E' stato spedito, nei giorni scorsi, il numero primaverile della nostra rivista ufficiale "Occhi Aperti". Anche questo fascicolo, come sempre, contiene numerosi articoli di approfondimento che meritano un'attenta lettura.
Tra i pezzi più significativi ricordiamo: due reportages completi dedicati rispettivamente ai concerti di Aleandro Baldi e allo spettacolo teatrale "Le mie parole vedranno per me", una nuova recensione, di Sara Taricco e Anna Cirelli, sul serial televisivo "Blanca", la recensione del romanzo novecentesco "Il musicista cieco" di Vladimir Korolenko, una retrospettiva storica sugli occhiali da ghiacciaio di Michelino Caposio, e tanti altri articoli interessanti.
Chi desiderasse copie aggiuntive della rivista potrà ritirarle presso la sede centrale e quelle periferiche. Prossimamente caricheremo anche la versione sonora sul nostro canale Youtube.
Riportiamo, quì di seguito, l'editoriale scritto dal presidente Marco Bongi:
Sinceramente lo devo ammettere: all'inizio di questa avventura non pensavo minimamente che potesse appassionarmi al punto di calarmici dentro come protagonista. "Le mie parole vedranno per me", questa esperienza teatrale immersiva nel pianeta cecità, mi appariva come una delle tante stramberie dell'arte contemporanea, una di quelle "ideone" che finiscono inevitabilmente per lasciare il tempo che trovano o addirittura un pretesto per far breccia su una critica culturale spesso annoiata per le solite tematiche.
Oggi devo affermare che non è stato per niente così. Il lavoro di Marco Corsucci e Andrea Dante Benazzo, dopo una lunga fase di ricerca sonora, ha prodotto infatti un'opera molto suggestiva che riesce concretamente a scavare nelle emozioni più profonde determinate, in uomini e donne, da quel fenomeno, piuttosto diffuso, che si chiama perdita della capacità sensoriale visiva.
L'indagine non analizza, in modo particolare, la cecità come situazione statica, quanto piuttosto il processo dinamico interiore che conduce ad essa lungo sentieri personali, diversi ma paralleli.
In questo ambito finisce quindi per evidenziarsi quasi una competizione fra vista e udito, e il secondo tende naturalmente a prevalere, con effetti spesso anche spettacolari, man mano che la prima si indebolisce, sulla scena come nella realtà quotidiana.
Parecchi spettatori, anche quelli vicini all'associazione, mi hanno dunque riferito di essersi sentiti più coinvolti emotivamente da "Le mie parole vedranno per me" rispetto ad eventi similari come le cene al buio o i percorsi bendati, che tendono a simulare la cecità. Nello spettacolo di Corsucci, del resto, non si utilizza il buio assoluto ma l'effetto spiazzante comunque non viene meno. A tutto ciò da un contributo fondamentale la tecnologia, molto avanzata, della registrazione binaurale.
Dopo queste valutazioni positive vorrei aggiungere però anche un'osservazione, per così dire, interna. Mi ha davvero colpito l'impegno corale di tanti soci, la voglia di esprimere le proprie emozioni più intime, la ricerca di un rapporto personale con il regista e i suoi collaboratori. Quahndo è poi arrivato il momento delle repliche tutti si sono sentiti, in qualche modo, i protagonisti ed hanno dimostrato concretamente, con la presenza e il passa-parola, di aver condiviso un percorso artistico ed umano fuori dal comune. Un sentito grazie allora e speriamo di ritrovarci presto nuovamente tutti in scena!
Marco Bongi