polimeri recuperano la sensibilità alla luce di una retina con degenerazione dei fotorecettori. 
Dopo questi incoraggianti risultati, i ricercatori, passando alla fase successiva, hanno progettato di realizzare un impianto (protesi retinica), creando una retina artificiale estremamente flessibile, biocompatibile porosa, formata da un substrato composto da proteina pura della seta su cui si posiziona il polimero in modo da rendere il tutto maggiormente adattabile  e compatibile alla struttura dell'occhio. Questa deve essere inserita e posizionata con un intervento chirurgico in una tasca sottoretinica, in sostituzione delle cellule fotorecettrici.
Attualmente, realizzata la struttura in polimero come sopra descritta, sono stati impiantati circa una decina di ratti, da parte della dottoressa Maria Grazia Pertile Direttore del U.O. dell'Ospedale Sacro Cuore - Don Calabria di Negar Verona, che collabora al progetto. I ricercatori sono in attesa di verificare a breve, attraverso esami elettroretinografici e OCT, gli esiti.
Durante l'incontro, il dott. Benfenati ha inoltre sottolineato che questo tipo di approccio con i polimeri possono godere di un più versatile utilizzo rispetto alle altre protesi visive attualmente in fase di sperimentazione avanzata sull'uomo; infatti queste ultime essendo a base di silicio sono rigide, mentre quelle a base di polimeri usufruendo di una diversa tecnologia nei materiali, risultano flessibili.
Concludendo il dott. Benfenati ha riferito che se i risultati, come pensano, saranno positivi, potrebbe non essere lontana l'applicazione sull'uomo, non prima però di essere testata su animali di taglia superiore (es. maiali) al fine di verificarne la biocompatibilità totale e la durata nel tempo del sistema impiantato.


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Convegno di Agliè: relazione del Dott. Cusati


Potete scaricare la scaricare la relazione che avrebbe dovuto esporre il dottor Cusati al convegno scientifico di Agliè.

Purtroppo il dottore non è potuto essre presente, ma ci ha inviato la sua relazione che pubblichiamo con molto piacere.


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Aglie': un primo resoconto in attesa delle registrazioni

Inviamo, insieme agli amici liguri, una prima relazione concordata sui contenuti emersi nel convegno scientifico di Agliè svoltosi sabato 27 ottobre scorso. Stiamo, nel frattempo, caricando i filmati di tutti gli interventi sul nostro canale youtube. Non appena il lavoro sarà terminato provvederemo quindi ad inviarvi direttamente i link attraverso questa news-letter.   

RESOCONTO CONGIUNTO A.P.R.I. e  R.P. LIGURIA CONVEGNO DI AGLIE' (TO)

Il verde Canavese, ed in particolare il comune di Agliè, patria del poeta Guido Gozzano, ha ospitato, il 27 ottobre scorso, la VII edizione del convegno scientifico nazionale: "Distrofie Retiniche Ereditarie: il punto della ricerca in Italia e all'estero". L'organizzazione, gestita dal collaudato tandem APRI-onlus e Associazione R.P.-Liguria, si è allargata quest'anno al Centro di Riabilitazione Visiva dell'ASL TO-4. Oltre duecentocinquanta sono stati i partecipanti che hanno gremito il bellissimo Salone "Alladium" messo a disposizione dall'amministrazione comunale di Agliè. I tredici interventi scientifici, di assoluto valore, hanno scandagliato la materia sotto svariate angolature e fornito non poche preziose informazioni di prima mano.         

Dopo la prolusione introduttiva del dott. Giuseppe De Marie, responsabile del CRV eporediese, è stata infatti subito la volta della dott. Caterina Pisano proveniente da Arona. Il tema da lei sviscerato era, del resto, uno di quelli generalmente meno amati dagli oculisti e, di converso, maggiormente atteso dai pazienti: la degenerazione maculare di tipo secco. Quasi sempre le relazioni su questo tema si riducono a molti dati statistico-epidemiologici, a generiche "prediche" sulla necessità di condurre una vita sana e a vaghe e incerte prospettive sulle possibili future   terapie. La dott. Pisano invece è stata molto concreta ed ha snocciolato numerosi promettenti filoni di ricerca che si stanno sviluppando, contro questa malattia, anche in luoghi assai lontani come il Brasile, la Thailandia e l'Arabia Saudita.

E' quindi salita sul podio una delle relatrici più costanti ed apprezzate in questi convegni ovvero la genetista dott. Cristiana Marchese, membro del Comitato Scientifico APRI fin dalla fondazione del sodalizio. Il suo intervento è stato seguito con particolare attenzione da tutta la platea. La ricercatrice torinese ha illustrato, con il consueto linguaggio scientificamente rigoroso ma accessibile a tutti, i più recenti progressi in campo di indagine genetica:

"Oggi, con la tecnica NGS" - ha affermato - "si può esaminare il DNA di un paziente con assai maggiore velocità. Tutte le anomalie geniche possono essere evidenziate ma poi non è facile distinguere quali effettivamente stanno all'origine delle varie malattie e quali sono soltanto mutazioni ininfluenti".

E' stata quindi la volta della dott. Chiara Pierrottet dell'Ospedale San Paolo di Milano. Ella ci ha descritto le potenzialità terapeutiche della "miriocina", una sostanza di origine fungina, veicolata nell'occhio attraverso "nanosfere" che è stata sperimentata sui topi presso la struttura milanese. Le prospettive sono incoraggianti ma, come in modo chiaro ha evidenziato la dottoressa,  prima di iniziare trattamenti sull'uomo bisognerà ancora attendere varie fasi di sperimentazione su animali di taglia maggiore. Una relazione che senz'altro ha contribuito a delineare in modo corretto lo stato della ricerca su questa potenziale nuova terapia.   

Non sono mancati altresì contributi originali ed innovativi sul fronte riabilitativo. In tal senso ha relazionato soprattutto il prof. Guido Corallo di Genova che si è soffermato a considerare le potenzialità di recupero funzionale nelle gravi amputazioni del campo visivo. Egli ha osservato come spesso i divulgatori scientifici propaghino una idea distorta e riduttiva di cosa significhi la riduzione del campo visivo. In realtà nelle zone compromesse l'ipovedente crede spesso di vedere mentre, in realtà,  il cervello compensa le lacune, non sempre correttamente. Il prof. Corallo ha terminato quindi il suo contributo indicando che, proprio grazie alla plasticità del cervello, entro certi limiti, alcune tecniche, fra cui l'elettrostimolazione, potrebbero probabilmente consentire un ampliamento funzionale del residuo campimetrico.

Altro momento forte della manifestazione si è avuto con l'esposizione della dott. Laura Cinelli di Pisa. Il suo intervento si è incentrato su un tema affascinante e coinvolgente: le protesi retiniche o, come spesso si usa dire sui mass-media "l'occhio bionico". La dott. Cinelli ha portato la sua esperienza a proposito del dispositivo "Argus II" già impiantato su sette pazienti presso la Clinica Oculistica dell'Università di Pisa. I risultati sono indubbiamente incoraggianti ma bisogna sapere che, al momento, la vista ottenibile attraverso questi strumenti è ancora assolutamente primitiva e poco dettagliata.

Anche le altre relazioni sono state assai interessanti. La genovese prof. Dina Ghiglione ha parlato di un tema di attualità: i test genetici predittivi sui rischi di contrarre la degenerazione maculare senile. Il tema è stato affrontato con estrema chiarezza descrivendo le varie fasi ed evidenziando che, il test necessita del supporto di un medico per dare al paziente indicazioni sulla effettiva necessità nell'esecuzione ed una corretta interpretazione a risultati ottenuti. Naturalmente considerando che sono test predittivi di valutazione di rischio, occorre osservare che sono senz'altro molto utili ma non infallibili.

Il dott. Luigi Fusi, presidente del Comitato Scientifico APRI-onlus, ha esposto numerose significative statistiche sulla scarsa attenzione prestata dal nostro paese alle tematiche relative all'ipovisione ed alla riabilitazione visiva.

Il tossicologo prof. Luigi Valdenassi si è soffermato a descrivere le opportunità offerte dall'ozonoterapia. Si tratta di un argomento molto dibattuto nella letteratura scientifica e non ancora giunto a conclusioni certe. L'alessandrino dott. Matteo Sferra ha illustrato con dovizia di particolari, le nuove prospettive diagnostiche e prognostiche offerte dalle più moderne tecniche di tomografia a coerenza ottica (OCT), che in questi ultimi anni hanno preso sempre più campo sia per le diagnosi sia per il follow-up dei pazienti in trattamento.

I lavori sono stati infine conclusi, dopo la brillante relazione sulle uveiti del dott. Savino D'Ameglio,  dalla psicologa dott. Simona Guida. Il suo intervento ha ottimamente riassunto lo stato d'animo presente nelle persone ipovedenti colpite da patologie di tipo degenerativo. Il ruolo dello psicologo riveste dunque un'importanza fondamentale in ogni percorso riabilitativo. 

In concreto occorre evidenziare che anche in questo convegno, grazie all'autorevolezza nelle conoscenze specifiche e dirette sulle materie trattate da parte dei relatori,  i resoconti scientifici presentati hanno dato la giusta e corretta dimensione , al di fuori dei sensazionalismi giornalistici e dei midia, di ciò che è possibile affrontare attualmente in tema di malattie retiniche. La chiara esposizione degli  argomenti ha senz'altro contribuito a far comprendere ai partecipanti al convegno, quali siano i limiti e le potenzialità offerte dalla ricerca, in modo anche da preservare i pazienti da "false aspettative" e promesse da parte di qualche "mago di turno" che di  volta in volta si presenta, non per curare, ma per alleggerire il nostro portafoglio.       

Nel concludere con una punta di orgoglio, ci appare naturale mettere in evidenza che questo sforzo organizzativo, è stato possibile esclusivamente grazie alla determinante presenza sul territorio delle associazioni, - così come risultano possibili altre importantissime attività svolte a favore dei pazienti affetti da malattie retiniche-. Tali evidenze dovrebbero indurre le persone a riflettere e valutare attentamente l'opportunità e necessità di continuare a sostenere questi sodalizi, nell'interesse di tutti i retinopatici. Un sentito grazie a tutti i ricercatori intervenuti che hanno permesso il successo di questo convegno. A.P.R.I.  e  R.P. Liguria


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Ri-Abilità: visita all'armeria reale

Per la rassegna "RI-ABILITA' - LA CONOSCENZA E L'ESTETICA NON SOLO VISIVE" - martedì 27 NOVEMBRE 2012 dalle ore 15.15 alle ore 17.30 circa è prevista la visita al PALAZZO REALE E all'ARMERIA REALE. Sarà a nostra disposizione una guida esperta. Il ritrovo è fissato alle 15.15 davanti al Palazzo Reale, in piazza Castello a Torino. L'iscrizione è obbligatoria entro il 20 novembre c/o APRI onlus, 011.6648636. Per ulteriori informazioni chiedere della Dott.ssa Simona GUIDA presso APRI onlus.

 


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Agliè: un congresso pieno di stimoli

Davvero soddisfacente la riuscita del convegno scientifico di Agliè dedicato alle Distrofie Retiniche Ereditarie. Abbiamo profuso, insieme agli amici dell'Associazione R.P.-Liguria,  molte risorse ed energie nell'organizzazione ma i risultati ci hanno compensati degli sforzi. Circa duecentocinquanta i partecipanti, ottima la location, interessantissime le relazioni. Non possiamo certo, nel breve spazio di questa news-letter, riassumere i contenuti di ben tredici interventi assai densi ed approfonditi. Abbiamo tuttavia il piacere di preannunciare che l'intero convegno è stato videoregistrato e dunque, non appena montati e ottimizzati, i filmati delle relazioni verranno caricati sul nostro canale youtube. Anche gli amici più lontani avranno così la possibilità di gustare gli interventi. Vorremmo in conclusione ringraziare sentitamente tutti coloro che ci hanno aiutato nel realizzare questa importante iniziativa: la già citata associazione RP-Liguria, l'ASL TO-4, il comune di Agliè, la Pro Loco ed il Centro di Riabilitazione Visiva di Ivrea.


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Torino: il servizio scolastico è stato sbloccato

A seguito della pubblicazione di una determina regionale concernente i disabili sensoriali pare finalmente decollato, almeno per il corrente anno scolastico, il servizio educativo di aiuto didattico fornito dalla Città di Torino. La notizia è stata ufficializzata giovedì scorso 18 ottobre nel corso di una riunione fra i dirigenti comunali competenti e le agenzie educative accreditate. Si prevede dunque che, a breve, vengano emanati, dall'assessorato all'istruzione, gli atti amministrativi conseguenti. Ringraziamo ovviamente tutti coloro che, in questo turbolento avvio dell'anno scolastico, si sono adoperati per la felice conclusione della vicenda.


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Genova: in arrivo una retina artificiale tutta italiana?

Riportiamo, con tutte le cautele del caso, un interessante articolo, del giornalista scientifico Marco Pivato, apparso sul quotidiano La Stampa della scorsa settimana. Occorre comunque precisare che, rispetto ai dispositivi già in commercio, quì si fa riferimento a ricerche affascinanti ma ancora allo stato embrionale di sviluppo.

Sono passati 10 anni dallo "scandalo Schön", l'ex fisico tedesco assurto alla gloria dopo aver collezionato un'imponente letteratura, in tema di nanotecnologie, sulle riviste scientifiche più famose. Un ascesa, però, sulla quale è inciampato, dopo che i colleghi scoprirono che aveva sistematicamente falsificato i dati dei suoi esperimenti. Ma un decennio dopo si fa sul serio, fa intendere Roberto Cingolani, direttore scientifico dell'Istituto italiano di tecnologia di Genova. Con 30 brevetti, coautore di 700 articoli su riviste internazionali, ha lanciato tre aziende spin-off che stanno dando lustro al Paese, sempre più autorevole concorrente, a livello mondiale, nel campo delle nanotecnologie. Una delle "nanomeraviglie" appena uscita dalla sua fucina, sviluppata in 18 mesi, e presentata all'ultima "Conferenza sul futuro della scienza" di Venezia, è una retina artificiale, costruita su un supporto nanoingegnerizzato.

Professore, da dove si parte per costruire una retina artificiale?

"Dapprima è stato realizzato un dispositivo per via nanotecnologica, rendendolo sensibile alla luce. Si parte da un bagno composto da monomeri polimerizzati, vale a dire plastica, e nanosfere sensibili alla luce, della grandezza di qualche centinaio di atomi. Alla fine del processo le nanosfere rimangono intrappolate nelle fibre costituite dai polimeri. Così otteniamo un supporto plastico che si comporta come una cella fotovoltaica. Questi dispositivi sono trasparenti, flessibili e di spessore infinitesimale".

Come fa un essere umano a vedere con questo sistema?

"Sul dispositivo fotosensibile abbiamo depositato un film di neuroni umani vivi. Quando la cella è colpita dalla luce, come in tutti i sistemi fotovoltaici, trasforma l'impulso luminoso in un impulso di corrente e questo impulso, come un impulso di natura nervosa, attiva i neuroni a fare il loro mestiere...".

Quindi si tratta di neuroni del sistema visivo?

"Si possono utilizzare neuroni del sistema visivo, dunque già "educati" a svolgere la funzione di tradurre la luce in immagini per il cervello. Ma si possono usare anche neuroni allo stadio staminale, o comunque cellule primarie deputate alla visione, che poi si differenziano in neuroni della retina grazie a segnali biochimici. La scelta dipende anche dalla sensibilità che si intende ottenere e anche dai costi".

La retina artificiale è già stata impiantata nell'uomo?

"Saremo in grado di farlo, in futuro, ma per ora è stata applicata all'occhio di un ratto".

Che tempi prevede affinché la clinica si appropri di questa tecnologia?

"È necessario essere cauti sulle previsioni. Il brevetto, firmato dal dipartimento di neuroscienze in collaborazione con il nostro centro di nanoscienze al Politecnico di Milano, è giovane ed è una novità assoluta. Ma che procede molto velocemente. Abbiamo ottenuto informazioni molto positive dall'esperienza sulle cavie: con l'esperimento ci siamo sincerati che la retina funziona anche dal punto di vista biologico, oltre che tecnologico".

Una retina artificiale risolve il problema della reperibilità dai donatori, ma questo supporto è ben tollerato dall'organismo oppure potrebbe dare luogo a fenomeni di rigetto?

"Questo problema non si è presentato nelle cavie. Non servono immunosopressori. Il materiale, infatti, è completamente biocompatibile".

A proposito di biocompatibilità, come può essere tollerabile dall'organismo un dispositivo nanostrutturato?

"E' tollerabile, perché molto spesso le nanotecnologie utilizzano, come materiale di partenza da essere funzionalizzato, una serie di molecole biologiche. Per esempio frammenti di geni oppure di amminoacidi. A differenza dei sistemi di visione basati sul silicio, l'utilizzo di materiali molecolari che hanno struttura a base di carbonio permette una maggiore biocompatibilità, proprio perché la stragrande maggioranza delle molecole biologiche sono lunghe catene di carbonio ramificate".

La retina artificiale può essere utilizzata anche su robot o su automi destinati alla produzione di microchip o a compiti di microchirurgia?

"Di certo è una scommessa più semplice che non lavorare su un occhio umano, dove integrare retina e fasci nervosi richiede un approccio molto complicato, ma è comunque una scommessa non meno ambiziosa. I nostri sistemi fotosensibili stanno riscuotendo grande interesse da parte dell'industria, perché sono meno costosi e dalla resa energetica maggiore rispetto alle tradizionali celle fotovoltaiche. Proprio perché sono di plastica e non di silicio hanno, inoltre, un impatto estetico decisamente migliore. Sono duttili e possono essere anche esteticamente attraenti. O, ancora, dato che, singolarmente, le celle occupano poco spazio, potrebbero essere inserite sul retro di un cellulare per ricaricarlo velocemente".


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Torino: riunione in comune sui servizi educativi

Giovedì 11 ottobre la nostra associazione, insieme alle altre direttamente coinvolte ed alle famiglie dei ragazzi frequentanti la scuola primaria e secondaria, è stata convocata presso la Divisione dei Servizi Educativi per essere informata circa le prospettive di sviluppo futuro di detti servizi.  Le difficoltà economiche in cui si dibatte infatti l'amministrazione comunale torinese ed i ritardi con cui quest'anno si sono avviate le attività di supporto scolastico, non ci lasciano tranquilli anche se la Regione, dal canto suo, ha già provveduto allo stanziamento delle somme necessarie. Nel corso della riunione ci sono giunti segnali rassicuranti ed inviti alla pazienza. Sta di fatto tuttavia che, allo stato attuale delle cose, la determina dirigenziale copre il servizio solo fino alla fine di ottobre. Ci auguriamo dunque che i ritardi e le lentezze burocratiche siano frutto solo di malintesi. Vigileremo tuttavia affinchè la tranquillità dei nostri ragazzi, che sono tornati a scuola ed hanno il sacrosanto diritto di poter studiare come gli altri, venga adeguatamente tutelato e salvaguardato.

