Che dire di "Auxdeco"?
Sembra il tormentone di questi ultimi mesi. C'è, come sempre, chi si entusiasma e chi, forse con maggiore senso pratico, preferisce ricordare tanti e tanti altri episodi di "nuovi dispositivi miracolosi" rivelatisi, dopo qualche tempo, vere e proprie bolle di sapone. Di che cosa si tratta? I più scettici hanno già soprannominato questo sistema "la fascia del Samurai" che ridona la vista. In realtà, al di là delle suggestioni, Auxdeco, questo è il nome commerciale del prodotto, non opera tanto sul piano visivo quanto piuttosto a livello tattile. Esso consiste in una fascia, comandata da una micro-telecamera computerizzata, da posizionare sulla fronte del non vedente. La fascia elettronica contiene 512 elettrostimolatori in grado, a detta dei produttori, di riprodurre il profilo delle immagini sul capo di chi la indossa. Tali immagini, sempre a detta dell'azienda giapponese, potrebbero essere successivamente percepite ed interpretate dalla corteccia cerebrale deputata alla elaborazione delle immagini vere.
I risultati pubblicizzati parrebbero eccezionali ma... quando mai si è visto qualcuno che non esalti il frutto di una propria realizzazione, specialmente quando da questa potrebbero derivarne notevoli guadagni?
Da parte nostra tuttavia non ci sembra giusto neppure "tranciare" aprioristicamente il progetto che è approdato in Italia da qualche mese, facendo parlare di sè numerosi organi d'informazione.
Auxdeco è frutto degli studi sviluppati in Giappone da un certo prof. Yonezo Kanno. La società produttrice,, che ha aperto recentemente una filiale italiana nel Molise, è la "Eyesplusplus" di Tokyo. La campagna di sensibilizzazione nel nostro paese si avvale, fra l'altro, del patrocinio dell'Unione Italiana Ciechi. Gli oculisti da noi interpellati ostentano comunque un grande scetticismo. Mancano pubblicazioni scientifiche accreditate e risultati verificati da soggetti terzi e imparziali.
Più che gli oculisti tuttavia dovrebbero forse pronunciarsi i neurologi o i neuro-oftalmologi. Auxdeco pare infatti postulare un processo di interazione fra tatto e vista che non è stato mai profondamente indagato dalla scienza ufficiale. Staremo dunque a vedere. Per ora consigliamo prudenza, specialmente prima di mettere mano al portafoglio.