In queste ultime settimane, a seguito della candidatura di Mario Barbuto alle elezioni politiche, è esplosa una violenta crisi all'interno dell'Unione Ciechi. Da una parte si sono scatenate orde di censori ideologici e pseudo-puristi intellettuali, dall'altra una sorta di sgangherata "Royal Family" ha dato il peggio di sè nell'evidenziare un attaccamento smodato al suo trono di cartone. Uno spettacolo davvero deprimente e poco lusinghiero!
Qualcuno allora mi chiede: ma non sei contento? L'associazione che, soprattutto a Torino, vi ha sempre avversato e cercato di schiacciare, ora sta finalmente evidenziando con chiarezza le sue contraddizioni e debolezze!
La mia risposta è però molto perentoria. Ebbene no, non sono affatto contento. Mi rattrista soprattutto il constatare come tutta la categoria si stia drammaticamente impoverendo sul piano politico e intellettuale. Le argomentazioni degli uni, come degli altri, sono infatti tutte e indistintamente misere, animate da livore personale, piene di rancori, forse troppo a lungo repressi in un monolitismo di facciata, ed ora esplosi con una violenza parossistica. Francamente non riesco ad immaginare personalità del passato, come Augusto Romagnoli o Aurelio Nicolodi, spiare dal buco della serratura i discorsi degli avversari per poi sbatterli in prima pagina in una dichiarazione ufficiale. Ma, dall'altra parte, nemmeno riesco a concepire certi "leoni da tastiera" o da Watsapp dediti solo all'invettiva sistematica e priva di qualunque contenuto sensato o politicamente razionale. C'è dunque davvero da preoccuparci e, sotto questo aspetto, siamo purtroppo tutti, più o meno, nella stessa barca.
Per questo non perdo occasione di raccomandare costantemente ai nostri giovani, e per fortuna ne abbiamo tanti: studiate, informatevi, imparate a ragionare compiutamente con la vostra testa, ascoltate tutti ma rispondete sul merito delle questioni e non attaccando la persona, giudicate con equilibrio e sui contenuti, confrontatevi sulle idee ma rifuggite l'insinuazione gratuita e, soprattutto, riconoscete a tutti la dignità di essere interlocutore. Tutto ciò è divenuta oggi merce rara. Che tristezza!
Marco Bongi