 


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Sindrome di Usher



Questo opuscolo è stato realizzato nel 2008 dalla sezione provinciale APRI onlus di Asti
e contiene gli atti del convegno svoltosi su questo argomento
presso l'Ospedale "Cardinal Massaia" di Asti.


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La protesi Argus presto anche negli USA

Losanna, Svizzera, 3 ottobre 2012 - Venerdì 28 settembre scorso un gruppo di consulenti sui dispositivi oftalmici della Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ha votato all'unanimità, 19 contro 0, che il probabile beneficio ottenibile con il sistema di protesi retinica Argus II supera i rischi per salute: un importante passo avanti verso l'approvazione da parte della FDA al mercato di questo prodotto della Second Sight Medical Products, Inc. Per pervenire a questa decisione, il gruppo di esperti ha trascorso 10 ore revisionando e discutendo accuratamente i dati che venivano sottoposti in relazione agli studi clinici internazionali di questa protesi retinica, la prima in grado di ristabilire parzialmente la vista in pazienti ciechi in seguito a retinite pigmentosa (RP). "Siamo compiaciuti della raccomandazione del gruppo di esperti. Le considerazioni degli specialisti erano ben informate e approfondite e la decisione convalida oltre due decenni di lavoro da parte di Second Sight e dei nostri collaboratori", ha dichiarato Robert Greenberg, MD, PhD, Presidente e CEO di Second Sight. "Vorremmo anche ringraziare tutte le persone con retinite pigmentosa che in tutto il mondo si sono offerte a partecipare come volontarie ai nostri studi clinici e i medici che li hanno trattati. Senza i loro sforzi pionieristici, il risultato di oggi non sarebbe stato possibile". Il gruppo di esperti, composto da 19 membri votanti con competenze in oftalmologia, malattie della retina, ipovisione, elettrofisiologia e altre specialità, ha ascoltato la testimonianza di Second Sight, della US Food and Drug Administration, di diversi medici e dei partecipanti coinvolti nello studio clinico più recente che ha avuto inizio nel 2007. Dopo aver ascoltato le testimonianze, fatto domande, discusso su aspetti oggetto di preoccupazione, e deliberato accuratamente, gli specialisti hanno votato all'unanimità che il beneficio probabile del sistema di protesi retinica Argus II sia superiore ai rischi per la salute. Questa raccomandazione è arrivata dopo più di 20 anni di lavoro sul campo, 200 milioni di dollari di investimenti pubblici e privati, e 10 anni dopo che il primo impianto "occhio bionico" di Second Sight nello studio clinico della prima generazione di protesi retinica Argus I, che ha avuto inizio nel 2002.

Molte delle centinaia di persone che hanno avuto un ruolo determinante nello sviluppo di Argus II sono state sentite ai fini della raccomandazione del gruppo di specialisti. "Come oftalmologo e chirurgo vitroretinico, ritengo che si tratti del Santo Graal per ripristinare la funzione visiva ai non vedenti. Sono stato il primo medico al mondo ad offrire come prodotto commerciale questo trattamento che ora cambia la vita ai pazienti non vedenti in Italia. Le conclusioni del panel della FDA hanno confermato i risultati che ho osservato nella mia pratica. I miei pazienti (che hanno utilizzato il sistema da circa 1 mese a quasi un anno), sono veramente felici e non hanno avuto alcun effetto collaterale grave", ha detto il Dott. Stanislao Rizzo, chirurgo vitroretinico e direttore dell'U.O. Chirurgia Oftalmica, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, Pisa, Italia. "Personalmente sono stato sorpreso dal beneficio che il sistema ha apportato ai miei pazienti. Essi utilizzano il dispositivo ogni giorno. Tutti hanno descritto l'impatto positivo che ha avuto sulla loro vita, e il loro entusiasmo per le cose che stanno di nuovo apprendendo a fare dopo anni di cecità. I commenti più frequenti che ricevo riguardano i loro miglioramenti in compiti di orientamento e mobilità, e la loro percezione di essere meno isolati dal punto di vista sociale e ambientale". "Penso che sia un sistema fantastico, è meraviglioso, ha cambiato la mia vita. Sono lieto di partecipare a un'iniziativa che fa qualcosa per gli altri pazienti con retinite pigmentosa", ha detto Keith da Manchester, utente del sistema dal 2009, in una dichiarazione al panel della FDA. "Questo è un momento storico e veramente eccitante per le persone con avanzate degenerazioni ereditarie della retina, come la retinite pigmentosa", ha affermato Stephen Rose, Chief Research Officer della Foundation Fighting Blindness (la fondazione statunitense per la lotta contro la cecità), che ha contribuito con il suo sostegno a far avviare il progetto.

Informazioni su Argus ll: Il sistema Argus II funziona convertendo immagini video catturate da una microcamera, ospitata negli occhiali del paziente, in una serie di piccoli impulsi elettrici che vengono trasmessi senza fili a una matrice di elettrodi sulla superficie della retina. Questi impulsi sono destinati a stimolare le cellule rimanenti della retina con una conseguente percezione corrispondente di pattern di luce nel cervello. Successivamente i pazienti imparano a interpretare questi motivi visivi, riacquistando così in parte la funzione visiva. Second Sight ha ottenuto l'approvazione europea (marchio CE) per il sistema nel 2011 - la prima e unica approvazione di una protesi retinica in tutto il mondo. Con questo voto schiacciante di fiducia da parte della comunità medica, la società ora rivolgerà la sua attenzione a garantire che Argus II diventi la prima protesi retinica mai approvata negli Stati Uniti.

Fonte: Dossier Medicina


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Convegno di Agliè: aggiornamenti

Continua a muoversi la macchina organizzativa in vista del convegno scientifico nazionale di sabato 27 ottobre prossimo. In primo luogo abbiamo il piacere di comunicare che la Regione Piemonte ha concesso 5 crediti sanitari a favore di medici ed altri professionisti della sanità che parteciperanno all'evento, accreditato come momento formativo ufficiale. Gli interessati a conseguire i crediti, medici, ortottisti, infermieri, psicologi, educatori ecc., potranno procedere all'iscrizione gratuita accedendo al sito "www.ecmpiemonte.it". Sono giunti inoltre i patrocini della Regione Piemonte, del Consiglio Regionale, della Provincia di Torino e del comune di Agliè. Comunichiamo infine che appena fuori del Centro "Alladium", dove si svolgerà il convegno, sosterà, per tutta la giornata, un camper attrezzato della Tiflosystem che esporrà, facendoli provare, i più recenti ausili per ipovedenti e non vedenti. Ricordiamo che, per facilitare la partecipazione, si sta organizzando un pullmann in partenza da Torino. Per informazioni e prenotazioni telefonare al 011 - 664.86.36.


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Ri-Abilità: visita al museo della resistenza

Per la rassegna "RI-ABILITA' - LA CONOSCENZA E L'ESTETICA NON SOLO VISIVE" - martedì 23 OTTOBRE 2012 dalle ore 15.00 alle ore 17.00 circa è prevista la visita al MUSEO DIFFUSO DELLA RESISTENZA, DELLA GUERRA, DEI DIRITTTI E DELLA LIBERTA'. L'allestimento museale, molto ricco e magnificamente articolato, è stato rinnovato di recente comprendendo numerose mappe visuo-tattili. E' a disposizione del gruppo APRI una guida competente.  I percorsi conoscitivi storici sulla memoria, sui valori della democrazia e della pace, sul tema dei diritti umani e civili nonché la riflessione sulla contemporaneità rendono la visita particolarmente adatta anche ai bambini e ai ragazzi. Ritrovo alle 15 davanti al Museo in corso Valdocco, 4/a (angolo via Garibaldi) a Torino. Iscrizione obbligatoria entro il 18 ottobre c/o APRI onlus, 011.6648636. Info: Dott.ssa Simona GUIDA presso APRI onlus.


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Nuovi test genetici a Firenze

Finalmente una buona notizia dalla ricerca italiana.
E' attivo a Firenze presso il laboratorio della azienda ospedaliero universitaria Careggi,  quindi nell'ambito del sistema sanitario nazionale,  il test per la ricerca contemporanea di mutazioni nei geni ad oggi noti  alla base delle distrofie retiniche ereditarie. Il metodo è il next generation sequencing  (NGS). Come è noto il laboratorio del Careggi  ha acquisito una forte esperienza non solo nella esecuzione dei test genetici di moltissime malattie genetiche comprese le retinopatie, ma anche nella loro interpretazione, che soprattutto con le nuove tecniche è la parte più  rilevante del test!
La dott. Cristiana Marchese, membro del nostro Comitato Scientifico contatterà prossimamente i pazienti che potenzialmente potranno usufruire di questa nuova metodica di indagine genetica. Altri malati di patologie eredo-degenerative della retina, che ancora non siano transitati dal Centro di Riferimento dell'Ospedale Mauriziano, potranno comunque segnalare la propria disponibilità a partecipare all'indagine telefonando in associazione.


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Agliè: programma definitivo del convegno scientifico

E' disponibile il programma definitivo del convegno scientifico nazionale: "Distrofie retiniche ereditarie: il punto della ricerca in Italia e all'estero" che la nostra associazione, insieme all'ASL TO-4 ed a R.P.-Liguria, organizzerà ad Agliè sabato 27 ottobre prossimo. Come potrete facilmente constatare abbiamo messo insieme una compagine di relatori assolutamente prestigiosa e verranno trattati tutti i più importanti filoni di ricerca attualmente attivi. Avvisiamo soci e simpatizzanti che sarà predisposto un pullmann da Torino per il trasporto di chi fosse interessato a partecipare. Per  usufruire di questo servizio, per cui è richiesto un contributo di euro 12, è necessario iscriversi telefonando alla sede centrale. Anche alcune altre sedi decentrate si stanno organizzando in tal senso. Preghiamo pertanto gli interessati di prendere contatto con i responsabili locali.

SCARICA IL PROGRAMMA DEL CONVEGNO


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Nuova ricerca all'università di Pisa

Pisa, 10 set. - (Adnkronos) - Si aprono nuove prospettive per lo studio delle malattie della retina: una ricerca condotta da studiosi del Dipartimento di Scienze fisiologiche e di quello di Psichiatria, Neurobiologia, Farmacologia e Biotecnologie dell'Ateneo Pisano ha permesso di far luce sui meccanismi che regolano la visione notturna con tecniche che potranno essere applicate all'indagine dell'evoluzione di patologie come la retinite pigmentosa.  Lo studio dell'Ateneo e' stato pubblicato nel mese di agosto sulla prestigiosa rivista inglese "The Journal of Physiology", ottenendo l'immagine di copertina, un articolo di elogio da parte di un noto studioso dell'Mrc di Cambridge e una menzione speciale degli editor della rivista.  Come spiega Lorenzo Cangiano, ricercatore del dipartimento di Scienze fisiologiche e autore dello studio insieme a Sabrina Asteriti, dottoranda della Scuola di Fisiopatologia clinica e Scienze del farmaco, e a Luigi Cervetto e Claudia Gargini, docenti del dipartimento di Psichiatria, Neurobiologia, Biotecnologie e Farmacologia, "nella visione notturna il nostro sistema visivo cattura i pochi fotoni disponibili e trasforma la loro piccolissima energia in segnali nervosi sufficientemente grandi in modo che il cervello possa elaborare le immagini degli oggetti che ci circondano". Questo straordinario processo di amplificazione avviene nei bastoncelli, uno dei due tipi di cellule fotosensibili dell'occhio.


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Apri il sipario!: riprendono le attività

I componenti della nostra apprezzata compagnia teatrale "APRI IL SIPARIO!" informano che giovedì 18 ottobre p.v. alle ore 18, presso la sede centrale di via Cellini 14, si svolgerà la prima riunione del nuovo anno artistico 2012 / 2013. Se ci fossero nuovi aspiranti attori potranno presentarsi in tale occasione oppure chiedere informazioni preliminari alla docente Carlotta Bisio: tel 011 - 311.31.75.

Si ricorda che per partecipare al laboratorio occorre essere in regola col tesseramento APRI per l'anno in corso e versare una quota di contributo di euro 10 al mese. Le lezioni si terranno con cadenza settimanale ed avranno la durata di due ore ciascuna.


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Stimolazioni elettriche contro la retinite

Si torna a parlare di Retinite Pigmentosa, o di RP, una malattia degenerativa della retina che consiste in un gruppo di disturbi ereditari che comporta anormalità dei fotorecettori (coni e bastoncelli) o dell'epitelio pigmentato retinico o della retina stessa fino alla perdita della vista graduale e progressiva. Questa malattia è studiata da molto tempo, ma non è facile trovare una soluzione veramente definitiva anche se la scienza è sempre al lavoro. Ultimamente qualche speranza in più arriva da Tubingen, in Germania. Non si tratta di una vera e propria cura ma di un sistema che dovrebbe rallentare la progressione della degenerazione in attesa che si arrivi alla soluzione. Ritardare al massimo i sintomi e i danni, insomma, mentre si continua a ricercare. Lo studio tedesco è stato effettuato fornendo a malati di RP un dispositivo simile agli occhiali ma composto da elettrodi applicati alle tempie e alle cornee del paziente. L'applicazione veniva ripetuta ogni 7 giorni per 6 settimane e consisteva nello stimolare la retina con impulsi elettrici. In tal modo, sembra, che si possa rallentare il processo di degenerazione e di morte delle cellule retiniche, contrastando un decorso rapido della malattia. Se questo può servire a dare sollievo e ad allungare i tempi, mentre si studia una cura più appropriata, è già un passo avanti importante. I ricercatori sono comunque ottimisti, e credono di aver imboccato una strada promettente. (Fonte: http://benessere.guidone.it)


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Nuovo modello di "occhio bionico"

Riportiamo integralmente la nota ANSA relativa all'impianto di un nuovo tipo, più avanzato, di "occhio bionico" o "retina artificiale". Come è noto già esistono alcuni modelli di protesi retiniche sviluppate in Europa e negli Stati Uniti. Questa, costruita in Australia, sembra più evoluta perchè sarebbe in grado di stimolare direttamente le cellule cerebrali. Consigliamo tuttavia la massima prudenza anche perchè gli impianti di questo tipo non sono scevri da effetti collaterali e il tipo di visione prodotto è ancora molto primitivo. Al termine della nota abbiamo anche inserito un link col quale potrete visionare un breve filmato realizzato da "Repubblica.tv".

(ANSA) - SYDNEY, 30 AGO - Specialisti australiani hanno impiantato con successo il prototipo di un occhio bionico in una donna affetta da una profonda menomazione visiva, retinite pigmentosa, una condizione ereditaria. E' la prima volta al mondo che un simile congegno viene impiantato dietro la retina.

La donna, Dianne Ashworth, ha riacquistato in qualche misura la vista quando il prototipo, impiantato in maggio nell'ospedale per gli occhi e le orecchie di Melbourne, e' stato attivato il mese scorso. Il congegno a 24 elettrodi e' stato progettato, costruito e testato da un'equipe del Bionics Institute ed e' stato inserito dalla specialista oculistica Penny Allen.

''Abbiamo impiantato un congegno in posizione dietro la retina, dimostrando la fattibilita' del nostro approccio'', ha detto Allen. L'occhio bionico e' stato attivato e stimolato solo dopo che l'occhio aveva completamente recuperato dopo l'operazione, ha spiegato. ''Non sapevo cosa aspettarmi, ma d'improvviso ho potuto vedere un piccolo lampo. E' stato incredibile'', ha detto oggi la signora Ashworth. ''Ogni volta che il congegno era stimolato, una forma diversa mi compariva davanti all'occhio''. I ricercatori del Bionics Institute lavorano ora con la paziente per determinare cosa vede ogni volta che la retina e' stimolata, in cerca di regolarita' di forme, di luminosita', grandezza e posizione dei bagliori, per determinare come il cervello interpreta queste formazioni, ha detto il direttore dell'Istituto, Rob Shepherd. ''Quando saremo in possesso di queste informazioni uniche, potremo massimizzare la nostra tecnologia man mano che si evolve'', ha aggiunto.

Video RepubblicaTV


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Ri-Abilità: visita al palazzo madama

L’appuntamento di settembre per RI-ABILITA’, rassegna di visite culturali incentrate sulla conoscenza e l’estetica non solo visive, è previsto per martedì 25 settembre 2012. E’ in programma la visita (gratuita) a PALAZZO MADAMA, comprensiva del recente ampliamento esterno che coinvolge il giardino del fossato, ricostruito e coltivato con specie botaniche come dai documenti e dai codici miniati risalenti fino al 1400. Ritrovo ore 15.30 davanti al Palazzo in piazza Castello. Termine attività previsto per le 17.30-18. Prenotazione obbligatoria presso la segreteria APRI, 011.6648636. Chiediamo gentilmente di segnalare in anticipo l'eventuale mancata partecipazione. Ciò ci consentirà di evitare preoccupate ed inutili attese di persone prenotate.


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Riaprono le scuole, controllia​mo gli occhi dei bambini

Fra poco ricominceranno le scuole. Si riapriranno, sia per gli allievi che per i docenti, libri, registri e quaderni. Bisogna dunque ritornare a leggere e a scrivere con continuità e gli occhi dovranno riprendere il loro duro lavoro di "scrutatori".

