L'amaro sfogo contro il comportamento irrispettoso della Commissione di Accertamento della Cecità Civile, pubblicato su questa newsletter della scorsa settimana, ha suscitato numerose reazioni da parte di soci e sanitari. Vorremmo oggi in particolare ringraziare la direttrice sanitaria dell'Ospedale Oftalmico di Torino, dott. Elisabetta Sardi, che ci ha testimoniato, con una bella telefonata, la sua indignazione. Riportiamo inoltre, quì di seguito, la significativa lettera inviataci da un nutrito gruppo di soci della sezione provinciale di Asti:
Siamo un gruppo di ipo vedenti e non vedenti di Asti, iscritti all'Apri. Vogliamo con queste poche righe esprimere la nostra solidarietà alla signora che ha scritto la lettera aperta sulla commissione Medico Legale. Ognuno di noi, in modi e tempi diversi, abbiamo avuto a che fare più volte con la Commissione e tutti ogni volta ci siamo resi conto che i medici che fanno parte della suddetta commissione non hanno mai dimostrato un minimo di sensibilità e competenza nei confronti dei malati sensoriali. Sono spesso abituati a visionare persone anziane con problemi motori e quelli giovani e non con altre patologie vengono accolti sempre in modo molto "sufficiente". La fretta e la superficialità li induce ad un atteggiamento sempre molto inadeguato e per nulla dignitoso nei nostri confronti. Credo che la denuncia della signora sia una delle tante voci che dovremmo unire per denunciare alle istituzioni questo ormai rituale atteggiamento della commissione. Dobbiamo ricordare ai signori medici che un malato ha una dignità ed è spesso psicologicamente debilitato e mortificato a presentarsi ogni volta, soprattutto quando si è affetti da una patologia degenerativa, e che tale condizione crea ansie e disagi, e pertanto un piccolo gesto di umanità ed un sorriso non guasterebbero a rendere l'approccio più gradevole. Sono poi gli atti e i documenti a definire lo stato di invalidità ma la persona interessata va trattata con le giuste maniere.
(un gruppo di Soci della sezione di Asti)
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Commissioni INPS: una risposta alla lettera aperta
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