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OCCHI APERTI N. 36: LE FASCE DA BRACCIO

La fascia da braccio, in tedesco “blinden armband” è uno strumento di segnalazione della disabilità visiva ampiamente utilizzato nei Paesi di lingua tedesca e, sebbene con simboli diversi, anche nel mondo anglosassone.

Essa, non avendo alcuna funzione di individuazione degli ostacoli, non sostituisce assolutamente né il bastone bianco, né tanto meno il cane guida. Quale utilità dunque potrebbe avere se venisse introdotta anche in Italia? La risposta è piuttosto semplice: la fascia lascia libere le mani del disabile e gli consente, dunque, in determinate situazioni, di portare borse, attrezzature sportive come le racchette da nordic-walking o consentirebbe anche solo semplicemente di correre liberamente in un parco. Ovviamente, pensiamo soprattutto agli ipovedenti che si muovono in ambienti semi-protetti e conosciuti: sentieri pedonali, percorsi naturalistici, portici affollati, mercati, grandi magazzini, ospedali ecc. Esistono altresì situazioni particolari, come quando si è seduti sul treno, in autobus o al ristorante, nelle quali non ha senso dover mantenere sempre il bastone bianco aperto ed esposto. Ecco che allora un possibile interlocutore potrebbe essere avvisato delle difficoltà visive di chi gli sta accanto ed evitare così gaffes, incomprensioni o battute imbarazzanti. Da un recente sondaggio in rete, effettuato sui social, risulta del resto che circa i due terzi dei retinopatici non utilizzano abitualmente il bastone bianco. Forse questo è un errore, ma sicuramente resta un fatto concreto. Si tratterebbe dunque di una opportunità in più e non di un obbligo. Dispiace notare, invece, da parte di molti non vedenti italiani, un atteggiamento di opposizione viscerale ed ideologica. “Non vogliamo essere marchiati come gli ebrei sotto il nazismo...” - ho sentito affermare da qualcuno di loro. Rispondo, con estrema naturalezza: sarebbero “marchiati” forse i guidatori principianti che portano la lettera “P” vicino alla targa dell’auto? O i medici che tengono sul parabrezza la Croce Rossa per farsi riconoscere? O i sacerdoti con il loro collarino bianco? Se pertanto volessimo portare all’estremo questo pseudo-argomento mi chiedo: che differenza c’è tra il bastone e la fascia? entrambi sono, a modo loro, marchianti e ghettizzanti. Mi permetto, inoltre, di obiettare anche ad un’altra contestazione assai diffusa. Secondo alcuni “soloni” chi propugna l’utilizzo della fascia da braccio lo farebbe perché si vergogna del bastone, e, in definitiva, rifiuta psicologicamente la propria disabilità visiva. Nulla di più falso, almeno a mio parere. La fascia ha infatti proprio la funzione di segnalare, di avvisare i passanti,
circa una specifica fragilità. Chi si vuole nascondere, al contrario, cerca di occultare in ogni modo il proprio handicap. Per concludere, vorrei replicare ad un’ultima critica, a mio parere anch’essa speciosa. Si dice che il bastone è un segno di riconoscimento accettabile perché ha una funzione anche protettiva, e non solo di segnalazione. Verissimo! Costoro però dimenticano che esistono anche i bastoni sottili e corti per gli ipovedenti. Tali strumenti svolgono anch’essi esclusivamente una funzione di identificazione e di avviso. Che differenza ci sarebbe allora con la fascia da braccio? Per tutti questi motivi, e per altri che lo spazio limitato non mi permette di approfondire, sono favorevole ad una sperimentazione, sul nostro territorio,
di questo ausilio ancora poco conosciuto. Provare non costa nulla e saranno gli stessi disabili visivi a dare il proprio parere in proposito. Non dobbiamo farci condizionare da dogmatismi ed ideologismi. Cerchiamo di essere pratici, concreti ed aperti alle idee di tutti.

Charlotte Napoli

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