Quale migliore occasione allora per dare una controllatina alla propria vista e prevenire l'insorgere di qualche malattia oculare? Non sono rari infatti i difetti visivi che, se trattati adeguatamente nell'infanzia, possono essere spesso risolti con successo. L'ambiente scolastico può dunque svolgere, in tale prospettiva, un ruolo assai importante. Viene in mente, in primo luogo, il caso dell'ambliopia, fenomeno denominato popolarmente come "occhio pigro". Questo problema, determinato essenzialmente da un diverso sviluppo dei due apparati visivi,  può portare, in caso di mancata diagnosi precoce, alla perdita completa della vista nell'occhhio più debole. Il trattamento consiste principalmente in tecniche di occlusione o bendaggio dell'organo maggiormente sviluppato.
Più l'intervento avviene in giovane età, più elevate risultano le percentuali di successo.  Ma le difficoltà nella lettura e scrittura possono rappresentare importanti spie anche di altre patologie oculari da non trascurare. Ci riferiamo principalmente alla miopia, all'ipermetropia ed all'astigmatismo. In questi casi il problema risulterà quasi sempre superabile con la prescrizione di un buon paio di occhiali. I bambini però spesso rifiutano tale ausilio. Insegnanti e genitori dovranno allora, con pazienza e fermezza, cercare di convincerli circa l'estrema utilità dello strumento.
Esistono infine anche malattie alquanto più gravi che possono essere riconosciute da un'attenta osservazione del comportamento di un bambino all'interno della scuola.
La difficoltà, ad esempio, di muoversi con scioltezza in ambienti oscuri, frequenti inciampature nei gradini o collisioni contro ostacoli imprevisti, non sono fenomeni da sottovalutare o da liquidare esclusivamente con qualche battuta. Affezioni come la retinite pigmentosa o la maculopatia di Stargardt non sono così rare e meritano pertanto ogni attenzione.   Riaprono le scuole dunque: facciamo fare ai nostri figli però, proprio per iniziare nel migliore dei modi, un controllino dal nostro oculista di fiducia. Prevenire è sempre meglio di curare. 

Marco Bongi


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Nuova generazione di retine artificiali

Due ricercatori della Weill Cornell Medical College, hanno decifrato il codice neurale della retina di topo e accoppiato queste informazioni ad un nuovo dispositivo protesico, per restituire la visione a topi ciechi. Gli autori riferiscono di aver decifrato il codice anche per una retina di scimmia che è sostanzialmente simile a quella degli esseri umani e sperano di progettare  un dispositivo che i non vedenti potranno utilizzare. La scoperta, riportata negli Atti della National Academy of Science, segna un significativo passo avanti negli sforzi per ripristinare la visione di lunga durata. Il codice individuato è così preciso che permette agli animali di discernere i tratti del viso e monitorare le immagini in movimento. Questo nuovo approccio fornisce speranze a 25 milioni di persone nel mondo che soffrono di cecità a causa di malattie della retina. Poichè le terapie farmacologiche aiutano solo una piccola frazione di questa popolazione, i dispositivi protesici sono la migliore opzione per il futuro. "Questa è la prima protesi con capacità di fornire una visione normale, perchè incorpora il codice neurale della retina" spiega il Dott.Nirenberg.  La visione normale si verifica quando la luce colpisce i fotorecettori della superficie della retina. Il circuito retinico elabora i segnali di fotorecettori  e li trasforma in codice di impulsi neurali. Questi impulsi vengono poi inviati al cervello da parte delle cellule gangliari della retina. Il cervello codifica il codice degli impulsi neurali e li traduce in immagini. La cecità è spesso causata da malattie della retina che uccidono i fotorecettori e distruggono il circuito associato. In genere però, le cellule gangliari vengono risparmiate dalla malattia.  Le attuali protesi funzionano guidando queste cellule sopravvissute : vengono impiantati degli elettrodi negli occhi di un paziente non vedente e stimolate le cellule gangliari con la corrente,ma il processo produce campi visivi molto approssimativi. Altri gruppi stanno sperimentando l'uso di proteine sensibili alla luce come metodo alternativo, per stimolare le cellule gangliari.Le proteine vengono introdotte nella retina  attraverso la terapia genica  e una volta nell'occhio possono indirizzare le cellule gangliari.  Il Dott. Nirenberg,autore della ricerca, fa notare: " Non solo è necessario stimolare un gran numero di cellule gangliari, ma è necessario stimolarle con il codice giusto, il codice che la retina normalmente utilizza per comunicare con il cervello".  Questo codice è ciò che i ricercatori hanno individuato e che hanno riportato nel nuovo dispositivo protesico. Gli autori della ricerca spiegano che ogni modello di luce che cade sulla retina deve essere convertito  in un codice generale, un insieme di equazioni, che trasforma patter luminosi in modelli di impulsi elettrici. Di conseguenza gli scienziati hanno riportato queste equazioni su un chip e le hanno combinate con un mini proiettore. Il chip, chiamato encoder, converte le immagini che entrano nell'occhio in flussi di impulsi elettrici ed il miniproiettore a sua volta, converte gli impulsi elettrici in impulsi luminosi.Questi impulsi di luce guidano le proteine sensibili alla luce nelle cellule gangliari che a loro volta, inviano il codice fino al cervello. L'intero approccio è stato sperimentato su modello animale, attraverso due dispositivi proteici,uno con codice ed uno senza. In una rigorosa sperimenatzione, i ricercatori hanno scoperto che i modelli prodotti dalla retina protesica in topi non vedenti, corrispondono a quelli prodotti da topi normali. La retina protesica dovrà ora essere sottoposta a sperimentazioni cliniche umane. (dal portale www.medimagazine.it)


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Incontro A.P.R.I. - Adescopha

Sabato 18 agosto, presso la sede centrale di via Cellini a Torino, si è svolto il periodico incontro consultivo fra la nostra associazione e l'organizzazione dei non vedenti congolesi ADESCOPHA. Il lungo colloquio si è svolto,come sempre, in un clima di fraterna amicizia. Si è deciso, fra l'altro, di organizzare nei prossimi mesi una manifestazione congiunta finalizzata alla sensibilizzazione ed alla raccolta fondi a favore dei disabili visivi ospitati nell'Istituto dei Ciechi di Kinshasa. Vi terremo ovviamente informati sugli sviluppi organizzativi di tale evento.


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Acido valproico contro la retinite

Il 20 luglio alcune riviste scientifiche internazionali hanno pubblicato un interessante studio realizzato dalll'Università del Massachusetts negli Stati Uniti. I ricercatori sostengono che l'acido valproico, o "valproato di sodio",   una sostanza fino ad oggi utilizzata soprattutto nel trattamento dell'epilessia, potrebbe aiutare sensibilmente le cellule retiniche a fermare il processo degenerativo causato dalla retinite pigmentosa. Il prof. Kaushal, componente dell'equip che ha condotto la ricerca, ha affermato che l'acido valproico, somministrato a bassi dosaggi, potrebbe evitare, in numerosi casi,  la morte cellulare dei fotorecettori. Si attendono conferme più precise sulla portata dei risultati pubblicati. 


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Amburgo: relazione sul XVII Congresso di "Retina-International"

Gateway to vision Varco alla vista

di Sandra Giovanna Giacomazzi

"La speranza non ha niente a che vedere con l'ottimismo. Non è la convinzione che qualcosa andrà bene, ma la certezza che qualcosa ha un senso, indipendentemente da come finirà". E' con questa citazione da Klaus Havel che si è aperto il 17° congresso di Retina International svoltosi presso l'Hotel Grand Elisée ad Amburgo in Germania il 14 e 15 luglio scorsi. Come a Stresa due anni prima, si sono riuniti per l'occasione "la crème de la crème" dei ricercatori mondiali sulle distrofie retiniche ereditarie.. Oltre alle delegazioni dei 33 membri nazionali e 43 relatori da Nordamerica, Europa e Germania, erano presenti più di 500 partecipanti fra pazienti e familiari.

La scelta della citazione di Havel sembrava fatta per portare un po' di realismo e sobrietà alle aspettative. Da quando è stato scoperto il genoma umano, molti pazienti, come anche medici e ricercatori, erano convinti che le soluzioni per molte patologie sarebbero state dietro l'angolo. A più di un decennio di distanza si ha la consapevolezza che ciò che appariva imminente continua a sfuggire nel futuro, nonostante i salti da gigante compiuti dalla ricerca. C'è un clima quasi socratico riguardo all'accumulo di conoscenza: più si sa, più si scopre di non sapere. Tuttavia, le tante strade della ricerca vanno percorse con coraggio, determinazione, e sì, con speranza.

La sessione plenaria di sabato è iniziata con i discorsi di benvenuto da parte di Cristina Fasser, presidente di Retina International in carica ormai da un ventennio, Claus Gehrig, Presidente di Pro Retina Germania e organizzatore dell'incontro, e Stephen M. Rose, il direttore della ricerca della Fondazione per la Lotta contro la Cecità (Foundation Fighting Blindness), la madre statunitense di tutte le organizzazioni di ricerca su retinite pigmentosa e altre patologie della retina.

Dopo i discorsi di benvenuto, il Professor e Dottor Eberhart Zrenner, dell'Istituto per la Ricerca Oftalmologica dell'Università di Tubingen, ha parlato sulla importanza della interdisciplinarietà come chiave per il progresso nello sviluppo di soluzioni terapeutiche per le degenerazioni della retina. Che si tratti di terapie genetiche, di impianti retinici o di elettrostimolazioni, tre delle tecniche più innovative, ciò che risulta fondamentale è la sinergia fra specialisti dei vettori virali, biochimici, biologi molecolari, genetisti, chirurghi e fisiatri della retina, fisici, ingegneri elettronici, come anche specialisti in conoscenze legali, e di ipovisione, per non parlare dei pazienti stessi.

Terminati gli incontri plenari della prima mattinata, le sessioni si sono divise in due: quelle scientifiche, durante le quali, appunto, gli specialisti delle varie discipline potevano scambiare conoscenze fra di loro; e quelle per i pazienti, durante le quali ogni tipo di retinopatia è stato presentato e discusso: da quelle ereditarie, come la retinite pigmentosa, i tre tipi della sindrome di Usher, la sindrome di Stargardt, quella di Bardet-Biedl e l'amaurosi di Leber, o quelle acquisite come la retinopatia diabetica o l'infarto venoso della retina. Ognuno è stato affrontato sia dal punto di vista clinico, dal progresso nei sistemi diagnostici alle terapie attuali e le prospettive per il futuro, sia dal punto di vista della qualità della vita dei pazienti.

Molta attenzione è stata dedicata anche a quella che è diventata la più diffusa causa di cecità nel mondo moderno e sviluppato : la degenerazione maculare senile. Per quanto riguarda la degenerazione maculare umida o essudativa, si è confermata l'efficacia delle iniezioni di farmaci antiangiogenici, anche se non tutti i pazienti riscontrano un beneficio. Oramai si è confermato scientificamente ciò che era già evidente da tempo sull'efficacia di Avastin rispetto a Lucentis, il cui costo 40 volte superiore a quello di Avastin non può più essere giustificato. Sono già in corso dei trial clinici che comportano l'introduzione nell'occhio di microcapsule che rilasciano il farmaco con gradualità, tecnica che era già stata preannunciata a Stresa. Per quanto riguarda la degenerazione maculare secca, sono in corso dei trial clinici farmacologici e a base di nutrienti anti-ossidanti.

Quando tutte o la maggior parte delle cellule dei fotorecettori sono morte, una soluzione scontata sembrerebbe il trapianto di cellule sane per rimpiazzare quelle distrutte. Sfortunatamente anni di  ricerca su modelli animali hanno portato solo successi marginali, ed i  risultati di un primo trial clinico sono stati inconclusivi.

Al contrario, il trapianto di cellule staminali continua ad offrire una speranza per il futuro sia per le malattie ereditarie sotto l'ombrello della retinite pigmentosa, sia per le degenerazioni maculari senili. Le cellule staminali sono cellule primitive che posseggono  la potenzialità di moltiplicarsi e svilupparsi in qualunque tipo di cellule che si trova nel corpo umano.  Tuttavia, benché ci siano stati casi di successo in sperimenti con modelli animali, prima di raggiungere gradi di sicurezza che permetteranno ai ricercatori di effettuare trial clinici su esseri umani, la strada è ancora lunga.

Una vera novità nel campo diagnostico riguarda i test di analisi genetici. Le distrofie retiniche ereditarie possono essere divise in due categorie: le malattie che provengono dalla mutazione di un gene solo e quelle che provengono da mutazioni di più geni. La retinite pigmentosa è un esempio del secondo. Fino ad adesso in RP sono stati implicati 55 geni, che spiegano circa il 55% dei casi. Testare 55 geni con la vecchia metodologia, Sanger sequencing, comporterebbe costi troppo onerosi. Un nuovo tipo di analisi chiamato Next Generation Screening, NGS, permette la lettura di sequenze di DNA ad una velocità senza precedenti. Nel settore, NGS può essere applicato ai 150 geni delle degenerazioni retiniche, il cosidetto Pachetto RD, oppure si può appiccare a tutti i ventiduemila geni umani, test che si chiama Exon intero o Exome NGS. L'antropologo e genetista professor Frans P.M. Cremers, dell'Università van Nijmegen Afdeling in Olanda, ha spiegato gli aspetti pratici finanziari e etici di entrambi.

Per quanto riguarda la visione artificiale, ossia le protesi retiniche o l'occhio bionico, come preferiscono chiamarli i media, attualmente ci sono tre tipi di cui sono in corso dei trial clinici. Sono simili, in quanto tutti e tre consistono in tre componenti: l'impianto stesso che viene inserito nell'occhio con un intervento chirurgico, la telecamera che viene applicata ad un paio di occhiali e un pacco da tenere in tasca, contenente la pila di alimentazione. La fondamentale differenza fra i tre riguarda la locazione nell'occhio dell'impianto: epi-retinico, sub-retinico e subcoroidale. Quindi si tratta di tre concetti molto diversi, per quanto sembrino simili. Anche se i risultati fino ad ora sono molto promettenti, ci sono tre prerequisiti che limitano il numero di pazienti che potrebbero trarne beneficio. Devono essere ciechi totali e avere il nervo ottico intatto. Devono anche, però, essere persone che prima hanno visto per poter beneficiare della fase rieducativa. Ad Amburgo erano presenti due pazienti che hanno partecipato ai trial clinici di due impianti diversi, che hanno condiviso le loro esperienze con tutti i presenti.

La grande novità di Stresa due anni fa era stata la terapia genica con la quale un virus, privato dei suoi aspetti patologici, era stato così neutralizzato e poi caricato di materiale retinico sano e usato come vettore. Iniettato negli occhi di pazienti malati di amaurosi di Leber, il virus si è comportato secondo la sua natura: moltiplicandosi, ha occupato le retine malate con cellule retiniche sane. La professoressa Jean Bennet, dell'Università di Philadelphia, ha confermato il miglioramento dei pazienti e l'intenzione di procedere con trial clinici applicando la tecnica ad altre Patologie, quale per esempio la sindrome di Stargardt.

L'innovazione terapeutica di quest'anno, invece, è un trattamento chiamato elettrostimolazione trans corneale, in cui un bassissimo voltaggio di elettricità è usato per stimolare e potenzialmente proteggere la retina di pazienti affetti da retinite pigmentosa. Benché i trial clinici siano solo alle prime fasi, secondo il Dott. Florian Gekeler dell'Università di Tubingen, i primi risultati sono molto incoraggianti con effetti positivi per i pazienti partecipanti al trial pilota. Il trattamento è stato sviluppato dall'azienda tedesca Ocuvision, la quale sta allargando lo studio per capire meglio il potenziale del trattamento e la sua sicurezza ed efficacia. Aspettiamo di sentire i risultati di un'applicazione più ampia di questa nuova affascinante tecnica al prossimo appuntamento a Parigi nel 2014.


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L'ultimo libro di padre Silvano Sabatini

Segnaliamo con piacere la recente pubblicazione del nuovo libro scritto dal nostro socio p. Silvano Sabatini, sacerdote missionario, divenuto non vedente, appartenente alla Congregazione dei "missionari della Consolata". Il volume si intitola: "Il prete e l'antropologo, fra gli Indios dell'Amazzonia", edizioni EDIESSE, euro 12,00. Padre Sabatini ha vissuto oltre quarant'anni nella foresta brasiliana e quì racconta molti  episodi della sua vita avventurosa. Oggi, ormai novantenne, è ricoverato presso una casa di riposo nella cintura di Torino. Non ha perso tuttavia la lucidità mentale e la voglia di trasmettere a tutti il suo pensiero. Stiamo tentando di realizzare, con l'aiuto di alcuni volontari, una edizione audio dell'interessante volume.


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L’agenzia europea del farmaco autorizza la prima terapia genica

Il 23 luglio scorso l'Agenzia Europea del Farmaco ha autorizzato ufficialmente la commercializzazione di "Glybera" (alipogene tiparvovec), il primo trattamento medico di tipo genico che servirà a combattere le pancreatiti gravi o multiple. L'evento riveste una particolare importanza anche per chi soffre di malattie retiniche ereditarie in quanto fino ad oggi sono stati portati a termine, nel nostro settore solo terapie a carattere sperimentale e non quindi aperte a tutti i pazienti. Si tratta dunque di un importante passo avanti che intendiamo seguire nel prossimo futuro con particolare attenzione. Si apre infatti ufficialmente un nuovo importante capitolo nella pratica terapeutica di molte patologie come la Amaurosi congenita di Leber, la malattia di Stargardt… Non è detto che i risultati incoraggianti di queste cure possano essere automaticamente ribaltati a livello retinico. Vale comunque la pena di seguire gli sviluppi di questi percorsi.


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Torino: sfrattato il gruppo teatrale

La compagnia "Affetti Collaterali", che, come è noto, cura la preparazione artistica del nostro laboratorio teatrale, ha diffuso, nei giorni scorsi, un duro comunicato stampa che denuncia la propria immotivata espulsione dal Teatro Cuore di via Nizza 56 a Torino. A.P.R.I.-onlus, pur non volendo entrare nel merito delle gravi accuse contenute nel comunicato, esprime tuttavia la propria preoccupazione per il destino del gruppo che, fino ad oggi, sotto l'esperta guida dell'attrice non vedente Carlotta Bisio, ha ottenuto ottimi risultati sul piano della recitazione e su quello, forse ancora più importante, dell'integrazione sociale dei disabili visivi. Ci dispiace inoltre apprendere di gravi dissapori verificatisi nell'ultimo periodo e di supposte insolenze ricevute da alcuni disabili. Valuteremo dunque prossimamente, di concerto con "Affetti Collaterali", le possibili soluzioni in vista della ripresa delle attività in autunno.


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Amburgo: congresso mondiale di "Retina International"

Nello scorso week-end si è svolto ad Amburgo il tradizionale congresso scientifico mondiale della federazione "Retina-international", la manifestazione biennale che nella scorsa edizione si era tenuta a Stresa. La nostra associazione ha inviato nella città tedesca la consigliera prof. Sandra Giacomazzi, responsabile dei rapporti internazionali di A.P.R.I.-onlus. Nelle prossime settimane Sandra ci preparerà sicuramente una sintetica relazione che riporterà i contenuti più significativi emersi nel convegno. Non appena saremo in possesso di tale relazione la diffonderemo attraverso questa news-letter. In un primo colloquio ci ha comunque assicurato di aver avviato interessanti contatti con esponenti di altre associazioni e di aver parlato con ricercatori che stanno portando avanti importanti progetti di ricerca.


