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L'AMARO SFOGO DI UN IPOVEDENTE DISOCCUPATO

Abbiamo ricevuto, da un nostro socio del VCO, una toccante testimonianza sulla condizione di chi, pur non rientrando ancora nella categoria dei ciechi civili, non è comunque nelle condizioni di poter svolgere un lavoro alla pari dei normodotati. A queste situazioni, tutt'altro che infrequenti, non si possono applicare le tutele delle leggi che disciplinano il collocamento dei non vedenti. Così lo status di disoccupato diviene quasi inevitabile e le frustrazioni aumentano a dismisura. Eccovi dunque la lettera dell'amico Stefano Becciolini:

E' sempre difficile ammettere una disabilita, soprattutto se questa è invisibile alle altre persone. Gli altri non sanno che sei un'ipovedente, che soffri di maculopatia e non si spiegano il motivo per cui non li saluti quando gli passi accanto. Ma i problemi veri, spesso drammatici, iniziano nel momento in cui non sei più in grado di svolgere il tuo lavoro. il mio era quello di consulente informatico e per ovvi motivi non ho potuto più farlo. Perdi il lavoro, ti affanni a cercarne uno qualsiasi anche come lavapiatti, ma ti chiedono di presentare un Curriculum Vitae ed il tuo è "troppo professionale".
Prendi allora il coraggio e fai domanda per la pensione di invalidità. Con quella soltanto tuttavia non è possibile vivere, se ne va via tutta anche solo per pagare metà dell'affitto.
Mi sono quindi iscritto, pieno di speranza, alle liste speciali presso il Centro per l'impiego. Così, pensavo, questi signori mi troveranno sicuramente un'occupazione adatta alle mie condizioni visive.
Così speravo ma..., mentre il tempo scorreva inesorabilmente, ben presto mi resi conto che non era esattamente così. Nessuno cerca, in realtà, un ipovedente. I pochi lavori disponibili per gli invalidi, pulizie, magazziniere, operaio generico, richiedono sempre l'uso degli occhi e, se non sei cieco, neppure puoi accedere alle liste dei centralinisti telefonici e dei fisioterapisti non vedenti.
E allora inizia il pellegrinaggio presso gli Uffici Provinciali del Centro per l'impiego, anni di attese, ma nulla, nemmeno un colloquio di lavoro che possa darti una speranza di un' avvenire. Poi ci si mette l'età, 50 anni e che di certo non ti aiuta.
Tutti ti dicono che devi inventarti un lavoro e ci ho provato. Ho iniziato a fare il Personal Trainer, cercando di compensare la disabilità fisica con il miglioramento dell'aspetto esteriore, quasi per volere dimostrare al mondo che hai forza e coraggio e puoi sopperire alla tua grave mancanza visiva con la fisicità; o forse per stimolare gli altri a superare mentalmente i problemi con la tenacia e la volontà. Ho provato anche a fare saltuariamente il portiere notturno negli hotel..., sperando di non sbagliare a contare i soldi quando pagano i clienti.
Poi arriva il momento che sei stanco e amareggiato di far parte di una società che calpesta sempre e solo i più deboli; ti incazzi nel sentire le menzogne dei telegiornali e dei politici. In te c'è la consapevolezza che la crisi economica è stata costruita, o per lo meno usata per l'appiattimento della società verso il basso, per l'eliminazione dei diritti del popolo a favore delle grandi imprese e delle Multinazionali che vogliono venire ad investire in Italiadove il mercato del lavoro è troppo oneroso.
Allora scendi in Piazza a protestare, passi ore, mesi nel Presidio a parlare con Commercianti, piccoli Imprenditori, pensionati e giovani disoccupati che si lamentano e soffrono, ma nemmeno questo serve a smuovere le coscienze intorpidite da decenni di lavaggio del cervello Orweliano.
Ad un certo punto tiri le somme di quello che hai fatto, degli sforzi vani e prendi coscienza dell'unica verità: la solidarietà verso gli altri è una moneta rara e preziosa, che nemmeno molti uomini di Chiesa sono disposti a spendere per il prossimo. Sono le monete di latta senza valore come quelle dell'egoismo, della superbia e dell'avidità le più spendibili nel mercato globale dell'inumanità.

Stefano Becciolini

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