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OCCHI APERTI N. 37: SERGIO CLERICO MOSINA

Sergio Clerico Mosina se ne è andato da circa tre anni, ma, per chi l’ha conosciuto, resta una persona indimenticabile. Le fotografie che lo ritraggono, rimandano l’immagine di un uomo fiero ed elegante. Con lo smoking e il panama bianchi. Proprio come un inossidabile divo di Hollywood. Davanti ai suoi occhi c’era la nebbia.

Dentro di lui, invece, un caleidoscopico e affascinante mondo colorato non aveva mai smesso di esistere. Con garbo e delicatezza, ma anche con un carattere caparbio e determinato, Clerico dettava legge. Chi non stava alle sue regole, veniva buttato fuori. Senza tanti complimenti.
Bastava, però, entrare in punta di piedi, con pazienza e perseveranza, ed il gioco era fatto. Affetto da diabete, per lungo tempo, prima dell’esperienza finale in struttura, aveva avuto un ottimo rapporto con gli infermieri domiciliari. A loro aveva saputo trasmettere sensazioni e memorie da tenere nel cuore. “Il diabete” diceva “è un brutto compagno di viaggio! La cosa peggiore è che mi ha tolto la vista… vedo solo ombre…la televisione, ormai, l’ascolto soltanto…mi fa compagnia, come le sigarette…se me le togliete, non mi resta più nulla”.
Quando si raccontava, veniva fuori la sua parte più autentica: i sogni, le avventure incredibili, la vita. Raccontava con stile ironico e dissacrante. Sempre controcorrente. Eppure, le sue parole erano intrise di un amore straordinario. Quello che appartiene ai puri di cuore.
Il suo animo di artista, che per lunghi anni lo aveva reso famoso per le opere ed i manufatti, non aveva cessato di esprimersi nonostante la disabilità visiva. Resta il ricordo legato alle rose di carta crespa che donava agli amici. Le confezionava, già privo della vista, davanti alla persona a cui le voleva regalare. Le sue mani si muovevano rapide, piegando la carta a memoria. Sostituivano i suoi occhi. Per completare l’opera, Sergio spruzzava del profumo sui petali, per renderli ancora più reali. La malattia, alla fine, riuscì a piegarlo. Quando comprese che, per lui, non c’era più tempo, si è lasciato andare.
Oggi le sue rose hanno perso il profumo. Volatilizzato dal tempo, che ha cambiato tante cose. La sua essenza, però, persiste inalterata. A molti ha insegnato a vivere.

Laura Zona

 

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