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Nuove terapie contro il cheratocono

Il cheratocono, malattia progressiva della cornea che colpisce, in forma più o meno grave, circa trentamila italiani, ora potrà essere meglio curato grazie all'instillazione di un nuovo collirio a base di vitamina B2 che, nella nuova formulazione, è chiamata "riboflavina", seguita dall'irradiazione, per tre minuti, di raggi ultravioletti. La tecnica, non invasiva, porta la firma del ricercatore italiano prof. Roberto Pinelli, docente all'Università di Lugano e direttore scientifico dell'Istituto di microchirurgia oculare di Brescia. Essa promette, nella stragrande maggioranza dei casi, di evitare, o di allontanare nel tempo, il trapianto di cornea, unica soluzione per risolvere radicalmente il problema del cheratocono. Moltissimi sono i pazienti già trattati con successo, tanto che, la multinazionale americana "Avedro", dopo mesi di verifiche, ha acquistato il brevetto della riboflavina per lanciarlo nel mondo e ha già ottenuto l'approvazione sanitaria per l'Europa. Pinelli intanto sta sperimentando la riboflavina anche negli interveti per correggere, con il laser, presbiopia, ipermetropia e miopia.


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Alcuni acidi grassi del pesce possono aiutare i maculopatici

Ci stiamo riferendo ai cosiddetti "Omega-3", un ingrediente molto abbondante negli sgombri, tonni e sardine. Gli studiosi da parecchi anni ne stanno valutando l'effetto protettivo sulla macula. Gli acidi grassi contenuti nel pesce aiutano a proteggere le cellule retiniche. Che legame esiste tra una dieta ricca di pesce e la prevenzione della cecità? Un consumo elevato di tonno, pesce azzurro o salmone può aiutare a combattere la degenerazione della zona centrale della retina (maculopatia), che colpisce principalmente gli anziani. I ricercatori dell'università di Alberta (Canada) hanno constatato che l'incremento dell'assunzione di un particolare tipo di Omega-3 - un acido grasso chiamato DHA - impedisce a una molecola tossica per le cellule retiniche di accumularsi sul fondo dell'occhio: si tratta della lipofuscina, un materiale di scarto dei processi visivi dal colore bianco-giallastro. Il modello sperimentale dei ricercatori ha previsto l'uso di topi geneticamente modificati, anche se si punta a replicare questi risultati sugli esseri umani; per constatare risultati positivi gli Omega-3 sono stati somministrati per almeno sei mesi. "Mentre invecchiamo normalmente - hanno scritto i ricercatori canadesi su Investigative Ophthalmology & Visual Science - la quantità di questa tossina, la lipofuscina, raddoppia mentre nei test di laboratorio tale incremento non è stato affatto riscontrato nelle cavie a cui veniva somministrato il DHA".


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Settimo convegno scientifico sulle distrofie retiniche ereditarie: il punto della ricerca in Italia e nel mondo

A distanza di due anni dal precedente, anche nel 2012 l'A.P.R.I.-onlus e l'Associazione R.P.-Liguria organizzeranno congiuntamente l'ormai tradizionale convegno scientifico dal titolo: "Distrofie Retiniche Ereditarie: il punto della ricerca in Italia e nel mondo". La manifestazione, giunta ormai alla settima edizione, si svolgerà ad Agliè (TO), presso il Centro Congressi "Alladium", nella giornata di sabato 27 ottobre 2012, dalle ore 10 alle 17 circa.  Hanno già garantito la propria presenza numerosi specialisti in oftalmologia, genetica, psicologia, tossicologia ed altre branche della medicina. Il convegno, grazie alla preziosa disponibilità dell'ASL TO-4, potrà attribuire crediti professionali sanitari ad oculisti, ortottisti, psicologi ed educatori. Si invitano dunque soci e simpatizzanti a partecipare numerosi. Da Torino, e forse anche da altre città piemontesi, si organizzeranno dei pullmann. Gli interessati sono perciò pregati di prendere contatto, per ulteriori informazioni, con le nostre principali sedi.

SCARICA IL PROGRAMMA DEL CONVEGNO


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L'occhio bionico a batterie solari

Una nuova protesi promette di restituire la vista a milioni di persone affette da malattie della retina. La sperimentazione, seppur promettente, è solo nelle primissime fasi Un paio di occhiali speciali e microchip simili a pannelli solari impiantati direttamente sulla retina. È questa la tecnologia che potrebbe tra non molti anni restituire la vista alle persone affette da gravi patologie della retina, come la degenerazione maculare senile o la retinite pigmentosa. A mettere a punto il complesso dispositivo un gruppo di ricercatori del dipartimento di Oftalmologia della Stanford University School of Medicine, che nei giorni scorsi ha pubblicato sulla rivista Nature Photonicsi dati derivanti dai primi esperimenti condotti su tessuti biologici. I risultati sono promettenti, tanto che il team ha già avviato la sperimentazione su topi da laboratorio. OCCHIALI E PANNELLI SOLARI - Quello messo a punto dai ricercatori americani è un sistema integrato che cerca di sopperire alla progressiva degenerazione delle cellule della retina deputate a captare la luce, prima che questa venga trasmessa al cervello sotto forma di impulso elettrico. Malattie come la degenerazione maculare senile o la retinite pigmentosa danneggiano, infatti, i recettori ma lasciano quasi illese le terminazioni nervose. L'obiettivo della nuova protesi è proprio quello di trovare altre fonti, diverse dalla luce visibile, per stimolare questi neuroni. Per questa ragione il team ha messo a punto un paio di occhiali speciali. Sono dotati di microcamera e di un sistema in grado di proiettare le immagini catturate dalla realtà su un display a cristalli liquidi posto sul retro delle lenti. Il display ha però una peculiarità: proietta le immagini così ottenute non con la normale luce visibile, ma con luce pulsata nella lunghezza d'onda del quasi infrarosso. Questa, però, è soltanto la parte esterna della protesi. L'altra fondamentale componente è costituita da un microscopico chip di circa 3 millimetri di diametro impiantato chirurgicamente sulla retina. "Funziona esattamente come un pannello solare messo sul tetto", ha spiegato il coordinatore dello studio Daniel Palanker. "Converte la luce in corrente elettrica. Ma invece di mandarla al frigorifero la invia alla retina". Da qua, sperano i ricercatori, attraverso la rete di terminazioni nervose posta sullo strato più profondo della retina, lo stimolo dovrebbe raggiungere il cervello restituendo la capacità di vedere. SEGNALE RICEVUTO - È questo complesso sistema di dispositivi che i ricercatori hanno sperimentato su tessuti retinici sia sani sia danneggiati prelevati da topolini da laboratorio. Sui tessuti sani, è stato osservato che il mini pannello solare era in grado di ricevere le immagini trasmesse sia nello spettro della luce visibile sia in quello del quasi-infrarosso e di stimolare le cellule nervose deputate a captare questi segnali. Al contrario, i tessuti danneggiati erano in grado di funzionare soltanto con le informazioni trasmesse nel quasi-infrarosso. "Ciò significa che con il nostro sistema la vista viene recuperata", ha commentato Palanker che tuttavia resta molto cauto. Nonostante questo e altri dispostivi possano aiutare a restituire la vista, rimane da capire quale sarà la qualità della visione. Per esempio, spiega il ricercatore, le tecnologie attualmente disponibili non consentono di vedere i colori. Nelle persone sane infatti, il sistema di captazione dei colori è gestito, all'interno dalla retina, da diverse popolazioni di cellule specializzate nella ricezione dei singoli colori primari. Una complessità che gli attuali sistemi non sono riusciti ancora a riprodurre. Il risultato, insomma, potrebbe essere molto diverso da una visione normale. Si tratterebbe tuttavia di un progresso importante per milioni di persone. Per questo il team sta bruciando le tappe. La nuova protesi è già in sperimentazione su topi da laboratorio che saranno osservati per sei mesi e i primissimi dati, anticipano i ricercatori, suggeriscono che il sistema funziona. Occorreranno però anni prima che la protesi possa essere sperimentata sull'uomo. Soltanto a quel punto si capirà se la capacità del sistema di trasformare la realtà in segnali elettrici effettivamente ricevuti dal cervello corrisponda realmente al recupero della vista.

Fonte: Antonino Michienzi - www.corriere.it


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Ri-Abilità: visita alla villa della regina

Proseguono le iniziative della rassegna RI-ABILITÀ coordinata dalla dott. Simona Guida. Martedì 24 luglio è prevista un'interessante visita alla Villa della Regina, interessante costruzione barocca inserita nel percorso torinese delle residenze sabaude. Il ritrovo è fissato, per le ore 15,30, in strada S. Margherita 79 a Torino, zona Gran Madre. Ci saranno sicuramente oggetti esplorabili tattilmente ed una guida che cercherà di descrivere le attrattive del monumento. Le prenotazioni dovranno giungere, anche telefonicamente, entro martedì 17 luglio.


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Ivrea: corso di braille

La scorsa settimana è iniziato, presso il C.R.V. di Ivrea, un corso di alfabetizzazione Braille rivolto principalmente ad insegnanti, educatori ed operatori sociali. L'iniziativa avrà la durata di circa venti ore.
Si tratta del primo corso del genere organizzato presso la riabilitazione visiva eporediese. Chi fosse interessato a partecipare al prossimo dovrà contattare il centro al numero telefonico: 0125 - 41.48.83.


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Il nervo ottico rigenerato nelle cavie

Questa  interessante notizia  e stata pubblicata sulla prestigiosa rivista PNAS. Le cavie ci vedono di nuovo, anche se solo parzialmente. Nonostante il loro nervo ottico fosse gravemente danneggiato i ricercatori sono riusciti a rigenerarlo quel tanto che è bastato per restituire loro un po' di visione. A ridare speranza anche alle persone che, a causa di traumi o di malattie, hanno perso la vista per danni al nervo ottico ci ha pensato una squadra d'Oltreoceano (statunitense e brasiliana), che ha condotto esperimenti sui topi di laboratorio. Due sono stati i fattori che hanno consentito una parziale rigenerazione del nervo ottico: l'oncomodulina e una specifica stimolazione delle cellule nervose. Per ora non sono stati ancora effettuati esperimenti sugli esseri umani. "Abbiamo dimostrato - scrivono i ricercatori sulla rivista PNAS - che, con adeguata stimolazione, le cellule ganglionari retiniche possono rigenerare gli assoni (prolungamento delle cellule nervose) per l'intera lunghezza della via visiva". In questo caso la rigenerazione nervosa ripristina parzialmente i movimenti oculari in risposta agli stimoli e la percezione della profondità; inoltre così viene ricostruito il circuito centrale della visione in seguito a danni del nervo ottico.


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Tiflosystem: concorso di lettura braille

La Tiflosystem di Padova informa di aver lanciato un concorso di lettura Braille riservato a ragazzi di età fino ai quattordici anni. L'iniziativa intende ricordare la figura della dott. Lucia Guderzo recentemente scomparsa. Gli interessati potranno iscriversi compilando l'apposito modulo scaricabile dal sito www.winlusy.it. Le domande dovranno pervenire entro il 7 settembre 2012. Successivamente verrà organizzata la selezione a Roma o a Milano. I candidati dovranno leggere, davanti alla giuria, un testo di narrativa non precedentemente conosciuto. Il vincitore verrà premiato con un assegno di mille euro. Farà parte della giuria, accanto ad altri esperti, il presidente della nostra associazione Marco Bongi. Per ulteriori informazioni telefonare a Tiflosystem: 049 - 93.66.933.


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Ivrea: terminato il corso di accompagnamento

Lunedì 11 giugno si sono conclusi, per quest'anno, gli incontri del C.R.V. eporediese riservati a parenti e conviventi di persone disabili della vista. La dott. Simona Guida, affiancata dall'educatore Massimiliano Tala ha illustrato le tecniche di accompagnamento e risposto alle domande poste dai partecipanti. L'iniziativa si è rivelata senz'altro assai utile e si pensa di replicarla sicuramente dopo la pausa estiva.

Sempre ad Ivrea, e nel medesimo giorno, il presidente Marco Bongi, accompagnato dal delegato zonale Ivo Cavallo, ha aperto il primo corso di Braille presso la Casa Circondariale. I detenuti, che da tempo operano attivamente nel progetto "Libri dal Carcere" si sono mostrati molto volonterosi e desiderosi di apprendere l'alfabeto tattile usato dai non vedenti. Il corso proseguirà nei mesi estivi per un totale di circa venti ore.


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Ivrea: corso di cucito per disabili visivi

Il Centro di Riabilitazione Visiva dell'ASL TO-4 propone una nuova iniziativa, sicuramente unica per quanto riguarda la sanità piemontese. Si tratta di un corso di cucito finalizzato a far recuperare, specialmente alle signore con gravi problemi di vista, la capacità di compiere autonomamente rammendi, applicazioni di bottoni, orli  e altre semplici operazioni con ago e filo. L'interessante laboratorio sarà gestito da una sarta ed inizierà venerdì  8 giugno, dalle ore 9,30 alle 11,30, presso il C.R.V. di corso Costantino Nigra 37 ad Ivrea. Le lezioni avranno cadenza quindicinale. Per informazioni: tel. 0125 - 41.48.83.


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Test genetici predittivi per la maculopatia

Da alcuni mesi sono disponibili, presso laboratori specializzati, alcuni test genetici predittivi sul rischio di poter contrarre in futuro la degenerazione maculare senile. Il campione da esaminare viene estratto solitamente, senza alcun disagio per il paziente, dalla mucosa orale. Si tratta ovviamente di esami a carattere probabilistico in quanto non sono ancora completamente conosciuti tutti i fattori genetici predisponenti alla patologia. Al momento dunque non tutti gli oftalmologi ritengono consigliabile il test, sia a causa del suo costo non proprio popolare (circa 1000 euro), sia perchè potrebbe generare ansie eccessive ed in parte immotivate in alcuni pazienti. L'unica prevenzione concreta all'insorgere della degenerazione maculare senile del resto, consiste attualmente nell'adozione di una dieta equilibrata e nella rinuncia al fumo, tutte precauzioni utili anche per la prevenzione di molte altre malattie. Dato tuttavia l'interesse ingeneratosi intorno a questi test ci proponiamo di ospitare, nel prossimo futuro, interventi più approfonditi in proposito da parte di alcuni componenti del nostro comitato scientifico.


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Asti: concluso il progetto "turco"

Sabato 19 maggio si è felicemente concluso il progetto triennale di formazione intitolato: "Mobilità e strategie per l'autonomia dei disabili visivi", realizzato dalla nostra sezione provinciale di Asti e finanziato dal locale Centro Servizi Volontariato. Si è trattato di un'iniziativa molto qualificante e complessa che dimostra senz'altro l'alto livello di operatività raggiunto dalla sede decentrata. Ringraziamo sentitamente tutti i partecipanti ai corsi, i docenti e, soprattutto, la coordinatrice Renata Sorba che ha saputo condurre in porto l'attività con grande competenza.


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Prospettive della farmacogenetica in campo oftalmologico

La variazione interindividuale in risposta ai farmaci e determinate reazioni avverse al farmacosono fenomeni ben noti in medicina. Tale variazione individuale potrebbe essere, almeno in parte, causata  da diversità genetiche tra gli individui. Anche se gli studi sostanziali che collegano le varianti genetiche a variazione interindividuale in risposta al farmaco sono stati documentati in diverse malattie come il cancro e le malattie di cuore, tali studi stanno procedendo lentamente anche in oftalmologia. Negli ultimi anni, un avanzamento nelle tecnologie ha portato all'identificazione di geni associati a diversi disturbi degli occhi. Allo stesso tempo, alcuni piccoli studi hanno dimostrato l'associazione di diversi genotipi o aplotipi con risposte diverse  alle terapie farmacologiche. Tuttavia, una applicazione di questi risultati di integrazione nella pratica clinica in oftalmologia non è al momento ancora possibile. Questo perché ci sono molte domande impegnative che restano da affrontare. Per esempio, nel caso di disturbi complessi lo  studio di un singolo gene non è sufficiente. Geni multipli, polimorfismi di un singolo nucleotide (SNP), fattori ambientali e varianti rare o a bassa frequenza possono contribuire alla malattia e devono essere considerati attentamente . Gli aspetti funzionali di molte varianti genetiche inoltre non sono noti. Questo solleva interrogativi sulla loro importanza biologica e la loro potenziale utilità clinica. Inoltre, ci sono questioni legali, etiche e sociali che devono essere regolamentate. I medici e i pazienti devono essere poi istruiti circa la limitazione e la sensibilità dei test genetici. Gli studi farmacogenetici presenti in oftalmologia sono ancora ai primi passi e non suggeriscono che un approccio quanto mai prudente. La farmacogenetica oculare è dunque un settore di ricerca che non può produrre risultati immediati, ma potrebbe però diventare una realtà in futuro.

Fonte: Department of Biological Sciences, Oakland University, Rochester, MI 48309, USA.
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Torino: visita al museo della radio e della tv

Ricordiamo l'interessante appuntamento culturale previsto, nell'ambito della rassegna RI-ABILITA' in questo mese di maggio, ovvero la visita al Museo della radio e della TV in programma per martedì 22 maggio p.v., dalle ore 15 alle 17,30 circa.
In occasione della nostra venuta, le guide allestiranno un percorso contenente diversi reperti e oggetti storici tratti dal magazzino del museo stesso, al fine di ricostruire una retrospettiva archeologica tattile ed uditiva di radio e televisione. Si tratta dunque di una esperienza di grande interesse.
Ritrovo alle ore 15 davanti al museo, via Verdi, 16. Termine della visita ore 17-17.30.
Prenotazione obbligatoria entro il 15 maggio 2012 c/o APRI 011.6648636.
Info: Dott.ssa Simona GUIDA.


