E' stato spedito in questi giorni il n. 41 della nostra rivista ufficiale "Occhi Aperti". Anche in questo fascicolo sono contenuti molti interessanti articoli di approfondimento.
Ne citiamo alcuni: l'incontro con uno dei primi pazienti che si è sottoposto alla terapia genica RPE-65, l'intervista con l'artista Mary Rigo di Valter Perosino, la recensione del quadro "Gli amanti" di Renè Magritte scritta da Anna Cirelli, la biografia del clavicembalista non vedente Antonio Valente, la rievocazione storica del re norvegese Magnus IV di Marco Bongi, la "Matita del Cuore" di Francesca Berardi e tanti altri articoli interessanti.
Chi non dovesse ricevere a casa la rivista, o ne desiderasse altre copie per distribuirle gratuitamente ad amici e conoscenti, potrà farne richiesta alla sede centrale del sodalizio, o alle sezioni periferiche. Presto verrà caricato il PDF accessibile sul nostro sito internet www.ipovedenti.it e la versione sonora sul canale youtube "apri onlus".
Pubblichiamo inoltre, quì di seguito, l'editoriale scritto dal presidente Marco Bongi
Mi sono imbattuto recentemente in un'interessante biografia dedicata al grande oculista russo Svjatoslav Fyodorov (1927 - 2000). Egli viene spesso ricordato come il "padre della microchirurgia oftalmica" e molte sue intuizioni, adeguatamente sviluppate nel corso dei decenni successivi, rappresentano ancor oggi tappe fondamentali nella storia dell'oculistica: taluni modelli di cristallino artificiale, la cheratoplastica per il trattamento del glaucoma, la cheratotomia radiale contro la miopia, i primissimi interventi con il laser ecc.
Ricordo molto bene come, in epoca di guerra fredda, la sua figura era certo discussa in occidente, non tutti ne coglievano pienamente il grande valore scientifico, ma comunque era assai conosciuto e liberamente si dibattevano le sue tesi. Alla caduta del Muro di Berlino poi la fama di Fyodorov divenne universale ed anche le sue fortune economiche ne trassero ampio vantaggio. Divenne deputato e fu addirittura candidato alla Presidenza della Federazione Russa nel 1996. Morì infine nel 2000 precipitando al suolo con il suo elicottero personale.
Ma perchè parlo di lui in questo editoriale? Non si tratta solo di curiosità storica. Leggendo infatti la sua biografia e, facendo alcuni paralleli, mi sorge qualche legittima domanda.
Mi chiedo, ad esempio: se esistesse oggi, e non lo sappiamo, un genio simile nell'oftalmologia russa, in occidente ci sarebbe consentito di conoscerlo e di confrontarci con le sue ricerche?
E ancora: se l'ipotetico luminare fosse, per giunta, inserito, come lo fu Fyodorov, nella vita politica del suo paese, avrebbe la possibilità di espatriare, partecipare a congressi internazionali o pubblicare sulle riviste scientifiche più accreditate? Penso sinceramente che non mancherebbero coloro che, in nome della libertà e della democrazia, si mobiliterebbero affinchè la scienza dei "cattivi" non possa contaminare quella dei "giusti", il tutto ovviamente per il nostro bene e il nostro interesse...!
Il grande oftalmologo, per giunta, nacque in Ucraina ma era russofono. Il padre era un ufficiale dell'Armata Rossa. Apparteneva dunque ad una categoria di persone che, almeno dal 2014, sono state fortemente discriminate nella scuola e nella formazione culturale. Oggi avrebbe potuto arrivare alle vette scientifiche che seppe raggiungere allora?
Le barriere ideologiche attuali mi sembrano dunque più pesanti ed impenetrabili rispetto alla "cortina di ferro" del dopoguerra. La politica incide probabilmente più di allora nel condizionare il libero dibattito scientifico e tecnologico. Mi chiedo allora sommessamente: tutto questo può lasciarci davvero indifferenti?
Marco Bongi