La rivista scientifica "Nature Medicine" di maggio 2021 ha pubblicato i primi risultati di una ricerca, a metà fra la genetica e la tecnologia, sviluppata sotto il coordinamento dell'oftalmologo prof. Botond Roska dell'Istituto Svizzero di Oftalmologia Molecolare.
La terapia consiste nell'iniezione intraoculare di un vettore virale adeno-associato che trasporta un gene in grado di esprijmere la proteina CHRIMSONR attivabile con la luce. Questo sensore optogenico reagisce agli stimoli luminosi permettendo il passaggio di ioni attraverso la membrana, che genera poi un segnale all'interno della cellula. La sensibilità si svilupperebbe alla frequenza di 590 nm. Ma questo trattamento da solo non basta. Dopo quattro mesi dall'iniezione il paziente viene invitato ad indossare un paio di occhiali hi-tech dotati di una telecamera. Questi occhiali catturano ed amplificano i segnali luminosi e li veicolano verso le cellule fotorecettrici modificate geneticamente. Fino ad ora sono stati pubblicati i risultati relativi ad un solo paziente cieco da quarant'anni a causa della retinite pigmentosa. Si tratta di dati incoraggianti ma non certo miracolosi. I risultati definitivi del trial dovrebbero essere disponibili nel 2025.