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In arrivo impianti per il rilascio controllato di farmaci anti-angiogenici

Genentech, un'azienda  del gruppo Roche, è in procinto di presentare la domanda per i test clinici di un nuovo ausilio progettato per rilasciare, all'interno dell'occhio, Lucentis per un periodo di alcuni mesi. Allo stato attuale, il Lucentis, un farmaco inibitore del vascular endothelial growth factor (VEGF), è indicato per il trattamento della degenerazione maculare senile e per l'edema maculare. Una ulteriore domanda di licenza per l'uso del Lucentis relativamente  al  trattamento dei pazienti con edema maculare diabetico, è attualmente in esame da parte delle autorità sanitarie statunitensi. La somministrazione consigliata di Lucentis, in quest'ultimo caso, consiste in  un'iniezione mensile all'occhio, fattore che aumenta in modo significativo i costi e le visite cliniche per i pazienti ed inoltre aumenta i rischi di effetti collaterali negativi associati all'iniezione oculare, dolore, distacco della retina, emorragie e infezioni. La prospettiva di evitare l'iniezione diretta attraverso l'uso di un dispositivo ricaricabile per il rilascio di Lucentis potrebbe dunque modificare radicalmente la gestione clinica dei diversi disturbi della retina. Nel dicembre 2010, Genentech e ForSight VISION4 Inc., stipularono un accordo di licenza affinché Genentech ricevesse i diritti esclusivi in tutto il mondo sul dispositivo impiantabile di proprietà di ForSights. Il ricaricabile " drug port delivery system " (PDS) consiste in una capsula il cui dispositivo rilascia in prossimità della retina l'agente attivo destinato quindi al segmento posteriore dell'occhio. Una delle estremità della capsula è un'imboccatura esterna che permette un ripristino periodico della fornitura di un particolare farmaco, Lucentis nel caso di Genentech. L'introduzione con successo del dispositivo potrebbe ridurre le visite a una volta ogni quattro mesi per permettere la ricarica del dispositivo mediante iniezione dalla porta esterna.     Commentando il comunicato stampa di Genentech, il Dr. Hal Barron, M.D., Chief Medical Officer and Head, Global Product Development, ha dichiarato che "questo sviluppo riflette l'impegno di Genentech in oftalmologia nello studio di nuove tecnologie che potenzialmente possono consentire la consegna mirata di Lucentis e ridurre la frequenza delle iniezioni. Il contratto di licenza con ForSight VISION4 rappresenta parte della nostra strategia in corso per sostenere la comunità scientifica che si occupa della retina nell'innovare e nello scoprire nuovi modi per aiutare le persone con malattie della vista". L'accordo di licenza esclusiva è inteso al fine di consentire a Genentech di avere la possibilità di applicare il dispositivo ad altri target oftalmici. Genentech sarà responsabile della commercializzazione e sviluppo clinico e sta attualmente collaborando con ForSight nella produzione e ingegnerizzazione del dispositivo. Secondo il Dr. Eugene de Juan, Jr., MD, fondatore di ForSight VISION4, Inc., "la tecnologia ForSight VISION4 ha i requisiti per rivoluzionare il modo in cui oggi trattiamo la malattia oftalmica e Genentech è un partner ideale, data la sua lunga esperienza clinica con Lucentis e il lavoro pionieristico profuso in campo anti-VEGF".


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Trattamento con retinoidi sintetici nella retinite pigmentosa

La RLN Inc., (NASDAQ: QLTI) una società di biotecnologia canadese con sede a Vancouver, ha recentemente annunciato che il suo prodotto a base di retinoidi sintetici per uso orale, QLT091001, ha dimostrato positivi risultati preliminari in uno studio di 17 pazienti con RP. I retinoidi orali di sintesi sono un sostituto dell' 11-cis-retinale, che svolge un ruolo chiave in biochimica visiva ed è progettato per il trattamento delle malattie della retina causate da mutazioni di geni che interferiscono con la disponibilità di 11-cis retinale. La società ha annunciato che i risultati della  fase 1b di studio hanno mostrato " rapidi miglioramenti nel campo visivo, statisticamente e clinicamente significativi ". I 17 soggetti che partecipano al trial, con un'età media di 29 anni, hanno ricevuto una dose di 40 mg di QLT091001 una volta al giorno per sette giorni. Le valutazioni sul campo visivo hanno mostrato miglioramenti statisticamente significativi del 34% al 7 ° giorno (p = 0,005), 29% al giorno 14 (p = 0,02) e il 23% al giorno 30 (p = 0,07). Inoltre, il 53% dei soggetti ha mostrato un miglioramento del visus in almeno un occhio. La ragione per impiegare i retinoidi sintetici come una terapia sostitutiva per la carenza di 11-cis-retinale si fonda, in parte, sul lavoro del Prof. Krzysztof Palczewski, operante  presso il dipartimento di farmacologia della Case Western Reserve University. Studi pre-clinici condotti sul topo e sul cane hanno dimostrato una correzione del difetto sui fotorecettori oltre al ripristino del tracciato elettroretinografico in risposta alla luce. Il completamento degli studi è previsto per il 2015. Commentando la fase 1 b il Dr. Hendrik Scholl della Wilmer Eye Institute, Johns Hopkins University ha dichiarato che, "a seguito del trattamento con QLT091001, i pazienti nel trial clinico hanno sperimentato un rapido e significativo miglioramento in determinati parametri della funzione visiva. Scoprire la causa genetica della degenerazione della retina ha rivoluzionato la nostra intuizione dei processi della malattia a livello molecolare e ci ha dato incoraggiamento per potenziali approcci terapeutici. E ora è emozionante vedere che la RLN lavora nel processo di sviluppo di una promettente potenziale terapia medica per la prima volta per pazienti affetti da cecità dovuta a mutazioni di geni specifici come RPE65 e LRAT (retinolo lecitina aciltransferasi)".  Bob Butchofsky, Presidente e Chief Executive Officer di RLN ha aggiunto che " questi risultati si applicano solo a un singolo ciclo di terapia; ulteriori studi sono in corso per valutare l'impatto di eventuali cicli di ripetizione del trattamento con QLT091001 in questi pazienti, come parte della nostra valutazione in itinere sulla sicurezza e sulla durata dell'effetto. I risultati finali di questo studio sono attesi nel secondo trimestre di quest'anno. Questi ci permetteranno di lavorare con le autorità di regolamentazione negli Stati Uniti e nell'Unione europea allo scopo di prendere decisioni sull'ulteriore sviluppo del farmaco".


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V.C.O.: nuova pubblicazione sulla degenerazione maculare senile

La nostra delegazione zonale del Verbano-Cusio-Ossola ha realizzato un nuovo ed aggiornato opuscolo dedicato alla degenerazione maculare senile. L'iniziativa editoriale è stata portata a compimento grazie anche ad un contributo del locale Centro Servizi per il Volontariato. I testi e le immagini sono a cura dei dott. Renzo Bordin e Lucia Lanzi, oculisti presso l'Ospedale  di Domodossola. Ci complimentiamo ovviamente per l'ottimo lavoro e per la chiarezza dell'esposizione che risulta, pur nella completezza scientifica,  accessibile a tutti. Nelle prossime settimane si procederà alla distribuzione capillare dell'opuscolo presso farmacie, ambulatori ed altri punti di aggregazione del territorio.  Chi fosse comunque interessato ad averne una copia potrà richiederla alla sezione provinciale A.P.R.I. del V.C.O. o alla sede centrale.


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Ri-Abilità: visita al museo della radio

Proponiamo ancora un interessante appuntamento culturale per gli affezionati fruitori della rassegna Ri-abilità. Si tratta della visita al Museo della Radio e della Televisione che si trova presso la RAI. L'iniziativa è prevista per martedì 22 maggio 2012 dalle 15 alle 17. Pensiamo che l'esperienza multisensoriale si possa inserire, a pieno titolo, nel filone di quest'anno che è dedicato all'estetica non visiva.  Il ritrovo sarà davanti al Museo via Verdi, 16, Torino. Iscrizione obbligatoria entro il 15 maggio presso APRI onlus, 011.6648636.

Referente: Dott.ssa Simona GUIDA


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Ivrea: parte il corso di cucina

Giovedì 3 maggio p.v. inizierà, presso il nuovo Centro di Riabilitazione Visiva di Ivrea, il primo corso di cucina rivolto a persone disabili della vista. L'iniziativa avrà la durata di dieci lezioni e ci consentirà di inaugurare la bella cucina sistemata nel centro. Auguriamo ai novelli sei aspiranti cuochi un buon lavoro e di riuscire a preparare ottimi cibi. Chi desiderasse fin d'ora  mettersi in lista per il prossimo corso dovrà comunque telefonare al C.R.V. e prendere un appuntamento: tel. 0125 - 41.48.83.


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Acromatopsia

Chi non è in grado di distinguere i colori viene generalmente definito "daltonico" ma in realtà il daltonismo consiste soltanto in una anomala percezione di alcune famiglie cromatiche. L'assoluta insensibilità ad ogni colore, che possiamo invece sinteticamente descrivere come "vedere tutto il mondo in bianco e nero", rientra fra i sintomi di una patologia assai più grave e rara chiamata "acromatopsia. Negli U.S.A. esistono dati ben precisi in merito alla diffusione di questa malattia: si calcola che essa colpisca una persona su circa 33.000. Basandoci su tali rilevazioni possiamo ragionevolmente affermare che in Italia i malati si aggirino intorno ai duemila. In realtà la mancata visione dei colori rappresenta solo uno dei sintomi più evidenti di questa affezione congenita e di natura genetica. Gli acromati, in effetti, non possono utilizzare una delle due categorie di cellule foto-recettrici presenti nella retina: i coni. Essi consentono la fissazione degli oggetti, l'individuazione dei particolari di ogni immagine e, per l'appunto, la visione dei colori. Gli acromati, di conseguenza, sono comunque sempre degli ipovedenti piuttosto gravi. Il loro residuo visivo difficilmente supera un decimo di acutezza. Altri effetti negativi prodotti dalla malattia sono la fotofobia elevata e il nistagmo. Il primo sintomo è dovuto al fatto che la retina di questi soggetti funziona soltanto utilizzando i cosiddetti bastoncelli. Queste cellule foto-recettrici si saturano facilmente con la luce elevata e non sono in grado di garantire la bisione dettagliata. Il nistagmo invece consiste in un movimento rapido ed involontario degli occhi. Il fenomeno si verifica soprattutto quando la persona cerca di fissare un oggetto e non ci riesce. L'acromatopsia, per fortuna, non tende ad aggravarsi con il passare del tempo. Per questa sua caratteristica essa si differenzia nettamente da una situazione, per molti versi, assai simile: la distrofia dei coni che invece è degenerativa. Gli acromati dunque possono vivere relativamente tranquilli rispetto alle prospettive future della loro vita. Se infatti riescono ad abituarsi all'uso di determinati ausili, come il videoingranditore o i testi ingranditi, non dovranno stare in ansia, come purtroppo molti altri ipovedenti, temendo un peggioramento della vista. A tutt'oggi sono stati identificati alcuni geni che, se difettosi, possono determinare questa malattia rara. Il meccanismo della trasmissione si inquadra, nella maggioranza dei casi, nello schema che i genetisti sogliono definire "autosomico recessivo". Occorre, in altre parole, che entrambi i genitori siano portatori sani e, in tale evenienza, la coppia avrà una probabilità su quattro di generare un figlio malato. In Italia si è costituita nel 1999 l'Associazione Acromati Italiani che ha sede a Verona. Ad essa ci si può rivolgere per informazioni più approfondite. Anche le altre organizzazioni dei retinopatici comunque, come l'A.P.R.I-onlus di Torino sono in grado di fornire supporto a chi si trova a dover affrontare questo problema.


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Amaurosi congenita di Leber

Come indica già chiaramente la denominazione "amaurosi congenita di Leber" ci troviamo di fronte ad una patologia rara che compare fin dalla nascita. Essa può dunque essere diagnosticata già attorno ai sei mesi di vita, quando cioè il bambino inizia a manifestare con chiarezza le proprie percezioni visive. Il termine "amaurosi" può apparire difficile ed oscuro: in realtà significa semplicemente "non visione" e quindi "cecità". La malattia fu descritta per la prima volta, verso la fine del secolo XIX, dall'oculista tedesco che le diede il nome. Essa consiste sostanzialmente in un mancato sviluppo delle cellule fotorecettrici presenti nella retina: i coni, che consentono la fissazione e il riconoscimento dei colori, e i bastoncelli che sono sensibili al movimento degli oggetti e al contrasto. L'incidenza sociale rilevata statisticamente dalla O.M.S. è di un caso ogni circa 30.000 nati. Siamo dunque a pieno titolo nel campo delle cosiddette patologie rare. Quali sono i sintomi che possono far sospettare la presenza dell'amaurosi di Leber? Siccome ci si trova a che fare con piccoli bambini le manifestazioni evidenziate non sempre appaiono univoche e specifiche. Un sintomo molto spesso presente è quello del "nistagmo" che consiste in un movimento incontrollato, rotatorio o a scatti, dell'occhio. A volte inoltre i piccoli tendono a sfregarsi o toccarsi frequentemente gli occhi allo scopo di provocare le tipiche sensazioni luminose dovute alla compressione della retina.  Una diagnosi incontrovertibile la si può però ottenere solo sottoponendo il giovane paziente all'elettroretinogramma e ai potenziali evocati visivi. Il decorso della patologia è in genere fortemente progressivo. La cecità pressochè assoluta è raggiunta purtroppo quasi sempre entro l'adolescenza. L'amaurosi congenita di Leber è un'affezione di origine genetica a trasmissione autosomica dominante. Il gene difettoso è, nella maggior parte dei casi, quello contrassegnato con la sigla "RPE65". Non esistono attualmente terapie efficaci ma, dall'anno scorso, si sta sviluppando, fra Italia e Stati Uniti, uno dei primi progetti di sperimentazione per la messa a punto di una terapia genica. I ricercatori del CNR di Napoli, insieme a quelli operanti alla Pennsylvania University, hanno provato ad "infettare" alcune cellule retiniche di sei malati, con un virus-vettore che, appositamente trattato, portava con se un frammento di DNA da sostituire. I risultati, di cui parlarono a lungo i media nella primavera del 2008, sembrano incoraggianti. Recentemente, in un convegno nazionale organizzato dall'A.P.R.I. a Domodossola, il prof Alfredo Ciccodicola, componente dell'equipe che effettuò lo storico intervento, ha riferito che la cura genica è stata nel frattempo praticata ad altri trenta malati i quali, in maggioranza, hanno ottenuto significativi miglioramenti visivi. Il trattamento inoltre pare non abbia provocato alcun effetto collaterale negativo. Qualche speranza dunque si intravvede per il futuro.


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Malattia di Stargardt

Mentre la degenerazione maculare senile sta diventando sempre più un vero e proprio flagello fra le persone entrate nella cosiddetta "terza età", assai meno diffusa, e pertanto rientrante appieno fra le patologie rare, è la malattia di Stargardt o maculopatia giovanile. Come si evince dalla stessa denominazione essa colpisce la zona centrale della retina, chiamata appunto macula. Quest'area, grande non più di 2 millimetri quadrati, svolge una funzione fondamentale nel processo della nostra visione. Essendo infatti fittamente popolata da un tipo di cellule fotosensibili, note come "coni", la visione attraverso la macula consente di fissare gli oggetti e le persone e di distinguere i particolari delle immagini. Da questo organo dipendono dunque la lettura, il riconoscimento dei volti, la percezione dei colori e la realizzazione di tutti i lavori di precisione. La malattia di Stargardt va pertanto ad impattare pesantemente su tutte queste funzioni della vita quotidiana. Si tratta, come molte altre affezioni retiniche, di una patologia degenerativa di origine genetica. I dati epidemiologici disponibili ci dicono che essa colpisce circa un soggetto su 10.000 abitanti. In Italia dunque dovrebbero soffrirne più o meno 6.000 individui.   I primi sintomi normalmente compaiono in età infantile o adolescenziale. Si nota un repentino abbassamento dell'acutezza visiva e la comparsa di piccole macchie giallastre sulla superfice retinica attorno alla macula. Per fortuna la progressione della degenerazione è in genere molto lenta e difficilmente i malati giungono alla cecità assoluta. Il campo visivo, a parte la zona centrale, si mantiene abbastanza ampio per lunghi periodi. Il forte abbassamento dell'acuità centrale comporta in ogni caso la discesa del "visus" anche al di sotto di 1/10 o 1/20. Per facilitare allora operazioni come la lettura si consiglia l'uso di ausili specifici per l'ipovisione come lenti telescopiche o video-ingranditori. Sotto l'aspetto genetico sappiamo che il meccanismo di trasmissione è quasi sempre di tipo autosomico recessivo. Ciò significa che i soggetti malati devono ricevere il gene responsabile della malattia da entrambi i genitori. Sia il padre che la madre dunque sono necessariamente portatori sani. Il rischio dell'ereditarietà aumenta notevolmente dunque nel caso di matrimonio fra consanguinei o all'interno di comunità chiuse. La malattia di Stargardt risulta a tutt'oggi incurabile. Esistono tuttavia numerosi progetti di ricerca nel mondo che lasciano ben sperare per il futuro. I filoni di studio che appaiono più promettenti sono quelli che puntano alla messa a punto di una terapia genica o basata sull'innesto di cellule staminali opportunamente trattate. Sullo sfondo rimane comunque sempre il sogno della realizzazione di una retina artificiale. Al momento si stanno muovendo in questa direzione i primi passi ma i progressi della ricerca sono senz'altro incoraggianti. Chi fosse interessato ad ottenere maggiori informazioni su questa patologia altamente invalidante potrà rivolgersi ad una delle tredici associazioni italiane che si occupano, a livello regionale, di promuovere la ricerca scientifica contro le distrofie retiniche ereditarie. L'A.P.R.I.-onlus resta a disposizione per informazioni e consigli.


