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EDITORIALE: CHE NE SARÀ DELLE OCULISTICHE PUBBLICHE?

Il ritorno della pandemia porta con sé nuove restrizioni e problemi. Questa volta però non tutti paiono disposti ad adeguarsi passivamente a decisioni calate dall'alto in modo autoritario e spesso incomprensibile. Protestano dunque i baristi, i ristoratori, i taxisti, i gestori delle palestre, i musicisti, i titolari delle sale da gioco, le mamme, i proprietari dei cinema, le estetiste ecc. Ebbene: con il dovuto rispetto e senza spaccare le vetrine, anche gli ipovedenti ci terrebbero a far sentire la propria voce.

Si..., siamo seriamente preoccupati soprattutto per le prospettive che si preparano nella gestione dei servizi sanitari di oftalmologia.
Questo settore, lo avevamo già denunciato più volte prima del Coronavirus, pativa inefficienze e lunghe liste di attesa da molti anni. Con il confinamento di marzo e aprile la situazione è letteralmente precipitata.
Non stiamo parlando delle cataratte o del controllo degli occhiali. Ci sono purtroppo terapie fondamentali, letteralmente salva-vista, che sono state interrotte così come interventi laser, iniezioni intra-vitreali, monitoraggio delle maculopatie, trapianti di cornea, controllo dei glaucomi ecc. Oltre alle vittime del Covid, ma nessuno li ha mai contati, la gestione sanitaria del 2020 ha dunque prodotto anche numerosi ciechi. Dobbiamo dircelo con chiarezza e senza ipocriti infingimenti.
Ciò detto ci chiediamo preoccupati: cosa avverrà nei prossimi mesi? Continueremo a vedere oculisti girare a vuoto nelle rianimazioni? Professionisti stimati fare da piantone nelle notti delle terapie intensive per poi tenere chiusi gli ambulatori oculistici il giorno dopo? Purtroppo, sono scene che abbiamo vissuto nella scorsa primavera e non vorremmo più registrare.
Ripeto: la nostra non è polemica gratuita a buon mercato. Ci rendiamo conto che la situazione è delicata ma, proprio per questo, certe decisioni andrebbero maggiormente soppesate e condivise.

Marco Bongi


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