Domenica 24 luglio la nostra coordinatrice provinciale di Asti Renata Sorba ha indirizzato una lettera aperta alle associazioni che compongono il tavolo di concertazione presso l'assessorato alle politiche sociali del comune. I temi trattati, sebbene riferiti all'ambito locale, rappresentano senz'altro uno spunto di riflessione per tutti. Si tratta infatti di problemi molto diffusi ovunque che meritano una meditazione collettiva. Riportiamo pertanto, quì di seguito, il testo integrale della lettera:
FARE RETE E CREARE PONTI
Credo che ormai sia giunto il momento di fare chiarezza e di esporre con molta tranquillità, non in tono polemico ma bensì costruttivo, circa il modo di lavorare e di creare rete sul territorio astigiano tra le associazioni impegnate nel mondo del volontariato. Da diretta interessata e parte attiva in questo campo sento la necessità di esternare un malcontento ed una insoddisfazione su come si stanno evolvendo le cose in questo ultimo periodo. L’idea di creare un tavolo di lavoro presso le politiche sociali del nostro comune cittadino, avendo anche un punto di riferimento come il signor Vincenzo Soverino, consulente, sta dando a mio parere un risultato non cosi positivo come si pensava. Escono articoli di denuncia, dove si elencano solo e si denunciano fatti legati alle barriere architettoniche presenti nella nostra città da singole associazioni di categoria, sono documenti sterili che non danno però suggerimenti su come affrontare la situazione. Alle riunioni non si fa altro che ripetere “ facciamo rete” ma quando si tratta di passare alla fase operativa ciò non avviene. Il grosso errore che si compie, da parte di alcune associazioni, è di portare solo la propria esperienza nel proprio campo e nella propria disabilità senza allargare la prospettiva e cercare di andare in contro ad altre disabilità. La “rete” per me consiste nel trovare una mediazione, cercare anche di conoscere le altre disabilità, motorie, intellettive e non solo sensoriali. Una città a misura di non vedente non deve però escludere anche l’accesso al disabile motorio e viceversa. Credo che questo atteggiamento piuttosto “personalistico” che alcune associazioni stanno proponendo, non dia buoni frutti. Non bastano riunioni per organizzare eventi strettamente legati alla giornata internazionale della disabilità che ricorre ogni mese di dicembre, ma occorre anche lavorare in tutti gli altri mesi dell’anno per migliorare e costruire ponti, reti, collegamenti e non piccole isolette che creano barriere mentali e non danno un buon esito. Non sottovaluto l’impegno di tutti i dipendenti comunali interessati all’assessorato dei servizi sociali, anzi, ma credo che non basti solo organizzare e promuovere iniziative didattiche, convegni, seminari e altro, quando poi gli stessi non frequentano e non si prestano a conoscere il lavoro e le iniziative che le associazioni singolarmente organizzano fuori da quel contesto. Credo che siamo arrivati ad un punto in cui occuparsi della disabilità sia diventato un modo per ricevere riconoscimenti, plausi e consensi, ma si è molto lontani dal pensiero etico e morale di come va vissuta una disabilità, sia da parte di chi la vive in prima persona e da chi ci opera per motivi di lavoro. Occorre quindi fare una riflessione: imparare tra tutti a non focalizzarsi solo sul proprio campo e disabilità ma occorre uscire dal proprio seminato per ricevere ed offrire uno scambio. Per quanto mi riguarda, nella mia modesta esperienza in campo di volontariato, sento molta resistenza e chiusura in questo atteggiamento di timore e paura di perdere la propria identità e ruolo. Non per fare polemica ma bensì per trovare una soluzione al problema, propongo proprio un incontro, aperto a tutti i disabili e gli operatori del settore, per chiarire e dibattere meglio su questo modo di rapportarsi o meglio di non rapportarsi con altre associazioni anche della stessa categoria. Rimango a disposizione quindi per un eventuale confronto.
Renata Sorba