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Retinoblastoma

Non sono nè molti, nè frequenti, per fortuna, i tumori maligni dell'occhio. Fra i pochi ne figura però uno molto grave, il retinoblastoma, che colpisce purtroppo soprattutto bambini anche molto piccoli. La sua incidenza è valutata all'incirca in un caso ogni ventimila nati. A differenza però dalla maggioranza delle affezioni di natura oncologica, il retinoblastoma presenta, in almeno il 40% delle sue manifestazioni,  un'origine accertata di tipo genetico. In queste forme infatti si trasmette in modo autosomico dominante e quindi comporta un rischio del 50% ad ogni successiva generazione di figli.  Ma come si manifesta concretamente questa grave patologia? I primi sintomi compaiono solitamente non oltre i trentasei mesi di vita. Una macchia biancastra o un riflesso rossiccio, si rendono evidenti a livello della pupilla oppure nell'interno del bulbo oculare. A questo punto l'oculista può facilmente formulare una diagnosi precisa attraverso l'esame del fondo oculare che, data la tenera età dei piccoli pazienti, viene generalmente effettuato sotto anestesia totale. I casi più gravi, specialmente quelli ereditari, sono purtroppo bilaterali. Pare che lo sviluppo della massa tumorale sia favorito dalla mancanza, nei malati, di una proteina che inibisce normalmente la formazione di neoplasie. Quali sono le prospettive di cura e la prognosi? Come in tutte le malattie oncologiche, quando la diagnosi avviene precocemente e le dimensioni del tumore sono ancora relativamente piccole, le speranze di guarigione aumentano notevolmente. Attualmente del resto sono disponibili parecchie terapie che possono essere applicate singolarmente o associate fra di loro. Citeremo le radiazioni esterne o somministrate, in modo più mirato, con piccole piastre inserite nell'occhio, la chemioterapia, la terapia laser e la crioterapia per l'eliminazione radicale della massa. Quando però tutte queste cure si dovessero rivelare inadeguate si può giungere purtroppo, in alcune situazioni, all'enucleazione totale di uno od entrambi i bulbi oculari.  Sono raccomandati, anche nel caso di esito positivo delle terapie, frequenti controlli nelle fasi successive. La mancanza infatti della proteina sopra citata espone i soggetti colpiti a possibili recidive ed anche le metastasi a carico di cervello, polmoni e fegato non possono essere escluse. Si consiglia altresì, sia ai genitori dei bambini malati che agli stessi retinopatici divenuti adulti, di sottoporsi ad una consulenza genetica allo scopo di valutare i rischi di trasmissione della malattia ai figli. In tale prospettiva assume una particolare importanza l'esistenza di altri casi in famiglia fra i parenti più o meno lontani. In Italia il centro più importante nella cura del retinoblastoma si trova a Siena. Attorno a questa struttura di eccellenza si è costituita, dal 1997, l'Associazione Italiana Genitori Retinoblastoma (A.I.G.R.) alla quale ci si può ovviamente rivolgere per informazioni ed approfondimenti. Anche presso le altre organizzazioni di retinopatici, come l'A.P.R.I.-onlus) vi sono comunque persone disposte a dare una mano a chi dovesse affrontare questo difficile problema.


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Retinopatia del prematuro

La retinopatia del prematuro, o del pretermine, R.O.P. nella sigla inglese con la quale viene solitamente identificata, è classificata come malattia rara ma così non è se la si circoscrive ad una fascia ben precisa di popolazione, ossia coloro che sono nati prima delle canoniche trentasei settimane di una normale gestazione. Se si considerano infatti i bambini prematuri nel loro insieme la patologia colpisce circa un terzo di essi e la metà dei casi assume connotati di gravità. Se si restringe ancora di più l'angolo di osservazione poi si può notare che la ROP si manifesta nel 85% dei neonati di peso, alla nascita, inferiore ad 1 Kg ed addirittura nel 90% dei piccoli nati prima della ventisettesima settimana. Date però alcune cifre che possono sembrare fredde e distaccate, possiamo passare a descrivere in cosa consiste l'affezione. Tutti gli organi del nostro corpo si sviluppano gradualmente nel corso della gestazione. Così avviene anche per la retina a partire dal quarto mese. Quando però la gravidanza, per un motivo qualsiasi, si interrompe in anticipo, anche lo sviluppo di questo organo così importante e delicato, può subire delle alterazioni significative. La conseguenza più diffusa consiste nella crescita disordinata di piccolissimi vasi sanguigni sopra e sotto la superfice retinica. Tali neo-formazioni, se non si interviene tempestivamente, possono giungere a determinare il distacco parziale o totale della retina con pesanti conseguenze sul piano della funzionalità visiva. Per anni si è pensato che tale processo si innescasse in seguito alla forte ossigenazione a cui è sottoposto il neonato alla nascita, specialmente quando si rende necessario un periodo di incubazione artificiale. Oggi, pur non sottovalutando comunque l'effetto provocato dall'iperossigenazione a cui sono sottoposti i piccoli prematuri nelle incubatrici, si è notato che la R.O.P. può svilupparsi anche a prescindere da tale elemento.    Attualmente  comunque la moderna tecnologia consente di limitare l'esposizione al troppo ossigeno e si possono prevedere protezioni abbastanza efficaci. Esistono inoltre buone prospettive terapeutiche a patto che la diagnosi sia precoce e gli interventi tempestivi e mirati. A tal proposito va innanzitutto precisato che alcune situazioni possono evolvere in senso positivo spontaneamente. Se ciò però non avviene si procede con protocolli ormai ben definiti e standardizzati. Le due metodiche maggiormente utilizzate fanno ricorso a particolari tipologie di laser e alla cosiddetta "crioterapia" ovvero all'eliminazione dei neo-vasi attraverso una sorta di loro congelamento. Nei casi più gravi non è esclusa la possibilità di giungere ad un intervento intravitreale di tipo tradizionale.  Anche per la retinopatia del pretermine esiste in Italia una rete di centri di riferimento regionali fra cui eccelle certamente il reparto di oftalmologia dell'Ospedale "Maria Vittoria" di Torino guidato dal prof. Giovanni Anselmetti. La malattia infatti richiede sempre uno stretto monitoraggio e la sottoposizione dei bambini colpiti a frequenti visite di controllo.  Anche le associazioni, sia pur su un piano diverso, possono tuttavia fornire un notevole supporto psicologico ed informativo ai genitori spesso disorientati. L'A.P.R.I.-onlus, come altre organizzazioni sparse sul territorio nazionale, resta a disposizione per tutte le necessità e gli approfondimenti necessari.


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Una retina da staminali adulte

Per la prima volta sono state ottenute in laboratorio strutture tissutali retiniche contenenti cellule progenitrici proliferanti dei tessuti neurali retinici da cellule staminali pluripotenti indotte (iPS) ricavate da sangue umano. Il rivoluzionario annuncio arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Investigative Ophthalmology & Visual Science . I ricercatori dell'University of Wisconsin-Madison coordinati da David M. Gamm hanno isolato da campioni di sangue umano dei linfociti T riprogrammandoli mediante trasduzione retrovirale per ottenere cellule staminali pluripotenti indotte (iPS) successivamente differenziate in cellule oculari, isolate e coltivate durante i vari step della retinogenesi. Non solo è stato possibile ottenere cellule retiniche da un semplice prelievo di sangue, ma tali cellule si sono rivelate in grado di organizzarsi in strati dando luogo a rudimentali strutture tissutali come accade in vivo: inoltre ogni cellula è risultata dotata di tutte le strutture funzionali necessarie alla percezione e alla conduzione dell'impulso visivo, esprimendo i marker che indicano la presenza di sinapsi chimiche ed elettriche. Le possibili applicazioni di questa scoperta vanno dall'utilizzo di questi tessuti ottenuti in laboratorio per i test su nuovi farmaci allo studio dei meccanismi cellulari delle patologie degenerative della retina, fino alla prospettiva elettrizzante di poter in un futuro non troppo lontano rimpiazzare strati di tessuto retinico nei pazienti che hanno subito danni di vario genere alla retina. "Non sappiamo quanto lontano ci porterà la tecnologia che abbiamo messo a punto", spiega Gamm, "ma il fatto che si sia riusciti a costruire una retina rudimentale da un semplice campione di sangue del paziente è incoraggiante, non solo perché conferma la bontà del lavoro del nostro team negli ultimi anni, ma anche perché il sangue è una fonte di staminali comodissima e a basso costo".


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Concorso libri tattili: il 30 aprile scade il termine

Ricordiamo l'avvicinarsi del termine di consegna dei lavori scritti per il CONCORSO "Scritti per libri tattili" riservato a bambini delle scuole primarie e ai ragazzi delle scuole secondarie di primo e secondo grado senza limiti geografici su tutto il territorio nazionale. I partecipanti dovranno comporre un racconto, una poesia o una filastrocca in rima di massimo 20-30 righe o 20-30 versi in corpo 12. Le composizioni dovranno vertere a scelta sui seguenti temi: i 5 sensi, intelligenza, bontà, bellezza, creatività, coraggio, conoscenza, solidarietà, partecipazione. L'opera giudicata più meritevole e originale da una giuria composta da persone non vedenti e persone vedenti avrà l'onore di diventare il testo di un libro tattile che verrà prodotto dall'atelier dei libri tattili del Centro Documentazione Non vedenti della Città di Torino. Inviare i lavori scritti in nero o per posta cartacea o consegnarli a mano a: APRI onlus, "Concorso Scritti per Libri Tattili", via Cellini, 14, Torino entro il 30 APRILE 2012. Si tratta di un'iniziativa di tipo culturale, dedicata ai singoli e alle scuole, da considerarsi anche quale strumento per parlare adeguatamente e tramite la bellezza del linguaggio artistico di ipovisione e cecità.


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Il Norgestrel potrebbe rappresentare una terapia della degenerazione retinica

Le degenerazioni retiniche rappresentano una delle maggiori cause di cecità nel mondo occidentale. Fra queste vi è la retinite pigmentosa. Rimane ad oggi ancora una malattia non trattabile, in parte a causa della sua complessità e variabilità genetica. Terapie geniche, il trapianto delle cellule staminali e la somministrazione di fattori di crescita ad emissione lenta sono alcuni dei trattamenti attualmente in fase di sperimentazione per il trattamento di questa patologia . Più recentemente, gli ormoni steroidei, ora noti per avere funzioni all'interno del  SNC oltre ai loro obiettivi tradizionali, sono stati suggeriti come potenziali agenti terapeutici. Gli ormoni Progestinici servono a  modulare la sopravvivenza della retina e poiché questi ormoni sono prodotti naturalmente dal corpo, il loro valore come agenti terapeutici potenziali risulta abbastanza chiaro. Saranno dunque prossimamente discussi i possibili  effetti  che favorirebbero la sopravvivenza delle cellule nervose da parte dei progestinici, sia  nel cervello, che specialmente nell'occhio.

Fonte: University College Cork, Biosciences Research Institute, Biochemistry Department, Cell Development and Disease Laboratory , Cork , Ireland +353 21 4901321 ; +353 21 4901382 ; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..


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Asti: corso di degustazione "Occhio al bicchiere"

Una dozzina di soci, tra ipovedenti e non vedenti e volontari della sezione A.P.R.I. Onlus di Asti hanno frequentato, con entusiasmo e partecipazione, al corso di degustazione vini “OCCHIO AL BICCHIERE”.  Le lezioni, di 20 ore, hanno impegnato i corsisti ed il volontario/autista e relatore, Giuliano Cesari, per otto mercoledì ( dall/8 febbraio al 28 marzo 2012 ).  La peculiarità di questo corso è stata la novità della materia e nel contempo l’originalità nell’offrire al disabile visivo l’opportunità di accedere, amplificando con il profumo ed il sapore, al riconoscimento del vino in questione. Ogni lezione si concludeva con la degustazione di un vino particolare, la compilazione di una scheda di valutazione, con parametri predefiniti, ha stimolato e coinvolto ogni volta i presenti ad esternare a turno i propri pareri.  A fine corso il docente ha ricevuto in dono, come ringraziamento della propria prestazione, un maxi bavaglione con logo APRI e la dicitura “OCCHIO AL BICCHIERE”.  L’omaggio è stato piacevolmente gradito dall’interessato.  Giuliano Cesari ha così di seguito testimoniato la sua esperienza:

Quando mi è stato chiesto di relazionare sul mondo del vino, ho accettato con entusiasmo ma con la consapevolezza che le necessarie nozioni sensoriali visive, non sarebbero state di facile comprensione per corsisti ipovedenti e non vedenti.  Questo vasto argomento non è riducibile a mere nozioni enologiche. Il vino è una bevanda non facile da definire. Ho quindi approntato una docenza mirata a definire in modo semplice e sintetico, il profilo organolettico del vino.  Alcuni cenni storici ed edonistiche evasioni, sono comunque d’obbligo.  Cosa sarebbe la vita senza il vino?  Quante emozioni nella filosofia del vino!  Vini curiosi ad accattivanti , vini che fanno sognare, vini che ci fanno ricordare un evento.  Anche se non si ode il suono della campanella che annuncia l’inizio della lezione, il salone adibito al corso di degustazione vino, è gremito di persone che intendono entrare, come protagonisti attivi, nel grande romanzo del vino.  Da questa meravigliosa esperienza, credo di aver imparato il significato della parola curiosità  Giuliano Cesari.

I partecipanti ringraziano Giuliano per la disponibilità, la competenza e la sensibilità con cui ha condotto il corso. Tenendo conto che lo stesso ha richiesto un maggiore impegno.


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La degenerazione retinica foto-indotta è impedita dallo zinco

I supplementi minerali sono inclusi spesso nelle preparazioni di prodotti multivitaminici a causa dei loro effetti benefici sul metabolismo. In questo studio è stato usato un modello animale in cui è stata indotta, tramite la luce, una  degenerazione retinica. Lo scopo era quello di provare l'effetto di protezione dello zinco. I ratti sono stati trattati con varie dosi di ossido di zinco  e quindi esposti a luce visibile intensa per 8 ore.  Il trattamento con lo zinco ha impedito efficacemente il danno, come rilevato mediante l'analisi del DNA.  L'ossido di zinco si è rivelato particolarmente efficace quando è stato somministrato prima dell'esposizione alla luce ed ad un dosaggio di  2-4 volte superiore rispetto a quanto raccomandato dal gruppo di studio relativo alle degenerazioni oculari legate all'età. Facendo uso di un database, 512 geni sono apparsi in grado di rispondere alla somministrazione di zinco, con il 45% di questi collegati al controllo della morte cellulare, della crescita, della proliferazione, del ciclo cellulare in generale. Questi dati suggeriscono una risposta regolatrice integrata ed estesa: i cambiamenti indotti nell'espressione genica dallo zinco sembrano dunque migliorare la capacità della retina di resistere ai danni ossidativi e ridurre il danno ossidativo in seguito all'esposizione alla luce intensa.

Fonte: Petticrew Research Laboratory, Department of Biochemistry and Molecular Biology, Boonshoft Schoolof Medicine, Wright State University, Dayton, OH. Department of Ophthalmology, Emory University, Atlanta, GA. Alcon Research Ltd. Fort Worth, TX.


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Torino: in pericolo il corso per centralinisti telefonici

Anche su La Stampa e Torino Cronaca parlano di questa importante vicenda. Nei giorni scorsi abbiamo assistito al fallimento dell'ente di formazione CSEA, partecipato dalla Città di Torino, che gestisce, fra l'altro, il corso per i centralinisti telefonici disabili visivi. L'evento, che si inserisce pienamente nella grave crisi che colpisce tutto il settore formativo, ci tocca particolarmente perchè il corso di quest'anno, frequentato da otto allievi, rischia di saltare e di non consentire l'inserimento lavorativo di questi ultimi. Nella mattinata di giovedì 5 aprile il presidente Marco Bongi ha ricevuto l'intera classe degli studenti che hanno manifestato la loro forte preoccupazione. Le lezioni sono state sospese da quasi un mese e gli "stages" formativi non sono partiti. L'associazione si è messa, come è suo dovere, a disposizione. Subito sono stati presi contatti urgenti con la Provincia e sabato 7 aprile il problema è già stato sollevato all'interno di un articolo pubblicato su "Il Giornale". Nei prossimi giorni continueremo a fare pressione ed a cercare, se del caso, un nuovo ente formativo disposto a rilevare il corso.


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Onorina voleva l'America

Segnaliamo la presentazione, che avrà luogo giovedì 12 aprile, del libro intitolato "Onorina voleva l'America", scritto dalla nostra collaboratrice ed amica Debora Bocchiardo, redattrice del periodico "Occhi Aperti". L'evento si svolgerà, alle ore 17, presso il Circolo della Stampa, in corso Stati Uniti 27 a Torino. Ci complimentiamo con Debora per il successo che sta riscuotendo nella sua nuova veste di scrittrice ed invitiamo soci e simpatizzanti a partecipare alla manifestazione culturale.


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Settimo: parte un nuovo corso di Braille

Sabato 14 aprile, alle ore 10, presso la Biblioteca "Archimede" di Settimo Torinese, si avvierà un nuovo corso di alfabetizzazione Braille gestito dalla dott. Giuseppina Pinna, componente della locale delegazione zonale APRI. L'iniziativa si inserisce, a pieno titolo, fra le attività culturali previste dalla convenzione stipulata dal sodalizio con la Fondazione Cultura Metropolitana che gestisce la nuova Biblioteca Civica Settimese.   Il corso è aperto sia a non vedenti che a insegnanti, educatori e volontari. Per ulteriori informazioni scrivere a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. .


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Circolo "Mossetto": allo studio una convenzione

Nei giorni scorsi il vice-presidente Pericle Farris ha incontrato il presidente del Circolo ricreativo "Mossetto" di Lungodora Agrigento 16 a Torino. Nell'occasione si sono valutate alcune proposte di collaborazione fra cui la possibilità di far fruire ai nostri soci di condizioni agevolate per pasti e per la partecipazione a varie iniziative culturali.

Da molti anni infatti ci giungono periodicamente alcune richieste volte al reperimento di un punto di riferimento sociale, dove ritrovarsi per bere qualcosa, fare una partita a carte o semplicemente scambiare due chiacchere in compagnia.

Onde però avere un parametro oggettivo sulla diffusione di questa esigenza, vi preghiamo di farci sapere se, ed eventualmente con quale frequenza, vi piacerebbe ritrovarvi al circolo. Queste informazioni ci permetterebbero di trattare con maggiore cognizione di causa l'eventuale convenzione. Rimaniamo dunque in attesa di notizie. 


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Il tegumento della soia nera può ridurre gli effetti di talune degenerazioni maculari

Gli antociani sono conosciuti per avere effetti antiossidanti e possono giocare così un importante ruolo nell'impedire le varie malattie degenerative. In questo studio, È STATO ESAMINATO l'effetto degli antociani estratti dal tegumento della soia nera su un modello animale con degenerazione retinica (RD), una delle cause principali di cecità. La RD è stata indotta in ratti tramite un'iniezione intraperitoneale di N-metil-N-nitrosurea (MNU) (50mg/kg), un agente di metilazione che provoca danni ai fotorecettori. Gli antociani estratti dal tegumento nero della soia (50mg/kg) sono stati somministrati giornalmente, oralmente, per 1, 2 e 4 settimane dopo l’iniezione. Le registrazioni (ERG) di Elettroretinografia e le analisi morfologiche sono state eseguite nei ratti di controllo  e con danno retinico indotto MN.

