Scienza: aggiornamento sulla Retina Artificiale
Nel corso del convegno "L'Occhio della Mente", svoltosi a Genova venerdì 22 novembre u.s. ed organizzato dall'Istituto "David Chiossone" sono state presentate due interessanti relazioni sui progetti di protesi retiniche attualmente sviluppati in Italia.
La dott. Maura Arsiero, già presente al nostro convegno di Piacenza, ci ha aggiornato sul dispositivo "Argus II". Il numero di interventi realizzati in Italia è salito ad undici, tutti portati a termine dall'equipe del prof. Stanislao Rizzo dell'Università di Pisa. E' inoltre allo studio una versione più avanzata della protesi che dovrebbe contenere 240 micro-cip, al posto degli attuali 60. Al momento tuttavia permangono ancora tutte le limitazioni già evidenziate nelle precedenti presentazioni: recupero di una visione estremamente primitiva, necessità di una lunghissima riabilitazione, invasività dell'impianto. E' quindi seguito l'interessantissimo intervento del prof. F. Benfenati che ha esposto gli sviluppi del progetto di "retina artificiale organica fotovoltaica" portato avanti dall'istituto I.I.T. di Genova. Si tratta di una prospettiva indubbiamente affascinante ma ancora indietro nel processo di sperimentazione. E' infatti terminata, con successo, quella sui ratti e si spera, nei prossimi mesi, di poter avviare la fase successiva sui maiali. La protesi, in questo caso, non consisterebbe in un insieme di micro-cip elettronici ma in un sottile strato di un particolare polimero fotosensibile ed in grado di fornire un segnale elettrico a fronte di una stimolazione luminosa. Pare che tale sostanza presenti ottime qualità in fatto di bio-compatibilità e resistenza al contatto con i tessuti biologici. La protesi verrebbe montata su un supporto naturale costruito con cellule estratte dalla seta, non necessiterebbe di alimentazione esterna e potrebbe avere, particolare non irrilevante, un costo abbastanza abbordabile. Vale dunque la pena di seguire attentamente l'evoluzione di questo progetto, di cui ci siamo comunque già occupati in passato. Si tratta inoltre, cosa piuttosto rara, di una ricerca quasi completamente italiana. Davvero interessante!