Abbiamo chiesto al nostro Comitato Scientifico, a seguito di alcune segnalazioni apparse in rete, di scriverci qualcosa sulle implicazioni oculari del Coronavirus. Ecco un primo contributo fattoci pervenire dall'oculista dott. Mario Vanzetti:
In questi giorni è naturale che le continue notizie che ci giungono da moltissime fonti, spesso poco controllate e contraddittorie, finiscano con il creare dubbi e perplessità in tutti noi.
I dubbi li abbiamo tutti, sia chiaro, anche i medici e il personale sanitario, e forse noi medici abbiamo ancora più dubbi perché dobbiamo dare delle risposte alle legittime domande che ci vengono poste dai pazienti.
Allora, prima di entrare in argomento voglio fare una premessa
Questa epidemia, che è scoppiata da poco più di tre mesi e che al momento non sembra rallentare nel mondo, è legata ad un virus che non conoscevamo, di cui sappiamo ancora poco con certezza.
Tutto quello che pensiamo oggi di sapere sono ipotesi, legate all’osservazione diretta e all’esperienza di medici diversi, che hanno agito sotto stress in modi, luoghi culture diverse, senza molto tempo per elaborare teorie provate e sicure.
Quello che sappiamo oggi potrebbe essere superato domani, quindi prendete queste mie parole come una fotografia della realtà oggi, e oltretutto una fotografia mossa e sfocata.
insomma, entriamo nell’argomento: da subito è stata riportata la notizia che tra i morti lamentati in Cina c’è il dott. Li Wenliang un giovane oftalmologo che per primo ha segnalato il possibile inizio della diffusione di una polmonite legata ad un nuovo virus. Ma è sufficiente questa drammatica testimonianza per legare un occhio rosso al Corona virus?
Risposta, a questo punto ovvia: non lo sappiamo
il problema è che, per i motivi che spiegavo prima, non abbiamo raccolto, fino ad ora, un numero sufficiente di casi e non è stato ancora possibile controllarli adeguatamente per poter dare una risposta sicura ed attendibile.
Nelle chat tra Colleghi qualcuno riferisce di aver visto pazienti con la congiuntivite, che poi sono risultati positivi al test, ma sono esperienze personali che non possono essere considerate una vera prova, e poi soprattutto non esiste al momento in queste osservazioni un criterio comune per definire di che forma di congiuntivite si sia trattato.
La congiuntivite è una delle malattie oculari più comuni e può manifestarsi o in forma acuta o cronica. Può essere causata da un’infezione batterica, virale o da altri microorganismi o parassiti. Ma può anche derivare da una reazione allergica a elementi come pollini, acari della polvere, peli di animali, e ora sta per iniziare la primavera per cui molte persone presenteranno forme di irritazione oculare.
Leggo oggi un articolo dell’American Academy of Ophthalmology che riporta la presenza di iperemia congiuntivale (occhio rosso) in 9 su 1099 pazienti (0,8%) con diagnosi di COVID-19. Il dato proviene da 30 ospedali sparsi in tutta la Cina. (Naturalmente dobbiamo attendere, prima di esprimerci, i futuri dati su numeri di pazienti ancora più alti)
Da queste informazioni, quindi, sembra che la congiuntivite da COVID-19 rappresenti un evento non frequente. Le altre forme di congiuntivite, come abbiamo detto sopra, sono comuni, pertanto frequentemente i pazienti contagiati arrivano come pronto soccorso all’attenzione degli oculisti, e questo aumenta la possibilità che gli oftalmologi possano essere i primi specialisti in grado di esaminare pazienti potenzialmente affetti da COVID-19
Consigli pratici: la sola presenza di un occhio rosso non permette la diagnosi o anche solo il sospetto di un’infezione da COVID-19. Non vi precipitate quindi in ospedale perché avete paura. Andate piuttosto, se avete male o un forte rossore, dall'oculista per avere la terapia oftalmologica adatta. In questo momento è decisamente sconsigliabile affollare inutilmente gli ospedali. sono Sono sospese infatti in oculistica tutte le attivitàà non urgenti, di controllo e di routine. Ciò per evitare di diffondere il contagio.
Molto più utile per le persone che non vogliono infettarsi è ricordare che la congiuntiva potrebbe essere un’importante via d’accesso al virus. Al momento non esistono dati sicuri della resistenza del virus sulle varie superfici, quindi potrebbe essere possibile che una mano che ha toccato una superficie contaminata porti il virus alla bocca, al naso o all’occhio
Personalmente sconsiglio dunque l’uso di lenti a contatto, al limite usate soltanto quelle monouso giornaliere.
Sono sempre validi comunque i consigli generali di lavarsi frequentemente le mani, evitare di toccarsi gli occhi, non utilizzare asciugamani in comune ecc.
A risentirci nel caso di aggiornamenti importanti
Dr. Mario Vanzetti