L’ ERG ha mostrato una riduzione dipendente dal tempo significativa e graduale rispetto a quelle degli animali normali. Nei ratti con degenerazione retinica indotta da MNU gli antociani dati per 4 settimane, mostrano un aumento nella risposta di ERG significativa rispetto ai ratti non trattati, nello stimolo scotopico

 Tuttavia, nei ratti trattati con gli antociani per 1 e 2 settimane, l'aumento nelle risposte di ERG non era significativo. Morfologicamente, lo strato nucleare esterno, dove i fotoricettori risiedono, era ben conservato nelle retine trattate del ratto in tutto il periodo sperimentale. Inoltre, la lesione retinica, valutata immunologicamente con un anticorpo contro la proteina acida fibrillare gliale, è stata ridotta nelle retine antociano-trattate. Questi risultati dimostrano che gli antociani estratti dai semi neri della soia possono proteggere i neuroni retinici da danni strutturali e funzionali, suggerendo un uso come supplemento utile per modulare il RD.

Fonte: Department of Anatomy, College of Medicine, The Catholic University of Korea, The Catholic University of Korea, Seoul 137-701, Republic of Korea.


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Aniridia

Nascere senza l'iride non significa semplicemente non poter mostrare il colore dei propri occhi. Se questa fosse infatti l'unica conseguenza dell'aniridia non staremmo certo a riferirne in una serie di articoli dedicati alle malattie rare che si manifestano nell'occhio.  L'iride, questa sottilissima membrana, fittamente innervata e controllata  da piccolissimi muscoli, ha in realtà l'importante funzione di regolare il flusso dei raggi luminosi all'interno del bulbo oculare. Di conseguenza chi soffre di aniridìa, una rara malattia di origine genetica, è fortemente esposto a gravi rischi dovuti alla luce troppo intensa che potrebbe danneggiare seriamente la retina. Non a caso infatti questa affezione è soprannominata "occhio indifeso": manca cioè il filtro che ripara la retina dalla luce troppo intensa che, come tutti sanno, può essere assai dannosa. Si tratta di un'anomalia di origine genetica che compare fin dalla nascita. I ricercatori ne hanno individuato l'origine in una alterazione del gene "pax-6" che si trova sul cromosoma 11. La trasmissione ereditaria risulta quindi solitamente autosomica dominante ma si registrano altresì parecchi casi sporadici, dovuti cioè ad una nuova mutazione comparsa per la prima volta. L'aniridia comporta quasi sempre una grave ipovisione. Chi ne è colpito difficilmente presenta un visus superiore a 2 / 10. Sebbene, di per sè, la patologia non sia progressiva, non mancano tuttavia effetti collaterali e complicanze che ne tendono ad aggravare il decorso.  Ricorderemo, a tal proposito, il nistagmo che consiste in frequenti ed incontrollati movimenti a scatti dello sguardo, un probabile scarso sviluppo della macula e, soprattutto, la frequente comparsa, a partire dall'adolescenza, di una particolare forma di glaucoma. Per questi motivi gli aniridici devono sottoporsi a frequenti controlli oculistici ed, in particolare, alla misurazione del tono oculare.  Esiste inoltre una seconda forma, assai più grave, della malattia detta "aniridia di tipo 2". Questa variante comporta anche un rischio significativo di contrarre un particolare tumore renale detto "nefroblastoma" o tumore di Wilms. Nel 15% dei casi poi si potrebbe manifestare la Sindrome di Wagr, un insieme di situazioni che comprende, oltre all'aniridìa, anche alcune malformazioni uro-genitali e ritardo mentale. A tutt'oggi non esiste una cura efficace in grado di vincere questa malattia. Si consiglia sempre di utilizzare comunque occhiali scuri e lenti protettive.   Nelle scuole i bambini privi dell'iride hanno spesso bisogno di essere seguiti in modo particolare. Diventano per loro assai importanti le condizioni di illuminazione delle aule e la possibilità di utilizzare ausili per ipovedenti. Allo scopo di promuovere la ricerca scientifica in questo campo è nata, nel 2005 l'Associazione Aniridia Italia (www.aniridia.it) che ha sede a Roma. Chi fosse però interessato ad avere maggiori informazioni potrà tranquillamente contattare anche l'A.P.R.I. di Torino che conta, fra i propri soci, anche persone affette da questo importante problema.


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A.N.F.A.: una nuova opportunità in campo formativo

Il capitolo della formazione professionale ha sempre caratterizzato non poco il nostro impegno sociale. Nel corso della nostra storia abbiamo infatti, di volta in volta, attivato rapporti di collaborazione con vari enti di formazione e tentato anche di gestire una specifica struttura al nostro interno, cosa, quest'ultima, tutt'altro che semplice. Oggi ci è stata proposta una nuova opportunità che, senza trascurare le altre, riteniamo utile non lasciar perdere nella speranza di giungere ad un equilibrio ottimale nel settore. Abbiamo infatti, insieme ad altre associazioni di rilievo come ANFAS e A.I.P.D. (Associazione Italiana Persone Down), accettato la sfida di entrare nel Consiglio di Amministrazione di un ente piccolo ma solido come l'ANFA (Agenzia Nazionale Formazione Avanzata). Fino ad oggi tale struttura si è occupata, con buon successo, solo di formazione per amministratori di condominio, agenti immobiliari ed operatori di onoranze funebri. Oggi, con il nostro ingresso, si aprirebbe anche il settore della disabilità. Venerdì 2 marzo si è riunito per la prima volta il nuovo CdA e Marco Bongi è stato cooptato all'interno di tale comitato direttivo, assieme ad un rappresentante di ANFAS e AIPD. Il presidente di ANFA Elio Caretto si è mostrato molto ben disposto nei nostri confronti. Ciò lascia molto ben sperare per il futuro. Staremo a vedere...


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Un nuovo studio sulla retinite pigmentosa

L'azienda farmaceutica canadese  QLT  Inc ha annunciato, il 1 marzo, i risultati preliminari, giudicati positivamente,  del suo studio internazionale multicentrico fase 1b della sperimentazione clinica di una nuova sostanza, denominata QLT091001,  per il trattamento della Retinite Pigmentosa  causata da mutazioni genetiche ereditarie di proteine dell’epitelio pigmentato retinico  (RPE65) o lecitina retinolo aciltransferasi (LRAT). Lo studio di fase 1b ha mostrato cambiamenti rapidi, statisticamente significativi e clinicamente rilevanti sia nel campo visivo, come pure alcuni miglioramenti dell'acuità visiva . Lo studio ha coinvolto 17 soggetti con RP. Inoltre, piccoli sottoinsiemi di persone con RP sono stati studiati, per quanto concerne effetti secondari della malattia, su altri parametri chiave della visione influenzati da RP, come ad esempio la diminuita sensibilità della retina. Anche i dati disponibili per questi sottoinsiemi hanno mostrato aumenti notevoli e promettenti nei livelli di sensibilità media.


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Africa Market 2012

Si comunica che il Comitato Non Vedenti Africani della nostra associazione parteciperà, con un proprio stand, alla manifestazione denominata "Africa Market 2012" che si terrà nella serata di sabato 10 marzo p.v., presso la discoteca "Hiroshima mon amour" di Torino. L'iniziativa, che comprende un lungo concerto non stop di musiche e danze africane, avrà lo scopo di raccogliere fondi a favore di vari progetti di aiuto per quel continente. Il nostro stand offrirà oggetti vari il cui ricavato verrà devoluto all'Istituto dei Ciechi di Abidjan.


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Nuove sostanze antiangiogeniche

La casa farmaceutica  Regeneron annuncia l’approvazione da parte della FDA di EYLEA, iniezione per il trattamento della degenerazione maculare essudativa correlata all’età alternativo al Lucentis attualmente in uso. La dose intraoculare del farmaco raccomandata è 2mg ogni quattro settimane per le prime 12 settimane, seguita da 2mg ogni otto settimane. Gli effetti collaterali che si verificano  nel 5% circa dei casi sono simili a quelli della terapia tradizionale con LUCENTIS, ossia dolore agli occhi, cataratta, distacco del vitreo, aumento della pressione oculare e, in pochi casi,  distacco di retina. Rispetto al prodotto in uso, richiede una frequenza minore di somministrazioni e minori controlli intermedi. EYLEA è una proteina di fusione ricombinante contenente il recettore per VEGF (fattore di crescita che nel distretto oculare determina una anomala angiogenesi) unito con una porzione delle immunoglobuline G (IgG) in soluzione isosmotica. E’ controindicato in pazienti con infezioni oculari o perioculari, o infiammazioni oculari. Come per altri inibitori di VEGF vi è un rischio di fenomeni trombo-embolici sebbene con probabilità inferiore all’1,8%. Lo studio di efficacia è stato effettuato su 2412 pazienti di età compresa tra i 49 e i 99 anni. Il prodotto sarà distribuito in Europa da Bayer che ha richiesto a giugno 2011 le autorizzazioni necessarie.


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Ancora uno studio sull'apoptosi

Alcune cellule dell’epitelio retinico sono state sottoposte a stress ossidativo con acqua ossigenata per stimolare l’apoptosi che, come è noto, consiste in una sorta di autodistruzione delle medesime. Nelle cellule di controllo è stato iniettato invece il vettore virale privo dell’inibitore. Nelle altre cellule il vettore conteneva anche la sequenza  dell’inibitore dell’apoptosi. Dopo l'esposizione ad acqua ossigenata per un'ora, le cellule transfettate dal gene dell’inibitore presentano una sovra--espressione del gene stesso ed una riduzione statisticamente significativa dei fenomeni di apoptosi. Ne consegue che l’inserimento dell’inibitore dell’apoptosi nelle cellule retiniche può proteggere le stesse dallo stress ossidativo tipico ad esempio della degenerazione maculare legata all’età.

Fonte: NIHR Biomedical Research Centre, United Kingdom.  


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La vitamina D ringiovanisce l'occhio

La vitamina D svolge un ruolo chiave nel sistema immunitario e può proteggere dall’invecchiamento l'occhio umano. La somministrazione di vitamina D per sole 6 settimane in topi anziani ha contrastato sensibilmente i fenomeni di invecchiamento. I topi mostrano una significativa riduzione dell’infiammazione e dell’accumulo di beta amiloide caratteristici dell’invecchiamento. Si evidenzia inoltre una significativa riduzione dei macrofagi nella retina ed un incremento della funzionalità visiva. E’ possibile quindi che la vitamina D possa proteggere anche l’uomo dalla comparsa della degenerazione maculare legata all’età.

Fonte: University College London, Institute of Ophthalmology, UK.


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Effetti della somministrazione di luteina

Molti studi clinici su ampia scala hanno dimostrato che la carenza di luteina rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo della degenerazione maculare. In questo studio si è ipotizzato che la luteina aumenti la densità del pigmento ottico. Si è valutata anche l’acuità visiva e la funzionalità maculare. Centoventisei pazienti con degenerazione a diversi stadi sono stati inseriti in una sperimentazione in doppio cieco, confrontati con placebo in parallelo. Nei pazienti trattati con luteina si è riscontrato un incremento della densità del pigmento del 27,9% contro il placebo. Dopo sei mesi di trattamento si è rilevata anche una variazione significativa dell’acuità visiva e della funzionalità retinica.

Fonte: Department of Ophthalmology, Medical University of Vienna, Vienna, Austria.


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Ri-Abilità: visita al museo di arte orientale

Proseguono le stimolanti iniziative proposte dalla rassegna Ri-Abilità. è prevista per martedì 28 febbraio 2012 la visita al MAO, Museo di Arte Orientale, che accoglie un pregevole percorso tattile composto peraltro di 12 pezzi originali appartenenti alla collezione dell’Asia Meridionale. Ritrovo alle ore 15 davanti al Museo, via S. Domenico 11. Termine della visita ore 17-17.30. Prenotazione obbligatoria entro il 21 febbraio 2012 c/o APRI 011.6648636. Info: Dott.ssa Simona GUIDA.


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Recupero parziale della funzionalità retinica in topicon ipoglicemia

I topi con ipoglicemia manifestano sintomi di degenerazione retinica. L'induzione di una iperglicemia acuta dovuta a somministrazione di destrosio non porta però ad alcun effetto in termini di recupero della funzionalità dei fotorecettori. Ad alcuni topi, a partire dai dodici mesi di vita,  è stata invece somministrata una dieta ricca di carboidrati. Essi hanno manifestato un significativo recupero della funzionalità visiva sebbene ciò non comporti il ripristino delle sinapsi perse. Questo lavoro sottolinea la sensibilità dei fotorecettori al metabolismo dei carboidrati ed i meccanismi di compensazione attuati dall’epitelio retinico sottoposto ad ipoglicemia quando venga consolidato il ripristino dei livelli glicemici normali.

Fonte: Center for Vision Research and SUNY Eye Institute, Department of Ophthalmology, SUNY Upstate Medical University, NY.


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Le lipofuscine possono essere eliminate dalla retina delle scimmie

Le lipofuscine rappresentano  un marker citologico dell’invecchiamento.Alti livelli di lipofuscine sono presenti in soggetti con degenerazione maculare legata all’età. In vivo, fino ad oggi, non è mai stata rilevata degradazione o esocitosi delle lipofuscine. Nelle scimmie trattate con un derivato della classe dei tetraidropiridoeteri, in 36 casi su 48, si è però rilevato un rilascio delle lipofuscine. In 4 occhi si è evidenziata la presenza di macrofagi nell’atto di eliminare le lipofuscine. Questo lavoro apre dunque la strada a possibili trattamenti che consentano l’eliminazione delle lipofuscine in eccesso dall’epitelio retinico di pazienti con degenerazione maculare senile.

Fonte: Section of Experimental Vitreoretinal Surgery, Centre for Ophthalmology, Tübingen, Germany.


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Asti: rinviato l'inizio del corso di enologia

La sezione provinciale di Asti comunica che l'inizio del progetto "Occhio al bicchiere", previsto originariamente per mercoledì scorso, è stato rinviato, a causa del maltempo, a mercoledì 8 febbraio, sempre alla stessa ora e presso la sede CEPROS di via Massimo d'Azeglio 42. Si tratta indubbiamente di un'iniziativa originale ed interessante. Per ulteriori informazioni si può telefonare alla sezione al numero: 0141 - 59.32.81.


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Maculopatia: interazione fra C.F.H. e Malondialdeide

Centre for Molecular Medicine (CeMM), Austrian Academy of Sciences.
Alcune varianti degli alleli del fattore H del complemento(CFH)  possono essere correlate alla degenerazione maculare legata all’età. La malondialdeide, frutto della perossidazione lipidica,  pare sia un ligando del CFH e ciò spiegherebbe le basi molecolari del problema. Infatti il CFH sembra prevenire la risposta infiammatoria dovuta alla presenza di malondialdeide nella retina. Individui con una mutazione nella posizione 402 che sostituisce una tiroxina con una istidina incrementa il rischio di degenerazione maculare di 4,6 volte se presente in un solo allele e di 7,4 se presente su due alleli. La mutazione varierebbe la capacità del CFH di legare l’aldeide con conseguente incremento del rischio di sviluppo della patologia.


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Retinoschisi: trattamento locale con Dorzolamide

Clinical Neurosciences Division, University of Southampton, Southampton, UK.
Questo studio inglese si è incentrato sulla retinoschisi, una rara forma di degenerazione maculare di origine genetica. Si è cercato di correlare la risposta all’uso locale della dorzolamide al ripristino della acuità visiva ed al quadro genetico di partenza. Si tratta di uno studio retrospettivo su 4 pazienti (solo però su 7 occhi). E’ stata analizzata l’acuità visiva e lo spessore della macula prima e dopo il trattamento. I pazienti sono stati curati in questo modo per un tempo medio di circa 22 mesi. La misurazione successiva dello spessore della macula ha mostrato un netto miglioramento in tutti i pazienti trattati. Ma purtroppo a ciò non è corrisposto un miglioramento dell’acuità visiva ed in alcuni casi vi è stato purtroppo anche un peggioramento. Non si è riusciti a stabilire inoltre alcuna correlazione tra la risposta al farmaco e il quadro genetico di partenza.


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Cellule staminali nell'occhio umano

La scorsa settimana hanno destato molto scalpore, nel nostro ambiente, alcune notizie, pubblicate da organi di informazione generalisti, a proposito di un esperimento sull'uomo concernente l'impianto di cellule staminali nella retina. In attesa di informazioni più precise, tratte da riviste scientifiche, pubblichiamo l'articolo apparso sul quotidiano LA STAMPA di Torino il 25 gennaio scorso. Ci sembra infatti il più sobrio ed equilibrato.

"Staminali, primi test sull'uomo  per curare le malattie degli occhi   Risultati incoraggianti su due pazienti NEW YORK Due donne hanno riacquistato l'uso della vista dopo essere state sottoposte a  cure sperimentali con cellule staminali. Si tratta della prima e più importante  applicazione di questa scoperta sugli esseri umani. Prima di adesso, le cellule  staminali umane - isolate per la prima volte oltre un decennio fa - erano state  utilizzate esclusivamente per ricerche sugli animali. "Questo studio è incoraggiante ma è prematuro dire che abbiamo trovato una  terapia" ha detto Paul Knoepfler dell'Università della California a Davis. La scorsa estate, le due pazienti - che avevano perso la vista per due  problemi diversi - hanno ricevuto un impianto retinico in un occhio all' Università della California a Los Angeles. Dopo quattro mesi, entrambe  mostravano segni di miglioramento. "Ma - avverte lo specialista dell' Università Vanderbilt e presidente dell' American Academy of Ophthalmology Dr. Paul Sternberg - non bisogna esagerare la  portata della scoperta". Le due donne hanno mostrato segni di miglioramento ma  continuano a essere considerate legalmente cieche. La ricerca, finanziata da Ucla e Advanced Cell Technology, è stata pubblicata  online dall'autorevole rivista medica Lancet ed era mirata a stabilire se l'uso  di cellule staminali sugli essere umani fosse sicuro. Quello che interessava i  ricercatori era verificare se le cellule impiantate si fossero attaccate alla  membrana dell'occhio e che non ci fossero segni di rigetto o di crescita  anomala. La notizia della scoperta viene appena due mesi dopo che Geron Corporation,  azienda pioniere nella ricerca sulle cellule staminali, aveva annunciato di  aver interrotto il primo test clinico con staminali."


