Domenica 13 marzo, all'interno della trasmissione "Domenica Live" condotta dall'ineffabile Barbara D'Urso, la cantante cieca Annalisa Minetti ci ha "deliziato", per l'ennesima volta, con discorsi assurdi riguardanti prossimi interventi miracolosi che le consentiranno di guarire dalla retinite pigmentosa. Il personaggio non è nuovo a tali performances ed ogni volta riesce sempre, nonostante la compiacenza dei conduttori di turno, a coprirsi di ridicolo.
Mezz'ora di parole tanto torrenziali quanto inconcludenti. Affermazioni oggettivamente stupidine tipo: "Io non uso il bastone bianco o il cane-guida perchè voglio essere una donna come le altre...", seguite da finti piagnistei sul presunto diritto a guarire... e sull'ignoranza di chi la accusa di alimentare false speranze in migliaia di malati. Insomma..., un diluvio di luoghi comuni, banalità, illusioni a buon mercato sparse a piene mani.
Davvero uno spettacolo ributtante, alimentato purtroppo anche dalla pessima conduttrice, prona ad ogni frase della "canzonettara" ed incapace di porre vere domande ad un'ospite che si autodefinisce "una donna intelligente". Ipsa dixit...
Ciò che però più ci ha addolorato è stato il trattamento riservato all'amico Rocco Di Lorenzo, presidente dell'Associazione Retinopatici e Ipovedenti Siciliani (A.R.I.S.-onlus). A lui è stato concesso, si e no, un minuto e mezzo di un'intervista registrata. Nessun contraddittorio, nessuna possibilità di controbattere il "comizio" della delirante soubrette. Di Lorenzo, da noi contattato subito dopo la trasmissione, ci ha confidato addirittura di non sapere neppure che la sua intervista sarebbe stata mandata in onda in riferimento alle affermazioni della Minetti. E questi sarebbero giornalisti?
Da parte nostra dunque, lo abbiamo già detto altre volte, non chiederemo alcun diritto di replica. Questi sarebbero ben capaci di farci fare la figura dei "pirla" anche se riuscissimo a dire cose sacrosante come: non si scherza con la disperazione dei malati, non è moralmente lecito farsi pubblicità sulla pelle di chi soffre, non è giusto illudere i non vedenti allo scopo di risollevare una popolarità ormai ridotta al lumicino.
Non chiederemo diritti di replica a chi non merita la nostra attenzione ma, al contrario, invieremo, questo sì, il presente editoriale agli amici giornalisti seri, che non mancano e domanderemo a loro di far sentire la nostra voce indignata. Fatelo anche voi, cari lettori, attraverso i vostri canali di comunicazione.
Marco BONGI