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Possibile terapia genica per la RP

Si apre la possibilità di predisporre una terapia genica anche per una determinata tipologia di retinite pigmentosa causata dalla mutazione del gene MFRP. La Retinite pigmentosa autosomica recessiva, gruppo di degenerazioni retiniche eterogenee, potrebbe essere dovuta, in alcuni casi,  alla mutazione del gene MFRP. E’ stato individuato con certezza un paziente affetto da retinite pigmentosa che presenta questa mutazione e che potrebbe essere un candidato per una futura terapia genica. Uno studio preliminare è stato quindi svolto su un topo che presenta tale anomalia genetica. L’animale è stato transfettato con un vettore contenente il gene corretto a 14 giorni dalla nascita. Il trattamento ha preservato, come rilevato da prove istologiche ed elettroretinografiche effettuate dopo due mesi, coni e bastoncelli dalla degenerazione. Si è potuta inoltre misurare una massiccia espressione del gene nei siti corretti come nei soggetti normali. Si apre dunque una possibile strada per trattare con terapia genica tale forma di retinite pigmentosa. University of Florida, Dept of Ophthalmology, Gainesville, Florida, United States Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


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Missione in Costa d'Avorio

Si è conclusa martedì 10 gennaio la missione umanitaria in Costa d'Avorio, resasi possibile grazie alla donazione della benefattrice Anna Brunetti. La nostra delegazione, composta dal presidente Marco Bongi e dalla coordinatrice del Comitato non vedenti africani Jaqueline N'gbè, ha potuto visitare l'Istituto dei ciechi di Abidjan e numerose associazioni di disabili visivi. Abbiamo donato loro tre postazioni informatiche dotate di sintesi vocale, tavolette braille, bastoni bianchi, libri tattili fornitici dal Centro Documentazione non vedenti della Città di Torino e dal carcere di Ivrea, numerosi vestiti e derrate alimentari. Sono stati altresì incontrati il ministro degli affari sociali, numerosi dirigenti pubblici ed organi d'informazione locali. Chi fosse interessato ad avere maggiori informazioni potrà leggere una serie di reportages dettagliati che sono stati caricati sul nostro gruppo facebook "apri onlus" e visionare tre video inseriti sul canale YOUTUBE "apritorino". Al ritorno dalla Costa d'Avorio il presidente è stato inoltre ricevuto ufficialmente dall'ambasciatore invoriano in Italia  madame Janine SARACiRO'   che ha ringraziato la nostra associazione per l'aiuto fornito ed ha auspicato la prosecuzione di questa collaborazione.


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Asti: occhio al bicchiere

Questo è il titolo significativo attribuito al nuovo corso che sarà organizzato, a partire dal prossimo 1 febbraio, dalla sezione provinciale di Asti. Si tratta di un ciclo di incontri dedicati alla conoscenza del vino e delle tecniche di riconoscimento gustativo. L'iniziativa si svolgerà ogni mercoledì, dalle ore 16,30 alle 19, presso la sede di via Massimo d'Azeglio 42. Sarà docente l'esperto enologo Massimo Cesari. L'iniziativa avrà una durata complessiva di ventiquattro ore.  Per informazioni ed iscrizioni: tel. 0141 - 59.32.81.


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Gli antiossidanti prevengono danni all'epitelio retinico

Department of Biological Sciences, Fordham University, Bronx, NY 10458, USA   Nell’occhio umano degli anziani il danno ossidativo e l’accumulo di lipofuscine causano un declino funzionale dell’epitelio retinico che contribuisce alla comparsa della degenerazione maculare senile. Nei topi con un difetto di fagocitosi legato alla mancanza di recettori per 5 integrina, l’accumulo di lipofuscine è dovuto a stress ossidativi. L’introduzione nella dieta di antiossidanti naturali come luteina e zeaxantina sono sufficienti in questi topi a diminuire l’accumulo di lipofuscine, danni al citoscheletro  e degenerazione dei fotorecettori. In particolare sembra evidente il mantenimento delle caratteristiche funzionali dell’actina, necessaria per la stabilità del citoscheletro.


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Effetti del fumo sulla salute degli occhi

Bascom Palmer Eye Institute, University of Miami, Miami Veterans Administration Medical Center, Miami Florida, USA. Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.   Il fumo è stato associato con una miriade di effetti negativi sulla salute degli occhi inclusa la degenerazione maculare legata all’età e la cataratta. Più  di recente sono state individuate correlazioni tra fumo ed infiammazioni oculari, cali della vista e manifestazioni eclatanti di patologie genetiche. Nonostante l’abbondanza di dati, solo l’Australia ha lanciato una campagna anti-fumo fondata anche sulle conseguenze negative sulla vista. Negli altri paesi sembra mancare una politica che diffonda  tra le persone tale consapevolezza.


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Retinopatia Diabetica

Si tratta di una patologia secondaria determinata prevalentemente dal diabete mellito insulinodipendente. Come avviene per altri organi come i reni e gli arti inferiori, il diabete comporta, a lungo andare, alterazioni ed un indebolimento alle pareti dei vasi sanguigni e, di conseguenza, alcuni danni al microcircolo ematico in varie zone del corpo. I piccoli vasi che irrorano la retina possono essere pertanto soggetti a rotture, aneurismi e versamenti sierosi. Le cellule retiniche non vengono perciò adeguatamente nutrite e tendono a morire nelle zone dove il sangue non giunge più con la necessaria regolarità.

Esistono due tipi di retinoppatia diabetica:

  • Sierosa od emorragica. Risulta meno grave e più facile da controllare.
  • Proliferante. Si sviluppano disordinatamente micro-vasi sopra e sotto la retina nel tentativo di far giungere più sangue alle cellule fotorecettrici. Questa forma è più grave e più difficile da tenere sotto controllo.

La terapia si avvale di vari tipi di laser ma il controllo frequente e la stabilizzazione della glicemia rappresentano  senz'altro la migliore prevenzione.


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Cataratta

La cataratta consiste nell'opacizzazione del cristallino, la lente interna ai nostri occhi. Si tratta di una patologia tipica della terza età che oggi comunque, grazie ai notevoli progressi della scienza medica, può essere trattata con successo e completamente eliminata. I sintomi consistono in una visione annebbiata ed in una conseguente diminuzione del visus. La terapia è essenzialmente di tipo chirurgico e prevede la sostituzione del cristallino con una lentina artificiale. L'intervento può avvenire anche a livello ambulatoriale. Più complessa si presenta invece la situazione della cataratta congenita, ossia già presente alla nascita. Questi bambini spesso manifestano anche altri problemi visivi legati allo sviluppo dell'occhio. L'intervento chirurgico poi non sempre è risolutivo a causa della crescita dei bulbi oculari. 


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Glaucoma

"Il ladro silenzioso della vista", così viene soprannominato il glaucoma, una malattia dell'occhio particolarmente subdola ed insidiosa. Si presenta infatti, tranne che in poche eccezioni, Senza sintomi premonitori e soprattutto, quando si arriva alla diagnosi, spesso ha già prodotto danni purtroppo irreversibili. Consiste essenzialmente in un innalzamento della pressione oculare, da non confondersi assolutamente con quella sanguigna. L'umor acqueo, un liquido che riempie la camera anteriore dell'occhio, viene prodotto in quantità superiore al necessario oppure, ma l'effetto non cambia, non viene smaltito adeguatamente in uscita. Aumenta dunque la pressione e, come quando si gonfia un palloncino, le pareti oculari vengono compresse ed alcuni organi delicati, come la retina ed il nervo ottico, ne risentono negativamente. Esistono essenzialmente due forme principali di glaucoma: quella "ad angolo aperto", meno grave ma asintomatica e quella "ad angolo chiuso" che può dare forti dolori e sulla quale occorre intervenire con sollecitudine.  Come combattere allora questo "ladro silenzioso"? Semplicemente misurando la pressione oculare, detta anche "tono", almeno una volta all'anno dopo i quarantacinque anni di età. Questo è infatti il periodo della vita in cui il rischio di contrarre la patologia aumenta considerevolmente. La tonometria, questo è il nome dell'esame, non è dolorosa e viene realizzata solitamente dagli oculisti nelle normali visite di controllo. Se si arriva ad una diagnosi di glaucoma bisognerà poi tenere costantemente sotto controllo la malattia e contenerla attraverso la somministrazione di particolari colliri. La terapia dunque dovrà essere applicata per tutta la vita. Nei casi più gravi sono possibili anche taluni interventi chirurgici.


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Sindrome di Usher

Una doppia disabilità sensoriale, visiva ed uditiva, questo è il risultato prodotto dalla Sindrome di Usher, una patologia rara e senza dubbio particolarmente grave. Non vedere e non sentire infatti significa, nella realtà, essere quasi completamente isolati dal mondo esterno. Diventano pertanto  assai difficoltose le relazioni interpersonali ma, nonostante ciò, non sono poche le persone che, pur essendone afflitte, riescono comunque a condurre una esistenza piena ed integrata. Il nome della sindrome deriva dall'oculista scozzese Charles Usher che la identificò e descrisse intorno alla metà del XIX secolo. In genere i problemi uditivi si manifestano prima rispetto a quelli visivi. L'origine di questa affezione, che si calcola colpisca in Italia circa 3.000 persone, va ricercata senz'altro a livello genetico. In realtà i due organi coinvolti dalla degenerazione, la retina e la coclea, sono entrambi costituiti da cellule nervose piuttosto simili fra di loro. Essa si trasmette in modo autosomico recessivo e quindi, se entrambi i genitori risultano portatori sani, avranno il 25% di probabilità di generare figli malati. Il problema è che non sempre è possibile identificare con certezza i portatori sani. Gli esperti hanno classificato la Sindrome di Usher in tre sotto-categorie. Quella di tipo uno, la più grave, si manifesta con una sordità profonda fin dalla nascita mentre il declino della vista avviene progressivamente a partire dall'infanzia. Spesso compaiono anche disturbi dell'equilibrio dovuti ad anomalie dell'orecchio interno. Il secondo tipo risulta, per fortuna, meno grave: la sordità non è assoluta mentre la retinite pigmentosa, che causa la perdita della vista, compare dopo l'adolescenza e progredisce più lentamente. Esiste infine una terza forma della malattia, diffusa quasi soltanto in Scandinavia, dove anche il deficit uditivo è progressivo così come la retinite pigmentosa. Fatta però questa breve carrellata di presentazione scientifica, penso che qualcuno possa legittimamente incuriosirsi su come si riesca a comunicare con coloro che non sentono e non vedono. Naturalmente, per fortuna, non sempre la minorazione raggiunge l'assoluta cecità e sordità. Anche per i più sfortunati esistono però metodi che consentono un contatto, magari più lento e difficoltoso, ma reale.  Chi ha appreso, ad esempio, la Lingua Italiana dei Segni (L.I.S.) perchè prima vedeva, ha la possibilità di adottare un sistema tattile di questo linguaggio. Toccando le mani che si muovono si riescono ad interpretare i concetti espressi in un discorso. Chi invece non ha imparato la L.I.S. ha a disposizione l'alfabeto "Malossi". Si tratta di un metodo nel quale si indicano, con piccoli tocchi o pizzichi, le lettere posizionate su ben determinati  punti del palmo della mano. Non è comunque una vita facile quella del sordo-cieco. Attualmente purtroppo non esistono cure efficaci contro la Sindrome di Usher. Numerosi progetti di ricerca vengono portati avanti in tutto il mondo e si spera, così come per altre malattie genetiche, che nei prossimi anni siano messe a punto terapie specifiche in grado almeno di fermare il processo degenerativo.  I settori più promettenti sono quelli della bioingegneria, degli innesti di cellule staminali e delle possibili terapie genetiche.


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Maculopatie

La degenerazione maculare senile è una patologia altamente invalidante e sempre più diffusa nella nostra società. Si calcola infatti che essa colpisca, in modo più o meno grave, oltre il 10% degli ultrasettantenni. Le percentuali tendono poi ad aumentare ancora con l'avanzare dell'età. La macula è la parte centrale e di gran lunga più sensibile della retina. Essa è costituita da tessuto nervoso e pertanto non è in grado di ricostituirsi in caso di un suo grave danneggiamento. La malattia si presenta solitamente attraverso sintomi molto caratteristici come la visione di linee spezzate od improvvise gravi difficoltà nella lettura. Gli effetti più evidenti consistono nella perdita della capacità di leggere senza l'utilizzo di particolari ausili, nel non riconoscere i colori ed i volti delle persone che s'incontrano. Esistono due categorie molto diverse di degenerazione maculare. La forma secca o atrofica è meno grave. Progredisce più lentamente ma purtroppo è anche quella per cui persistono minori possibilità di trattamento. Attualmente si cerca di contrastarla attraverso l'assunzione di antiossidanti, vitamine ed altri integratori alimentari. Più pericolosa è invece la forma umida o essudativa. In questo caso si può intervenire per bloccare la degenerazione sia attraverso l'utilizzo di un particolare raggio laser (terapia fotodinamica), sia tramite iniezioni intravitreali di sostanze che inibiscono la proliferazione di vasi sanguigni sopra e sotto la  superficie della retina. Si può prevenire la maculopatia? Non sempre ma certamente l'adozione di uno stile di vita sano può ridurre non poco i rischi di contrarre la malattia. I ricercatori hanno infatti identificato alcuni fattori di rischio che possono aumentare le probabilità di ammalarsi. In tal senso possiamo citare il fumo, le diete troppo ricche di grassi insaturi, l'obesità e l'ipertensione arteriosa. Esiste inoltre, almeno per talune forme, una predisposizione genetica che può essere verificata attraverso un particolare test molecolare recentemente messo a punto negli Stati Uniti.   Va infine detto, onde tranquillizzare chi ha contratto la patologia, che quasi mai la degenerazione maculare porta alla cecità assoluta. Essa in genere progredisce compromettendo però soltanto la porzione centrale  del campo visivo. Si tratta certamente di una minorazione grave sul piano funzionale ma talune tecniche riabilitative, come la cosiddetta "microperimetria" possono limitarne in parte la valenza invalidante. 


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Retinite Pigmentosa

La retinite pigmentosa (RP), o "retinosi pigmentaria" secondo una denominazione formalmente più corretta, è una famiglia di patologie degenerative e di origine genetica che colpiscono la retina. Queste malattie determinano, seguendo un decorso molto variabile a seconda della tipologia, una progressiva disattivazione delle cellule fotorecettrici, ossia i coni e i bastoncelli. I principali sintomi che possono indirizzare alla diagnosi di RP sono:

  • Restringimento del campo visivo
  • Difficoltà a vedere di notte o in ambienti poco illuminati (emeralopia)

Con l'avanzare della patologia si possono manifestare anche altri effetti come una elevata fotofobia, difficoltà a distinguere i colori e problemi nella fissazione.

Appare ormai accertata l'origine genetica della RP. Essa si trasmette secondo meccanismi propri ad ogni sottocategoria, ed essenzialmente, sul piano dell'ereditarietà, può essere così classificata:

  • AUTOSOMICA DOMINANTE: Basta un solo genitore che trasmetta il gene mutato per avere il 50% di probabilità di generare un figlio malato.
  • AUTOSOMICA RECESSIVA: E' necessario che entrambi i genitori siano portatori sani del gene mutato. In tal caso vi sono il 25 % di probabilità di generare un figlio malato.
  • LEGATA AL CROMOSOMA X: Si trasmette solo dalle madri portatrici sane ai figli maschi.

Esistono anche molti casi cosiddetti "sporadici" nei quali non è possibile risalire al meccanismo di trasmissione genetica. E' comunque consigliabile sottoporre ogni malato, ed i suoi famigliari, ad una consulenza da parte di un genetista.

Non esistono attualmente terapie risolutive che possano guarire la RP. Si sperimentano tuttavia, in tutto il mondo,  numerosi trattamenti empirici finalizzati almeno al rallentamento del decorso. Non è comunque facile determinarne l'efficacia anche perchè la malattia può spesso fermarsi anche per molti anni, per poi aggravarsi improvvisamente senza apparente motivo.

In una percentuale significativa di malati la RP può essere accompagnata anche da problemi di udito più o meno gravi. Quando però la sordità precede cronologicamente il deficit visivo si parla di "Sindrome di Usher".


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Note al buio

Note al buioSi tratta di una rassegna di conferenze di carattere divulgativo realizzata presso il Circolo dei Lettori di Torino, ente culturale di proprietà della Regione Piemonte. L'attività è iniziata nel 2010 in occasione delle manifestazioni organizzate per ricordare il ventesimo anniversario di fondazione dell'A.P.R.I. onlus. Nel 2010 si sono svolti quattro incontri, tutti seguiti da un vasto pubblico: la presentazione del libro di Wolfgang Fasser, conferenze dedicate a Ray Charles, Steve Wonder e J. S. Bach. Nell'autunno del  2011 sono state organizzate due conferenze dedicate rispettivamente ai musicisti blues americani non vedenti ed alla musicalità del parlato.  La rassegna si avvale della collaborazione del giornalista e musicologo Marco Basso e del musicista Leonzio Gobbi. Coordinatori organizzativi sono Tony Lama e Silvia Mamini.


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Progetto Africa

Progetto AfricaIl Comitato Non Vedenti Africani, di cui trattiamo in altra pagina, ha fino ad oggi sviluppato tre missioni umanitarie a favore dei disabili visivi di quel continente.

Nella primavera del 2010 si è svolto un viaggio conoscitivo nella Repubblica Democratica del Congo. Nel corso dell'iniziativa si è visitato l'Istituto Nazionale dei Ciechi di Kinshasa. Si sono stabiliti inoltre contatti con il locale governo e con associazioni operanti a favore dei disabili visivi.
Al ritorno in Italia abbiamo effettuato una raccolta di attrezzature oculistiche e materiale tiflologico che sono stati poi consegnati all'organizzazione ADESCOPHA composta da non vedenti congolesi.

Nel 2011 invece abbiamo inviato aiuti in Costa d'Avorio. Nel mese di luglio abbiamo affidato oltre cento lentine intraoculari alla coordinatrice del comitato Jaqueline N'gbè che si è recata ad Abidjan. Nel gennaio 2012 invece il presidente Marco Bongi ha visitato l'Istituto dei Ciechi della capitale invoriana e, nell'occasione ha donato a tale struttura alcuni computer con sintesi vocale, tavolette Braille, bastoni bianchi, libri tattili e derrate alimentari.

Nel 2012 si è iniziata anche una campagna di raccolta fondi a favore dei disabili visivi del Senegal.

Nel 2014 siamo inoltre riusciti, grazie al contributo della Fondazione VII Novembre di Ivrea, a creare una biblioteca, rivolta agli studenti ipovedenti, nella città camerunese di Douala. La struttura, denominata "Le Pavillon Blanc", contiene molti video-ingranditori, un'aula informatica e numerosi ausili tiflo-didattici.

Tutti questi progetti sono attualmente coordinati da Jaqueline N'gbè coadiuvata da Stephane Ebongue.


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